L'Italia al primo posto

Le informazioni, dalla proprietà intellettuale ai dati sui clienti, sono un asset fondamentale e la loro protezione è strettamente collegata al business e alla gestione del rischio

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a cura di Gaetano Di Blasio

L'Italia al primo posto

Il punto centrale di tale strategia, in ogni caso, deve essere diffondere la cultura sulla sicurezza. In Italia siamo drammaticamente indietro, tanto che abbiamo conquistato il primo posto nella poco onorevole classifica dei pc infetti: il 44% dei pc italiani, quasi uno su due, sono contaminati da un codice malware (l'anno scorso era il 30%), secondo un'indagine condotta da un noto vendor della sicurezza.

Non è facile accorgersene, perché il pericolo può essere nascosto su siti insospettabili o nella mail che pare arrivare da un amico. Inoltre, il codice non "disturba", ma opera in modalità "stealth" per sfruttare la capacità elaborativa mentre si è in pausa o quasi. Al massimo si può sperimentare un lieve deterioramento delle prestazioni. I pc, infatti, sono inseriti in botnet, reti di computer utilizzate per compiere altri attacchi mirati.

Come accennato, BYOD e mobility sono tra le principali tendenze tecnologiche che le aziende stanno cavalcando per aumentare la produttività. A fronte di vantaggi che potranno essere colti se si attuerà un'adeguata strategia, la sicurezza è in entrambi gli ambiti parte fondamentale del progetto. Ne è, più precisamente, un elemento abilitante.

Sarebbe più corretto, però, definirla elemento penalizzante, perché, allo stato attuale i dispositivi mobili e, soprattutto, quelli scelti dal consumatore e portati in azienda sono molto difficili da proteggere. Il motivo di fondo è che si tratta di apparecchi progettati per il mondo consumer, perlopiù per usi ludici. Gli smartphone, spesso per logiche commerciali, non sono interfacciabili con strumenti per una protezione avanzata, e sono gli stessi proprietari a manometterli per bypassare limiti come l'accesso a "store" di altre zone geografiche, rendendoli ancora più vulnerabili.

Sono pochi gli antivirus disponibili per dispositivi mobili (in genere, poi per le ultime versioni di sistema operativo che ha poco installato) e, spesso, non sono molto efficaci, non al livello dei "cugini" per i pc. Per esempio, molti contenuti malware evitano l'antivirus mascherati in messaggi provenienti dai social network, che vengono girati alla app relativa.

Proprio il download di app è uno dei percorsi in forte ascesa tra le preferenze degli hacker. Questi stanno sferrando attacchi massicci verso il mobile: nel 2011 erano meno di 2000 i codici malware sviluppati in tutto il mondo per dispositivi mobili, secondo quanto riportato da Zapparoli Manzoni, mentre nei primi sei mesi del 2012 ne sono stati rilevati oltre 12mila. Inoltre, se il dispositivo mobile dispone di sistema di geolocalizzazione (GPS), il rischio da virtuale diventa fisico, perché un hacker può sapere anche dove si trova la vittima.