Mancanza di cultura della Rete o di cultura sociale?

La pubblicazione delle immagini di minori su Facebook continua a creare ondate di umori contrastanti. Cerchiamo di capire i motivi per i quali è meglio moderare la diffusione di questo tipo di materiale e perché sarebbe alla fine un bene non solo per i bambini di oggi, ma anche per i ragazzi di domani.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Ma alla fine è davvero un problema di mancanza di cultura della Rete o è un problema di mancanza di cultura sociale?

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"Secondo me il fatto è che Internet è una rivoluzione talmente veloce e un mezzo talmente potente nella sua bellezza che stiamo scoprendo le sue conseguenze dannose solo adesso. All'inizio si vedono solo i vantaggi, poi viene a galla anche il resto.

A chi non capisce nonostante tutto perché non pubblicare foto dei propri figli ecco il tassello mancante sulla cultura della Rete: pensiamo che fra 10 anni un bambino che adesso ha 5 anni avrà il web tappezzato di sue foto. Perché dovrebbe essere contento di sapere che chiunque possa vedere mille foto di suoi momenti privati di quando aveva 6 mesi, due anni, e via dicendo?

Magari i suoi amici adolescenti lo prenderanno anche in giro per quelle immagini, che fanno tenerezza a una mamma, ma per un adolescente possono essere motivo di derisione (e qui si torna al cyberbullismo).

A laptop is logged onto the social networking site Facebook with a blurred photo

Un adulto educato non pubblicherebbe foto di un adulto amico o famigliare senza chiederne il consenso. Perché con un bambino non lo si fa? Soprattutto: anche se il bambino dovesse dare il consenso non varrebbe nulla. Consideriamo il bambino una persona, non un giocattolo e rispettiamo la sua identità.

Altra cosa: se fino a quando il bambino ha 14 anni postiamo montagne di foto che lo ritraggono, poi non possiamo chiedergli di non condividere la sua vita online "perché il web è pieno di pericoli". Con un po' di lungimiranza, consideriamo che i bambini buffi e paffuti di oggi crescono, quindi c'è una responsabilità e un buon esempio da dare come adulti e come modelli. Un genitore non può chiedere ai figli di non fare qualcosa che lui stesso per primo fa abitualmente, peraltro adducendo motivazioni che riguardano anche quello che lui fa.

Anche perché non dimentichiamo un ulteriore gradino nella scala delle incognite: quando si passa ai preadolescenti si presenta anche il problema dell'adescamento online, da parte del pedofilo che non si limita a scaricare la foto ma cerca il contatto fingendosi un coetaneo con gli stessi interessi. Interessi che trova online se si è educato il proprio figlio – con il proprio atteggiamento - a condividere online qualsiasi cosa.

Basta ricordarci che i genitori fanno da modello e come tale dovrebbero comportarsi. Se proprio non vi convince tutto il resto, fatevi convincere dalla prospettiva futura.

Poi recuperiamo quella sfera di intimità che è importante e impariamo a goderci davvero dei momenti: una cosa è bella anche se tutti gli altri non sanno che l'ho fatta, e la sto condividendo solo con chi è presente. È una cosa che mi sta particolarmente a cuore perché oggi sembra che un piatto non sia così buono se prima di mangiarlo non si è postata la sua foto su Instagram, ma non è vero!".