UDOO è il progetto italiano che fonde Rasperry Pi e Arduino

Le due aziende italiane Seco e Aidlab hanno raccolto attorno a sé ricercatori, studenti ed esperti per creare UDOO, una piattaforma open-source che unisce Raspberry Pi e Arduino. L'idea è di aiutare tutti a migliorare le proprie conoscenze e a esprimersi.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

UDOO è un mini computer che unisce Raspberry Pi e Arduino Due (Arduino Due a 49 dollari per chi ama l'hardware open source) in una piattaforma che può eseguire tanto Linux quanto Android, e che si presta a una miriade di usi diversi. Un piccolo gioiello che sta trovando finanziatori e sostenitori su Kickstarter, e che trova le proprie origini in un team per buona parte italiano.

Dietro a UDOO, infatti, ci sono SECO (Arezzo, azienda di progettazione harware) e Aidlab (Siena, Interaction Design), oltre a un team internazionale di esperti nei vari settori. Tutti uniti nel realizzare "una potente piattaforma di prototipazione per lo sviluppo software e il design. È facile da usare in pochi passi potete cominciare a usarla e a creare i vostri progetti".

L'idea nasce nel 2012 da un incontro tra Daniele Conti, Antonio Rizzo e Maurizio Caporali, che s'interrogavano "sulle difficoltà che studenti e ricercatori avevano nel costruire dei prototipi interattivi a se stanti", e così "iniziammo a pensare ad una board che potesse avere la semplicità di Arduino nella gestione di sensori e al tempo stesso la flessibilità e la potenza di una computer vero e proprio", ci hanno spiegato gli autori del progetto.

"L'idea di combinare un computer ARM con un hardware Arduino compatibile" piacque subito, e UDOO nacque in quel momento. "In seguito abbiamo iniziato a coinvolgere dei colleghi", distribuiti tra il Nord America e l'Europa".

Come spiega la pagina del progetto, l'idea è quella di mettere tutti, o quasi, nelle condizioni di realizzare le proprie idee – anche chi ha poche conoscenze quanto a programmazione o hardware. "Il nostro obiettivo è renderlo accessibile a chiunque abbia voglia di intraprendere un processo di alfabetizzazione sulle tecnologie digitali", continuano i portavoce di UDOO che abbiamo intervistato.

Dietro a UDOO, infatti, non c'è solo l'entusiasmo per i "giocattoli tecnologici", ma una riflessione profonda sulla società moderna. "La fruizione delle tecnologie avviene in gran parte a scatola chiusa, e questo è un problema sia perché comporta un sistema di produzione e fruizione a bassa sostenibilità sia perché le forme logiche che stanno dietro i comportamenti di queste tecnologie sono estranee a chi non ha seguito dei corsi di computer science".

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Ed ecco allora che "imparare a programmare, o meglio ancora imparare a ideare il comportamento emergente tra gli artefatti digitali e l'uomo è un'abilità necessaria per i nativi digitali, cosi come è stato imparare a leggere e scrivere per i cittadini delle società chirografiche. […] Con UDOO pensiamo di aver fatto un passo avanti perché lo si potrà utilizzare non solo per imparare a programmare i comportamenti dei pixel su uno schermo ma anche quello degli oggetti intorno a noi".