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a cura di Elena Re Garbagnati

L'installazione di protesi non è mai semplice, ma con il robot Mako anche noi giornalisti totalmente inesperti siamo riusciti a montare una protesi parziale sul finto ginocchio di un finto paziente, senza fare danni! Mako infatti è uno strumento di altissima precisione che, letteralmente, non permette a chi opera di sbagliare. Questo non significa che il medico non è più necessario, anzi.

Mako si compone di un software e di una parte robotica, che si coordinano mediante una telecamera. Grazie a questo sistema, ci spiega il technical project manager Emanuele Colombo, la parte più complessa dell'intervento non è più l'operazione stessa, ma la sua pianificazione prima dell'ingresso del paziente in sala operatoria. La prima fase infatti è l'analisi approfondita della TAC: è il medico a determinare la necessità della protesi e il tipo di protesi da applicare (parziale o totale, all'anca o al ginocchio). A questo punto il software, basandosi sui dati della TAC e sulle caratteristiche della protesi, appronta un modello in cui è evidenziata con una precisione inferiore a un millimetro l'area dell'osso su cui intervenire, sia per forma sia per profondità, in modo da consentire l'installazione della protesi in maniera precisa.

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È a questo punto che l'intervento ha inizio, e che arrivano le sorprese: se il chirurgo dovesse cercare di abradere l'osso troppo in profondità, o all'esterno dell'area designata, Moko si blocca e non consente di procedere. La telecamera ad alta risoluzione infatti inquadra i movimenti del chirurgo e degli strumenti operatori e li trasmette in tempo reale al software, che monitora così quello che sta accadendo.

Nel caso del finto intervento che abbiamo condotto dovevamo abradere l'area verde, e nonostante i tentativi di andare "fuori dal seminato" e l'inesperienza, alla fine abbiamo creato un'area perfettamente aderente alla protesi che dovevamo posizionare.

In Italia ci sono 13 robot Mako installati in diversi ospedali del territorio.

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