L'IA sbaglia e mette nei guai la studentessa, non aveva copiato

Gli strumenti di IA generativa sono accessibili a tutti, ma è inutile vietarne l'uso. Dobbiamo cambiare il modo di insegnare, ascoltando gli insegnanti che cercano di migliorare la didattica. È necessario sviluppare il pensiero critico per sopravvivere nel mondo delle IA.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Una studentessa è stata accusata ingiustamente di aver usato l'intelligenza artificiale per imbrogliare, ma è stato l’algoritmo a sbagliare. Il caso non sarebbe l’unico, stando alle fonti.

Louise Stivers, laureanda all'Università della California Davis, ha avuto un elaborato segnalato dal software di controllo antiplagio Turnitin, che l'ha fatta finire nei guai con l'amministrazione della scuola.

Sebbene alla fine sia stata scagionata dall'amministrazione dell'UC Davis, Stivers ha dichiarato che l'indagine rimane nel suo curriculum e che dovrà autodenunciarsi alle scuole di legge e agli ordini degli avvocati dello Stato.

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L’aspetto interessante è che lo stesso Turnitin è uno strumento AI. Il suo compito è scoprire se l’autore di un testo ha copiato da altri testi, ma capire se un testo è stato generato dalla IA oppure scritto da essere umani è una cosa pressoché impossibile.

Ad aggravare la situazione c’è il fatto che Turnitin è in versione beta, e gli insegnanti della UC non avrebbero dovuto usarlo - se fossimo in un mondo di persone sensate e ragionevoli. La società produttrice sostiene che sia preciso al 98%, con un non trascurabile problema di falsi positivi. Personalmente ho parecchi dubbi su quel 98 percento.

Nemmeno Google od OpenAI sarebbero in grado oggi di dire con certezza se un testo è stato generato da una IA oppure no, quindi che scuole o università cerchino di farlo sembra davvero uno sforzo senza senso.

Commento: scuole e professori devono cambiare o morire

Gli strumenti di IA generativa ormai sono disponibili pubblicamente, e tutti gli studenti del mondo li possono usare. Non solo gli studenti, ma anche i loro professori, e i lavoratori di tutto il mondo.

Cercare di impedirlo è inutile, per non dire stupido; un po’ come se volessimo proibire l’uso di penne e matite, perché prendere appunti è come imbrogliare, devi ricordare tutto. Vi sembrerà una metafora esagerata, ma è proprio la stessa cosa.

Invece il pensiero da fare è un altro, ed è molto semplice: se gli strumenti ci sono vanno usati nel migliore dei modi. E se un nuovo strumento mette in crisi il modo in cui si è lavorato fino ad oggi, allora bisogna cambiare modo di lavorare.

Bisogna cambiare profondamente il concetto di insegnamento e apprendimento, e cominciare finalmente ad ascoltare le ragioni della pedagogia e di quegli insegnanti che già oggi stanno tentando di cambiare in meglio la didattica. Insegnanti e presidi che potrebbero indicare la via da seguire nell’epoca delle IA, e che invece troppo spesso ricevono critiche infondate e feroci, piene di rabbia, persino insulti a volte.

Il fatto è che ancora troppe persone, compresi molti insegnanti, hanno una visione della scuola troppo vecchia, quella secondo cui a scuola non ci si diverte, dove si va solo per imparare un mestiere.

Ma quale mestiere? Visto che tanto i robot ci ruberanno il lavoro, non sarebbe meglio cambiare mentalità e cercare di aiutare i nostri ragazzi insegnando loro come migliorare sé stessi ogni giorno? Non sarebbe preferibile avere cittadini dotati di pensiero critico, capaci di muoversi e sopravvivere anche un mondo di IA?

Chi non è capace di cambiare in questo modo, non dovrebbe occuparsi di educazione.Immagined di copertina: dmitryag