La Borsa ha tolto l'amicizia a Facebook: che tonfo!

Facebook al secondo giorno di contrattazione ha perso l'11%. Non c'è nessuna bolla tecnologica: agli addetti ai lavori è parso chiaro fin dall'inizio che l'IPO è stata sopravvalutata. I grandi investitori sono sempre più cauti.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Il NASDAQ ha punito la superbia di Facebook: ieri le azioni sono crollate dell'11%. È partita davvero male l'avventura della creatura di Mark Zuckerberg. Venerdì scorso al suono della campana (che dà inizio alle contrattazioni) le azioni erano a 38 dollari, ieri la seduta si è chiusa a quota 34 dollari - praticamente bruciando circa 10 miliardi di capitalizzazione e riportando l'azienda vicino la soglia dei 95 miliardi. In verità sarebbe potuta andare peggio se non fosse intervenuta Morgan Stanley (una delle banche coinvolte nell'IPO) a sostenere le quotazioni. 

Da rilevare poi che la stessa Banca avrebbe diffuso un report che abbassa le stime degli utili di Facebook, in relazione alla crescente diffusione degli accessi tramite smartphone - che ovviamente sotto il profilo pubblicitario non possono essere ancora così redditizi rispetto alla navigazione desktop.

Facebook svela le forze in campo

Ma cosa è successo realmente? Semplicemente, secondo gli analisti, i grandi investitori hanno sviluppato gli anticorpi per non cadere nell'ennesima bolla tecnologica. Memori di quanto avvenne nel 2000 con il crollo della New Economy, hanno lasciato che i media dipingessero Facebook come un favolosa anomalia. La verità è che la new economy risponde alle stesse regole della old economy

Come si può stabilire una capitalizzazione di 104 miliardi di dollari (38 dollari per azione) per un'azienda che nel 2011 ha registrato un utile di 971 milioni di dollari? A titolo di esempio Apple, Microsoft e Google hanno un rapporto capitalizzazione/ricavi al di sotto di 5: in pratica rispetto al valore di mercato il ritorno è di un quinto. Questa proporzione per Facebook raggiunge 28,1. 

Basito

In pratica c'è stata una manifesta sopravvalutazione. E non si può tirare in ballo neanche il delicato momento finanziario, poiché ieri il NASDAQ ha chiuso con in rialzo del 2,46% anche grazie all'ottimo 5,8% di Apple. Anzi in verità bisognerebbe tener conto del blackout informatico che ha portato alla modifica e cancellazione elettronica di numerosi ordini - per altro il NASDAQ rischia di dover pagare più di 13 milioni di dollari di penale ai danneggiati.

In ogni caso il Sole 24 Ore oggi sostiene che la corsa del social networking non sia terminata: c'è ancora margine di crescita insomma. Semplicemente "i mercati hanno meno sete di corse irrazionali e potrebbero voler restare sobri". La moda del Loden dilaga anche oltreoceano.