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a cura di Elena Re Garbagnati

Qualche tempo fa vi abbiamo accennato all'esistenza di Mr Steven, l'ultima trovata dal nome bizzarro di SpaceX. In estrema sintesi si tratta di una nave con una grossa rete ideata per recuperare una delle due parti della carenatura esterna del carico utile, ossia il rivestimento che protegge i satelliti durante il lancio. I giornalisti di Space.com sono andati al porto di Los Angeles a dargli un'occhiata da vicino, ecco qualche informazione in più.

La nave è lunga 62 metri e larga 10 metri, e dal 2017 fa parte della flotta di SpaceX che comprende i razzi Falcon 9 e Falcon Heavy e le piattaforme marine di atterraggio "Of Course I Still Love You" (Atlantico) e "Just Read the Instructions" (Pacifico).

Mr Stevens fa parte dell'ampliamento del progetto di recupero dei razzi per abbattere i costi di lancio. Finora SpaceX ha recuperato quasi sempre il primo stadio dei razzi, ma c'è un componente che viene sempre perso, ossia le due metà della carenatura del carico utile. Dopo essersi staccate dal razzo, cadono nell'Oceano e nell'impatto con l'acqua vengono gravemente danneggiate. In caso sopravvivano all'impatto, vengono comunque rese inutilizzabili dall'azione corrosiva dell'acqua salata.

SpaceX Mr Steven 2

Un test con la rete di Mr Steven. Crediti: Amy Thompson / Space.com

Un vero peccato, perché questo pezzo costa 6 milioni di dollari, ossia un decimo del costo del Falcon 9. Poterlo recuperare e riutilizzare consentirebbe di abbassare ulteriormente il costo dei razzi - oltre a ridurre l'inquinamento dei mari. L'idea è stata di impiegare una nave con una grossa rete (3700 metri quadrati) tesa su lunghe "braccia", che acchiappi letteralmente al volo questo componente e lo porti sano e salvo a riva, dove verrà rigenerato e riutilizzato.

Immaginatevi la rete di Mr Steven come un gigantesco guanto da baseball che deve acchiappare al volo la palla. La "palla" in questo caso cade da un'altezza di circa 100 chilometri, è alta circa 13 metri, larga 5 metri e pesa più di 1.000 Kg.  A vederli, questi gusci vuoti assomigliando allo scafo di una barca. Per dare una mano a Mr Stevens, SpaceX le ha dotate con propulsori, che servono a stabilizzarli dopo che hanno rallentato la discesa grazie alla resistenza atmosferica. La velocità di caduta è inoltre rallentata da un paracadute orientabile dotato di GPS, che si dispiega a circa 8 km dalla superficie dell'Oceano. Va da sé che il GPS sia indispensabile per aiutare la nave a mettersi nella posizione corretta, anche se per intercettare l'obiettivo con precisione bisogna tenere conto anche dei venti e di altri fattori.

carenatura

Metà carenatura

In caso tutto andasse come da programma, un pezzo di carenatura dovrebbe scivolare dolcemente nella rete di Mr. Steven. L'idea è pazzesca, ma tenuto conto del successo dei droni marini, prima di bollarla come impossibile è meglio aspettare. Detto questo, finora Mr Stevens ha all'attivo solo fallimenti. Al primo tentativo (a febbraio 2018) mancò l'obiettivo di poche centinaia di metri e anche i tre tentativi successivi non andarono meglio.

Non lasciatevi quindi ingannare dalle foto che risalgono al 13 agosto scorso, e che ritraggono una mezza carenatura adagiata nella rete di Mr. Steven: era solo un test, con una gru che sollevava e abbassava il pezzo per aiutare gli ingegneri a capire meglio le proprietà della rete. In questa fase infatti l'obiettivo di SpaceX è di raccogliere il maggior numero di dati possibili per evitare di ripetere gli stessi errori.

Il progetto originario infatti è già stato modificato, e al posto della vecchia rete adesso ce n'è una nuova più grande e robusta, che sembra reggere senza problemi il peso della carenatura. Ovviamente la rete non può contenere entrambe le metà della carenatura: già recuperarne una sarebbe un grande successo.

Stando alle indiscrezioni, Mr Steven dovrebbe fare il prossimo tentativo a settembre: restate sintonizzati, perché l'atterraggio in verticale del primo stadio e il contemporaneo recupero di parte della carenatura sarebbe uno spettacolo inedito!


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