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Chief AI Officer, serve davvero in azienda?

L'acronimo CAIO identifica una figura manageriale emergente con caratteristiche specifiche, diversa dalle comuni percezioni legate a questo termine.

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Avatar di Antonino Caffo

a cura di Antonino Caffo

Editor

Pubblicato il 03/09/2025 alle 09:42

La notizia in un minuto

  • Quasi il 50% delle aziende FTSE 100 ha già nominato un Chief AI Officer, ma molte organizzazioni non sanno come sfruttarne il potenziale a causa di sistemi dati frammentati e obsoleti
  • I CAIO più efficaci non necessitano di competenze tecniche approfondite ma devono essere eccellenti comunicatori capaci di allineare l'AI agli obiettivi di business concreti
  • Il successo del ruolo dipende dalla preparazione strutturale e culturale dell'organizzazione: senza governance consolidata e infrastruttura adeguata, l'assunzione di un singolo professionista non può colmare le lacune sistemiche
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Nel frenetico panorama aziendale contemporaneo, una nuova figura professionale sta emergendo con una rapidità che suscita tanto entusiasmo quanto perplessità. Il Chief AI Officer, acronimo che evoca suggestioni quasi antiche ma che rappresenta invece la frontiera più avanzata del management moderno, si trova al centro di un paradosso interessante: mentre quasi la metà delle aziende del FTSE 100 ha già inserito questa figura nel proprio organigramma, molte organizzazioni sembrano ancora incerte su come sfruttarne appieno il potenziale. La corsa all'assunzione di questi specialisti ha raggiunto ritmi impressionanti, con oltre il 40% delle nuove posizioni create nell'ultimo anno soltanto, secondo i dati della società di ricerca britannica Pltfrm.

Il dilemma della sovrapposizione dei ruoli

Francisco Mateo-Sidron, Senior Vice President di Cloudera per l'area EMEA, offre una prospettiva illuminante su quello che definisce come uno dei principali errori strategici commessi dalle grandi corporazioni. "Molte aziende si stanno lanciando su strategie avanzate di intelligenza artificiale, ma spesso i loro team IT si trovano ancora a dover gestire sistemi di dati frammentati e obsoleti", spiega l'esperto, evidenziando una contraddizione che sta alla base di molti fallimenti nell'implementazione dell'AI.

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La situazione presenta anomalie evidenti che stanno creando confusione organizzativa. Alcune aziende mantengono contemporaneamente sia un Chief AI Officer che un Chief Data Officer, altre hanno semplicemente ridenominato i propri CDO trasformandoli in CAIO, mentre un terzo gruppo ha assegnato le responsabilità dell'intelligenza artificiale ai Chief Data Officer esistenti senza fornire supporto aggiuntivo.

Le fondamenta mancanti dell'innovazione

La questione centrale non risiede nella tecnologia stessa, ma nella preparazione dell'ecosistema aziendale a supportarla efficacemente. "Alla base di una strategia di AI efficace ci sono i dati e la fiducia di un'organizzazione nei risultati prodotti da questa tecnologia è direttamente proporzionale alla fiducia riposta nei dati di input", sottolinea Mateo-Sidron. Senza una base dati unificata e una governance adeguata, risulta estremamente difficile scalare le tecnologie dell'intelligenza artificiale nel rispetto delle normative vigenti.

Il CAIO è al timone della strategia di AI aziendale, ricoprendo una funzione strategica per definizione

L'aspetto più critico emerge quando si analizza il divario tra ambizioni e infrastruttura. Mentre i consigli di amministrazione spingono per posizionamenti aggressivi nel campo dell'AI, molte organizzazioni si trovano con sistemi informatici inadeguati a supportare iniziative di intelligenza artificiale su larga scala.

Il profilo del leader dell'intelligenza artificiale

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i CAIO più efficaci non necessitano necessariamente di competenze tecniche approfondite nel machine learning. La ricerca evidenzia come i migliori performer in questo ruolo siano comunicatori eccellenti con solida esperienza aziendale, capaci soprattutto di allineare l'intelligenza artificiale con obiettivi concreti di business.

Una ricerca di AWS rivela che il 56% delle aziende dispone già di un piano di formazione sulla Generative AI, con un ulteriore 19% che svilupperà programmi simili entro fine anno. Questo approccio formativo rappresenta una risposta necessaria alla rapidità impressionante con cui si stanno sviluppando e adottando le tecnologie di intelligenza artificiale.

Strategia versus operatività: definire i confini

La distinzione tra le competenze di un Chief AI Officer e quelle di altri ruoli dirigenziali risulta fondamentale per evitare sovrapposizioni controproducenti. Mentre le competenze di un CDO si concentrano su governance, conformità e gestione dei dati, il CAIO deve agire come "CEO dell'AI", assumendo il ruolo di leader strategico dell'innovazione in questo campo specifico.

Il successo di questa figura dipende dalla capacità di porre le domande giuste, mettere in discussione le consuetudini aziendali consolidate e trasformare il potenziale tecnico in risultati misurabili. Mateo-Sidron enfatizza come "il reale valore del Chief Artificial Intelligence Officer risieda nella sua capacità di leadership", che include la definizione strategica, la comunicazione efficace con tutti gli stakeholder e l'identificazione dei casi d'uso più pertinenti.

I rischi di un'implementazione prematura

L'introduzione di questa figura senza una visione strategica chiara può rivelarsi controproducente. Chi valuta di ricoprire questa posizione dovrebbe prima comprendere se esiste una disconnessione tra obiettivi aziendali e infrastruttura dati, che potrebbe rallentare l'implementazione e portare a progetti frammentati.

Il ruolo può funzionare efficacemente solo se l'organizzazione è strutturalmente e culturalmente pronta per l'AI. Come avverte l'esperto di Cloudera: "Se la governance e la scalabilità non sono già consolidate, non sarà certo l'assunzione di una singola persona a colmare queste lacune". Il CAIO non dovrebbe essere visto come un acceleratore di iniziative di intelligenza artificiale, ma piuttosto come un leader capace di guidare il cambiamento quando le condizioni organizzative lo permettono.

Fonte dell'articolo: www.ilsole24ore.com

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