Steve Ballmer: altro che pensione, l'hanno messo alla porta

Le dimissioni di Steve Ballmer sarebbero la conseguenze di pressioni da parte degli altri dirigenti.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Steve Ballmer è stato allontanato da Microsoft, e non si è fatto da parte totalmente di sua iniziativa. Si dice anche questo da quando, venerdì, l'amministratore delegato dell'azienda ha annunciato che andrà in pensione entro dodici mesi.

La Borsa ha risposto con un aumento quasi immediato del valore azionario di Microsoft, segno inequivocabile che gli investitori sono stanchi dell'attuale dirigente ed entusiasti all'idea di un cambio al timone. Non sorprende, quindi che, almeno secondo qualcuno, Steve Ballmer avrebbe ricevuto pressioni significative per andarsene.

Bill Gates e Steve Ballmer

Voci di corridoio, che forse non avranno mai una conferma definitiva, ma in qualche modo credibili. Anche perché a riportarle è All Things Digital, autorevole inserto a tema tecnologico del Wall Street Journal. La giornalista Kara Swisher ha sentito "dozzine di fonti dentro e fuori l'azienda", arrivando a quella che ritiene la vera realtà dei fatti: Ballmer non aveva intenzione di lasciare così presto, ma il consiglio di amministrazione avrebbe fatto pressioni sul dirigente perchè lasciasse in tempi rapidi.

Bill Gates, che ha difeso Ballmer per anni, questa volta non avrebbe mosso un dito e così Steve Ballmer non ha potuto far altro che accelerare i tempi dell'inevitabile addio. D'altronde trovandosi contro buona parte del consiglio, la potente ValueAct, e privo dello "scudo" offerto dal potente fondatore, non aveva scelta.

I capi d'accusa in effetti ci sono. La capitalizzazione di Microsoft è passata da 600 a 270 miliardi durante il suo mandato, per esempio, ma si ritiene anche che Ballmer abbia sbagliato su altri aspetti fondamentali, come l'allontanamento di Ray Ozzie prima e di Steven Sinofsky poi (ma in quest'ultimo caso pare fosse una decisione di Bill Gates).

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La cosa peggiore è stata però la cecità. Né Ballmer né la sua squadra hanno saputo cogliere la portata della "rivoluzione iPhone", non il primo giorno e nemmeno dopo mesi. Microsoft è rimasta a guardare (troppo a lungo) mentre il mondo abbandonava il PC tradizionale, per accogliere quello a forma di tablet e smartphone. E quando finalmente hanno deciso di entrare in partita avevano di fronte una salita fin troppo ripida.

Tutte decisioni che hanno contribuito a mettere Microsoft in difficoltà. E se la nave affonda, o anche solo imbarca un po' d'acqua, di solito s'incolpa il comandante. Non resta che trovare un sostituto: esisterà qualcuno che possa prendere le redini di Microsoft, e che sia capace tanto di risolvere i problemi citati quanto di far contenti gli azionisti?