La crisi di Nissan raggiunge livelli critici: il colosso giapponese dell'auto si prepara a vendere il proprio quartier generale di Yokohama entro marzo 2026, una mossa drastica che evidenzia le difficoltà economiche che l'azienda sta affrontando. Il valore stimato dell'immobile si aggira intorno ai 100 miliardi di yen (circa 698 milioni di dollari), una somma che potrebbe rivelarsi vitale per sostenere il piano di ristrutturazione che prevede la chiusura di ben sette stabilimenti produttivi su diciassette a livello globale. Questa decisione arriva in un momento particolarmente delicato per i costruttori automobilistici stranieri, ulteriormente messi in difficoltà dai dazi imposti dagli Stati Uniti lo scorso aprile.
Secondo quanto riportato da Nikkei Asia, il quartier generale di Yokohama, che ospita l'azienda dal 2009 dopo il trasferimento da Tokyo, è stato inserito nell'elenco degli asset che Nissan intende liquidare nei prossimi dieci mesi. La posizione strategica dell'immobile, situato nelle vicinanze della trafficata stazione di Yokohama, contribuisce al suo considerevole valore di mercato, stimato in quasi 700 milioni di dollari.
Sebbene non siano ancora stati resi noti i piani dell'azienda dopo la vendita, è probabile che Nissan segua la strada già percorsa da altri costruttori in difficoltà, come McLaren. La casa britannica, infatti, ha venduto il proprio quartier generale di Woking per 237 milioni di dollari, continuando però a utilizzarlo grazie a un contratto di locazione ventennale sottoscritto contestualmente alla vendita.
La crisi finanziaria che sta attraversando Nissan non è un fenomeno isolato nel panorama automobilistico globale, ma rappresenta uno degli esempi più eclatanti delle difficoltà che i produttori stanno affrontando, in parte a causa delle politiche protezionistiche imposte dall'amministrazione americana.
Le tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti ad aprile sotto la presidenza Trump hanno creato un contesto particolarmente sfavorevole per i costruttori automobilistici stranieri, giapponesi in primis. I rappresentanti del governo nipponico e dell'Associazione dei Costruttori Automobilistici Giapponesi (JAMA) stanno cercando attivamente una soluzione diplomatica, guardando con interesse agli accordi già raggiunti tra Stati Uniti e Regno Unito e alla recente sospensione delle tariffe reciproche tra USA e Cina.
"Abbiamo confermato la nostra intenzione di continuare a chiedere l'eliminazione dei dazi il prima possibile," ha dichiarato Masanori Katayama, presidente della JAMA. "Ma trattandosi di una questione di negoziazione, molte cose possono accadere in futuro. Rimane incerto quanto a lungo dureranno i dazi e come questa questione verrà risolta."
In risposta a questa situazione, il governo giapponese ha attivato servizi di consulenza lungo tutta la catena di approvvigionamento e supporto finanziario per le aziende colpite. Tuttavia, come sottolineato da Katayama, i produttori locali non hanno ancora definito una strategia comune su come condividere il peso di questi dazi.
"Non abbiamo ancora deciso come gestiremo le tariffe di Trump," ha aggiunto. "Non abbiamo ancora avuto una discussione chiara su quale parte sarà sostenuta dai produttori di componenti e quale parte sarà sostenuta dalle case automobilistiche. Siamo tutti sulla stessa barca."
La vendita della sede di Yokohama rappresenta quindi solo la punta dell'iceberg di una strategia di sopravvivenza per Nissan, che si trova a dover affrontare simultaneamente problemi strutturali interni e pressioni esterne senza precedenti. I prossimi mesi saranno decisivi per determinare non solo il futuro dell'azienda, ma anche gli equilibri dell'intero settore automobilistico giapponese nel contesto globale.
hanno smesso di fare sportive vere
hanno iniziato a fare rebrand renault...
hanno rifiutato Honda che era l'unica a poterli tirare su
ora stanno con le chiappe per aria
prossima? Mitsubishi?
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