Com'è lavorare al CERN?

Leggete questa interessante intervista con il fisico del CERN Dario Menasce in cui spiega i prossimi obiettivi della ricerca, di cosa hanno bisogno i giovani che vogliono fare i ricercatori e cosa dovrebbero sapere le persone comuni per dimostrarsi meno a digiuno quando si parla di Fisica.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Giusto per spiegare ai lettori che sono meno informati, il CERN è nato con uno scopo poi si è evoluto. Qual è il futuro?

"Fabiola Gianotti proprio ieri ha presentato il nuovo organigramma e i nuovi piani per il CERN. Di sicuro andremo avanti a fare la ricerca che stiamo facendo perché abbiamo appena intravisto il bosone di Higgs, adesso dobbiamo capire bene le proprietà che ha, se ci sono altre particelle come lo Higgs, perché il modello teorico è un po' vago su questo.

Poi bisogna lasciare aperta la porta a scoperte nuove. Con il rinnovamento dell'acceleratore si sono aperte nuove soglie dell'energia, quindi territori mai esplorati prima perché non avevamo l'energia sufficiente per farlo. In questi territori, dato che aumenteremo anche l'intensità (ossia il numero di collisioni al secondo), magari emergeranno fenomeni molto rari – forse solo perché il numero di particelle che abbiamo fatto collidere finora era troppo basso.

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C'è quindi un primo obiettivo di fissare punti che abbiamo già capito, migliorandone la comprensione, e in seconda battuta aprire la porta a nuove scoperte. Il CERN ha dimostrato a tutt'oggi di essere l'unico organismo internazionale che veramente funziona e produce qualcosa, l'idea è di espandere le sue funzioni fino a diventare un modello per altre discipline. Se siamo riusciti a ottenere questi risultati nel campo della Fisica non oso immaginare cosa si potrebbe acquisire nel mondo della medicina, della biologia o della genetica se venisse creato l'equivalente di un CERN. In nessuna di queste discipline esiste qualcosa di analogo; ogni Paese e addirittura ogni istituzione vanno per conto proprio, ma è solo dalla sinergia che si ottiene quello che si è ottenuto al CERN".

Com'è lavorare al CERN?

"Ho un punto di vista ambivalente. Da un lato il CERN è migliorato, dall'altro è peggiorato. Negli anni passati quando c'era un acceleratore nuovo, prima di farlo funzionare e cominciare a ottenere risultati passavano letteralmente anni. Il CERN è ormai talmente progredito dal punto di vista culturale, di conoscenze e di apparecchiature che l'LHC ha prodotto dati comprensibili fin dal primo giorno. È una cosa che non riesco a descrivere, è come costruire per la prima volta l'oggetto più complesso della storia dell'uomo, e appena acceso scoprire che funziona. Neanche un'automobile quando esce dalla fabbrica è così. Questo è l'aspetto positivo.

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Quello negativo è l'altra faccia della medaglia. Siamo riusciti a fare questa cosa e a farla funzionare così perché siamo più di 30mila persone che ci lavorano in tutto il mondo. È un po' diventata una fabbrica, nel senso che un tempo la creatività del singolo era molto visibile e molto premiata, era facile fare una gara e mettersi in luce. Oggi mettersi in luce, e avere una visione un po' meno che microscopica di quello che accade è molto difficile.

Per i meeting generali non basterebbe uno stadio quindi non si fanno mai; i meeting del sotto sotto sotto sotto gruppo richiedono un teatro.

Quand'ero al Fermilab per gli esperimenti studiavamo la Fisica, ci veniva l'idea, facevamo il progetto, cominciavamo a fare il prototipo, poi si iniziavano a tirare cavi e avvitare bulloni nella polvere, poi si faceva la calibrazione… si faceva tutto. Adesso non è più possibile, un ricercatore si specializza nel fare una cosa e la fa più o meno per tutta la vita, e questo non è bellissimo soprattutto per i giovani".