TIM e il telemarketing corsaro, privacy nuovamente ignorata

Il Garante della Privacy ha scoperto un grave caso di violazione della privacy attuato da TIM e una società di telemarketing. Il tutto per recuperare clienti.

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a cura di Dario D'Elia

Il Garante della Privacy ha intimato a TIM di terminare la campagna di "recupero clienti" tramite la società di telemarketing Sentel. Come spiega oggi La Repubblica, l'indagine avviata su segnalazione di diversi clienti avrebbe svelato una spropositata violazione dei diritti di privacy di circa 2 milioni di ex utenti di telefonia fissa.

In pratica, come vuole ormai la prassi sconsiderata dell'intero settore, numerosi clienti sarebbero stati chiamati per tentare un "recupero". Il problema è che "nell'anno 2015 l'intera base dati di 'clienti cessati e non consensati' ha formato oggetto, di una campagna di marketing al fine di verificare la possibilità di recuperare il consenso all'attività di marketing", come si legge nel provvedimento del Garante. Insomma, TIM supponeva che la richiesta di "consenso" per effettuare nuove proposte future non aggirasse le norme.

TIM

Si parla di un database di 2.000.000 unità che "ha prodotto contatti utili per circa 400.000 soggetti, all'esito della quale è stato acquisito il consenso per il 70% dei soggetti contattati". Da rilevare comunque che in base a stime interne "circa il 50% delle numerazioni presenti nella base dati (oggetto di contatto) sarebbe risultata inesistente".

Insomma, malgrado le imprecisioni dei dati, diverse centinaia di famiglie sono state contattate anche se non avevano dato il consenso. Alcuni utenti risultavano persino iscritti al registro delle opposizioni.

Il Garante ha chiesto a TIM di interrompere ogni attività e non ha escluso eventuali future sanzioni amministrative. L'ex monopolista ha fatto sapere di aver avviato da inizio 2016 un nuovo sistema di controllo interno e un piano di azione per migliorare la qualità del telemarketing.