Tutti avremo la fibra grazie agli antennisti, l'idea del Governo

Il Sottosegretario Butti suggerisce di antennisti per migliorare la connettività in Italia, ma il controllo di qualità e le sfide di implementazione richiedono un'attenta considerazione.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Alessio Butti, sottosegretario all’innovazione tecnologica (FI), crede che gli antennisti potrebbero aiutare ad avere connessioni migliori in tutto il paese. Le reti veloci in fibra, infatti, sono ancora un miraggio per molti Italiani, con cantieri che non si sa quando finiranno, o progetti ancora da avviare.

Ebbene, secondo Butti in Italia ci sono 4000 antennisti “disponibili a collegare sulla connettività l’ultimo miglio, come ha affermato durante un articolato intervento in occasione di ForumPa 2023.

Tra i molti problemi che affliggono la realizzazione di una rete nazionale in fibra, Butti sottolinea la scarsità di risorse in tutte le fasi della lavorazione. Sono stati chiamati in causa diversi professionisti, a cui si potrebbero appunto aggiungere gli antennisti per “portare la fibra dal roe al building”. Professionisti che Butti ha definito “figure romantiche” che “hanno migliorato le loro competenze”.

Ampliando il discorso, Butti ha parlato di digital divide, sottolineando come il problema “non è solo geografico ma anche culturale”, e debba essere affrontato il più velocemente possibile, visto che ovviamente siamo già in ritardo di anni.

L'idea di utilizzare gli antennisti per sviluppare la rete nazionale in fibra ottica sembra sensata, perché sicuramente stiamo parlando di professionisti che hanno le competenze necessarie per installare l’ultima parte della connessione. L’idea proposta da Butti, poi, è invitante anche perché implica la possibilità di risparmiare tempo e denaro, con ragionevoli aspettative di avere un lavoro finito di buona qualità.

D’altra parte non è detto che quei 4.000 professionisti siano tutti ugualmente bravi, preparati e affidabili. Se il governo dovesse decidere di perseguire questa strada, dunque, sarebbe doveroso dotarsi di sistemi di controllo e verifica del lavoro fatto. Ma così facendo l’idea di risparmiare tempo e denaro diventa un po’ meno concreta.

Oppure si rischia di finire nel solito pasticcio: si assegnano incarichi a chiunque sembri più o meno in grado di svolgerli, e si spera che vada tutto bene. Poi, quando qualche utente lamenta malfunzionamenti o lavori non eseguiti a regola d’arte, arrivano i mal di testa - ma per quel momento le amministrazioni saranno cambiate, e sarà qualcun altro a doversi preoccupare di metterci una pezza in qualche modo.Immagine di copertina: thamkc