Corpo macchina - disposizione comandi

Recensione - Test della Pentax K-30, attuale entry level della casa giapponese caratterizzata da una dotazione di funzioni degna di una media, da eccellenti prestazioni in bassa luce e dal corpo macchina tropicalizzato, resistente all'acqua e alla polvere.

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a cura di Tom's Hardware

Corpo macchina - disposizione comandi

Il corpo macchina della K-30 ha grosso modo le dimensioni della sorella minore Kr, ma è di qualche millimetro più alta a causa del maggior ingombro del suo pentaprisma. L'impugnatura, ricoperta di gomma antiscivolo, ha dimensioni perfette per chi ha mani piccole o medie, mentre chi ha mani grandi la troverà forse un po' stretta. Sul frontale dell'impugnatura è posto il sensore per il telecomando a infrarossi, mentre nella parte alta c'è il classico pulsante di scatto, circondato dalla ghiera d'accensione. Appena più avanti troviamo la ghiera di regolazione anteriore, mentre dietro al pulsante di scatto trovano posto quello per la compensazione di esposizione (ben +5/-5 stop) e il tasto verde, tipico di Pentax, che ripristina l'esposizione corretta.

Fra l'impugnatura e l'obiettivo, sul frontale, troviamo la lampada dell'autofocus, mentre in basso c'è il pulsante che libera la baionetta dell'obiettivo. Sul fianco destro ci sono solo tre controlli: il pulsante che alza il flash, quello per attivare momentaneamente la registrazione in RAW, e il selettore delle modalità autofocus (fuoco manuale, singolo e continuo). La parte superiore della macchina, oltre ai comandi presenti sull'impugnatura, ospita solo la ghiera dei modi e la slitta per il flash esterno, oltre al controllo di correzione diottrica del mirino.

Tutti gli altri controlli sono sul retro della macchina, dove sulla sinistra è posizionato il display da 3" con 921000 pixel. La dislocazione dei controlli è praticamente la stessa già vista sulla Kr, ma alcuni tasti hanno cambiato funzione. Così, ora il Live View si aziona con l'unico pulsante presente a sinistra in alto, mentre sul lato destro troviamo, dall'alto in basso, la seconda ghiera di controllo (diaframmi, riassegnabile), il blocco AF/AE, il pulsante per rivedere gli scatti memorizzati, il "joystick" che controlla ISO, autoscatto/raffica/bracketing, bilanciamento del bianco e flash. Il tasto Ok al centro del joystick, oltre che a fare da conferma per i menu, attiva la modalità di scelta del punto di messa a fuoco. In basso, infine, i due tasti Info (che controlla le opzioni di visualizzazione del display e la variazione dei parametri nei menu) e Menu, per entrare nel sistema di settaggio e controllo della macchina.

Le voci di menu sono davvero tante, anche se fortunatamente sono ben organizzate. 5 i pannelli principali, ciascuno formato da più pagine, e dedicati rispettivamente alla Ripresa, al Video, alla Riproduzione, alle Regolazioni e alla Personalizzazione. Gli sportelli laterali sono solo tre: sulla sinistra quello dedicato alla scheda di memoria SD (scheda che risulta un po' scomoda da estrarre se non usando le unghie, a causa dell'eccessiva vicinanza dello sportellino) e quello per la presa del telecomando a filo; e sulla destra quello che copre il piccolo connettore combinato USB/AV.

Sul fondo della macchina, infine, troviamo solo la presa per il treppiede, posizionata esattamente in asse con il sensore, e il vano batteria. Quest'ultimo ha una forma particolare perché può accogliere, tramite un adattatore opzionale, 4 pile a stilo al posto della batteria al litio fornita di serie. L'uso delle stilo può risultare utile per una macchina destinata a un uso avventuroso, dove potrebbe succedere di trovarsi con la batteria scarica e senza prese di corrente immediatamente raggiungibili.

Tuttavia, questo fa sì che la batteria di serie sia nettamente più piccola di quella usata in genere dai concorrenti: 7,8Wh, che bastano per circa 410 scatti (rilevamento CIPA). Avremmo preferito un vano standard con una batteria più grande (per il safari si può sempre portarne una in più di scorta...), ma questo retaggio delle stilo viene chiaramente dal fatto che la "base" della macchina deriva dalle varie Kr, K-x eccetera, risalendo fino alla K200 e ancora più indietro alle Pentax D: tutte macchine alimentabili da stilo.