Telecom conosce la competizione NGN, e la evita

Telecom non vuole correre rischio sulla NGN in fibra. Disponibile alla trattativa con Governo e altri operatori a patto che si lascino fuori le 13 città più importanti del mercato. Mano tesa nelle zone bianche, che ovviamente hanno basso ritorno economico.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia ha ribadito per l'ennesima volta che sulla NGN si fa a modo suo. "C'è una distonia tra i vari operatori circa il da farsi nelle 13 città più importanti. Per Telecom c'è un livello di concorrenza tale che ritiene non ci sia bisogno di mettere a fattore comune un progetto", ha dichiarato ieri il viceministro Paolo Romani, dopo l'incontro con i sindacati.

Le uniche armate a fuoco sono sempre quelle Telecom

Lo scenario è da barzelletta. Da una parte Telecom Italia dice che è interessata a trovare accordi nelle cosiddette "zone bianche" (quelle che non si fila nessuno per questioni di ritorno economico), e dall'altra ricatta il governo tenendo in standby i 3700 licenziamenti previsti dal piano di ammodernamento.

È evidente che Telecom Italia ha tutto il diritto di proteggere i suoi interessi e gli azionisti. La strategia è elementare, ma sfortunatamente in rotta di collisione con le esigenze del paese (diffusione ADSL, qualità servizi, competizione provider, etc.). Le cosiddette "zone bianche" sono un capitolo che riguarda il digital divide più che quello NGN. Non concedere collaborazione a Fibra per l'Italia nelle 13 città più strategiche è come chiudere la porta al confronto e al progetto di rinnovamento. Ovviamente il business della fibra ha senso, per i provider e l'indotto, solo dove si prevedono introiti.

Entro il 30 luglio gli operatori dovranno esprimersi sul primo documento di intenti curato da Romani. Il viceministro, in odore di promozione allo Sviluppo Economico, ha poca scelta: o convince Telecom o dovrà conquistare i 13 territori di questo poco divertente Risiko.