La fabbrica dei missili Blue Origin, reportage fotografico

Da dove vengono gli incredibili razzi riutilizzabili di Blue Origin? Ci risponde un tour fotografico pubblicato da diverse testate statunitensi, invitate dal fondatore Jeff Bezos con l'obiettivo di far conoscere i propri progetti e superare la concorrenza.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Jeff Bezos ha aperto le porte di Blue Origin, la società che punta a diventare nuovo punto di riferimento per l'esplorazione spaziale in diretta concorrenza con SpaceX di Elon Musk. Il fondatore e AD di Amazon ha invitato alcuni giornalisti presso la sede di Kent (Washington, USA), dove è stato possibile dare uno sguardo dall'interno a una delle aziende meno conosciute.

Come SpaceX, Blue Origin sta lavorando al concetto di razzi riciclabili capaci di atterrare verticalmente. L'approccio delle due aziende non è del tutto identico, anzi ci sono delle differenze rilevanti, e Blue Origin per il momento sembra aver ottenuto dei successi promettenti con il razzo Shepard. In agenda anche un progetto per il turismo spaziale. In partnership con Boeing, poi, Blue Origin ha stipulato un contratto miliardario con la NASA.

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I giornalisti raccontano che la sede di Blue Origin è piuttosto anonima, un edificio che non si fa notare nel panorama che lo circonda. Appena entrati però si capisce subito di essere in un luogo dedicato all'esplorazione dell'Universo, con tanto di riproduzioni di navi spaziali fantascientifiche: la capsula di Jules Verne, l'Enterprise, il Galactica e altre.

La fabbrica vera e propria è il luogo "dove avviene la magia" come l'ha definito lo stesso Bezos. Quella visibile, perché naturalmente "molta della magia avviene in simulazioni al computer, ma quella parte non rende altrettanto bene in un tour".

Le immagini raccontano un luogo non troppo diverso da tante altre fabbriche moderne, come quelle di auto. Pulita e abbastanza ordinata, con tanti macchinari in movimento, molti dei quali automatici. Ma a un secondo sguardo si vedono capsule e motori che sono chiaramente componenti missilistici.

"Le quattro macchine più grosse" scrive Eric Berger su Ars Technica, "sono prodotte dalla giapponese Mazak Corporation e ognuna ha le dimensioni di una piccola casa. Costano un milione di dollari cadauna e possono fresare in cinque diverse direzioni".

Passeggiando per la struttura si incappa nei serbatoi che abbiamo visto nei video, o nel propulsore Blu Engine-4 (BE-4), che nelle speranze di Bezos potrà rimpiazzare il modello RD-180, che funziona bene ma è di produzione russa - un problema che cresce di pari passo con l'inasprirsi delle tensioni tra Mosca e Washington. Bezos, secondo il giornalista, ha organizzato questa visita proprio per far vedere al mondo che la sua azienda è più avanti della concorrenza.

Il BE-4 ha una spinta di circa 2.446.521 Newton (249.475 Kg), il che lo rende tre volte più potente del suo predecessore BE-3; ma come quest'ultimo è progettato per essere usato più volte.

"La nostra filosofia", spiega Bezos, "è usare la versione con prestazioni medie di un'architettura ad alte prestazioni. Il motore russo RD-180 è una versione ad alte prestazioni di un'architettura ad alte prestazioni. Usa i materiali migliori e spinge tutto al massimo. È la Ferrari dei motori.  Ma ha un costo. Quando vengono avviati i motori RD-180 producono una pressione fino a 3.700 psi. In confronto, il BE-4 arriva a 1.950 psi". Ovviamente è una differenza che si fa sentire in fase progettuale e nella scelta dei materiali.