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La Germania vuole Google a nudo per salvare l'Europa

Il Ministro della Giustizia tedesco punta il dito contro Google, che il potere di manipolare il mercato europeo.

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Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 17/09/2014 alle 14:41 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:52

La Germania vuole che Google sveli i segreti del suo algoritmo di ricerca, almeno in parte. Non è certo una richiesta da poco, visto che si tratta praticamente del segreto meglio custodito in quel di Mountain View, la città californiana dove ha sede l'azienda.

Google in Europa e altrove è quasi monopolista per quanto riguarda le ricerche online: ci sono persone negli USA che usano Bing o Yahoo, e in Cina come in Russia ci sono motori di ricerca che competono bene con il gigante californiano. Ma nel resto del mondo cercare su Internet si dice "googlare" qualcosa.

Ebbene, il Ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas ritiene che Google debba essere più trasparente riguardo ai meccanismi che generano i risultati di ricerca. Un tema che è da tempo sotto osservazione da parte delle autorità europee, spinte dal sospetto che l'azienda favorisca i propri prodotti o partner, penalizzando indebitamente i concorrenti. Anzi, proprio la settimana scorsa Bruxelles ha rimandato al mittente la proposta di Google per chiudere l'indagine antitrust.

A Google si richiede più trasparenza per un motivo più che valido, vale a dire il grandissimo impatto economico della SERP (Search Engine Results Page): chi vuole vendere qualcosa online, infatti, sa bene quanto è importante finire tra i primi risultati. Ci sarà pure un motivo se ci sono battute come "il miglior posto dove nascondere un cadavere è nella seconda pagina di Google".

La Germania teme quindi che Google possa sfruttare questa posizione per manipolare la concorrenza in Europa. Google, prevedibilmente, non ha però alcuna intenzione di rivelare i propri segreti: in generale si ritiene che sia il miglior motore di ricerca, e rivelare anche solo parte degli algoritmi metterebbe a rischio questo primato.

Quella della Germania, comunque, per ora è una richiesta che Google può rimandare al mittente - come di certo accadrà. Il ministro tedesco tuttavia non esclude che si passi alle vie legali, e se la questione dovesse però arrivare in tribunale l'azienda fondata da Page e Brin potrebbe vedersi forzata a obbedire - oppure lasciare il redditizio mercato europeo.  

Un bel dilemma: da una parte si vorrebbe da Google più trasparenza per garantire un ambiente davvero competitivo in Europa, ma dall'altra così facendo sarebbe proprio Google a perdere competitività. L'Europa d'altra parte sembra intenzionata a difendersi da quel colonialismo digitale che si è formato negli ultimi anni: tutte o quasi le grandi aziende hi-tech, infatti, sono statunitensi e questo non significa solo il predominio economico e finanziario, ma anche il controllo di un'enorme mole d'informazioni. A cominciare dai dati personali di milioni di cittadini europei, a riguardo dei quali c'è uno specifico progetto di legge che potrebbe andare in approvazione già a metà del 2015.  

L'Europa ha i propri interessi da difendere e quelli di noi cittadini, ma questo contrasta con gli interessi di Google e di altre aziende ad alto contenuto tecnologico. Una situazione già complessa resa ancora più difficile dalle rivelazioni di Edward Snowden e gli scandali che ne sono seguiti. Dirimere la matassa non è certo semplice.

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