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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Avete mai avuto la sensazione di parlare con un automa, pur avendo di fronte una persona in carne e ossa? Può succedere anche il contrario, o almeno questa è l'idea dietro al famoso test di Turing. Vale a dire che un computer potrebbe farsi passare per un essere umano simulando una conversazione.

Siamo ancora piuttosto lontani dal realizzare un computer che possa spacciarsi per un umano in qualsiasi situazione, ma esistono già alcuni chatbot che, dato un contesto limitato, possono essere delle copie passabili. Per esempio alcuni anni fa IBM Watson riuscì a ingannare decine di studenti spacciandosi per un'assistente di nome Jill Watson, segnando un piccolissimo passo nel percorso verso la singolarità che secondo R. Kurzweill è vicina.

Sempre IBM ha stabilito un nuovo primato, nelle scorse ore, con il software chiamato Project Debater. L'Intelligenza Artificiale ha affrontato due brevi dibattiti pubblici con altrettanti contendenti umani. Ognuno aveva a disposizione quattro minuti per un'introduzione, altri quattro (a testa) di botta e risposta e due minuti finali per concludere. Gli argomenti dei due dibattiti erano "dovremmo finanziare l'esplorazione spaziale" e "dovremmo incrementare l'uso della telemedicina". Alla fine di ogni dibattito, al pubblico (umano) il compito di valutare e giudicare i due partecipanti. I due umani che hanno discusso con l'AI erano Noa Ovadia e Dan Zafrir, due studenti israeliani selezionati perché "campioni" di dibattito. L'incontro è andato in scena ieri, 18 giugno 2018.

In entrambi i casi l'Intelligenza Artificiale ha ottenuto l'approvazione per il maggior numero di informazioni apportato, avendo allo stesso tempo minori capacità dialettiche (worse at delivery). Nel secondo dibattito l pubblico ha decretato che l'AI è stata "più persuasiva", cioè più capace di spingere lo spettatore a cambiare opinione. Nel primo incontro invece la "vittoria" è andata all'essere umano.  

Nessun essere umano potrebbe eguagliare Debater per numero di informazioni, considerato lo sterminato database che IBM può dare in pasto alla sua AI. In altre parole, esamina le fonti e prende frasi qui e là per costruire un discorso specifico in un linguaggio fluido e corretto, eventualmente ripetendo gli stessi concetti con parole diverse. Detta così può sembrare una cosa semplice, ma è un compito molto difficile da far fare a una macchina.  

Il suo linguaggio è costruito invece su frasi preconfezionate di ogni genere, strutture complesse e persino battute di spirito; più un sistema che può combinare questi elementi e creare un linguaggio naturale credibile. In un paio di occasioni, è anche riuscito ad anticipare ciò che avrebbe detto il suo antagonista, giocandosi la carta della prolessi.

Almeno alcuni tra gli specialisti presenti si sono detti impressionati dal livello raggiunto, pur considerando alcuni punti deboli come l'incapacità di rispondere a tutti i punti sollevati o di essere preciso quanto un essere umano. Tra le debolezze, la più rilevante è che Debater non sa effettivamente di cosa parla, non nel modo in cui intendiamo comunemente questa espressione. L'AI ha potuto elaborare migliaia di testi sugli argomenti scelti, e selezionare temi e affermazioni.

Non è in grado però di contestualizzarli, e questa difficoltà è emersa durante l'incontro. È più o meno quello che ognuno di noi può sperimentare con Google Assistant o con Siri: ci possono dare molte informazioni, ma faticano a metterle in relazione con il contesto. Sicuramente, però, una tecnologia come quella mostrata da IBM potrebbe rendere notevolmente più potenti e più utili gli assistenti personali, che ognuno di noi usa un po' di più ogni giorno.

Va anche considerato che Debater aveva la forma di un grosso monolito nero con alcuni LED che mimavano la bocca. Questa forma aliena ha sicuramente reso più difficile raggiungere emotivamente le persone. Ma d'altra parte era proprio questo il punto, valutare le capacità linguistiche. Sarebbe semplice inserire tali capacità in un robot dalle sembianze umane. E sicuramente si potrebbe creare un video del tutto credibile. In effetti, si potrebbe creare un video con una qualunque tra le molte persone famose del mondo usando DeepFakes e simili - a proposito, è possibile agire anche sui movimenti del corpo oltre che sulle espressioni del viso.  

Project Debater with human professional
Un momento del dibattito

In ogni caso, IBM ha sviluppato Debater solo per il linguaggio, e ci ha lavorato sei anni prima di arrivare a questa prima apparizione pubblica. Se la strategia sarà la stessa di Watson, nei prossimi due anni cominceremo a vedere le prime applicazioni commerciali. Anzi, è molto probabile che Debater diventi parte di Watson, e che l'AI IBM per antonomasia guadagni così la capacità di conversare e discutere con i suoi utilizzatori, siano essi medici, avvocati, studenti o altro.

"Una volta che l'AI è in grado di esporre argomentazioni persuasive, si può usare come strumento per supportare il processo decisionale umano", scrive Olivia Solon sul Guardian. Un'affermazione che in effetti arriva in ritardo sui tempi, considerato che le AI sono già usate come strumento decisionale praticamente in tutto il mondo - a tal proposito si veda Superintelligenza. Tendenze, pericoli, strategie di Nick Bostrom.

Un'AI in grado di discutere con valide argomentazioni, senz'altro, può rendere ancora più potente uno strumento già in uso.  Che è probabilmente ciò di cui tutti sentiamo l'esigenza, dai lavoratori più umili ai leader politici. Abbiamo cioè bisogno di prendere decisioni che siano il più possibile una conseguenza di fatti noti e accertati. Ridurre i rischi dovuti alle scommesse istintive, e muoversi in direzioni più sicure; un assistente con la potenza di Debater, da questo punto di vista, potrebbe fare la differenza già nel futuro prossimo.