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L'IA cambierà per sempre il mondo dell'IT, anzi lo sta già facendo

L'IA spinge i CIO a ripensare la gestione IT e gli investimenti tecnologici, ma una visione chiara del futuro della tecnologia resta difficile da definire

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Avatar di Antonino Caffo

a cura di Antonino Caffo

Editor

Pubblicato il 18/08/2025 alle 09:01

La notizia in un minuto

  • L'intelligenza artificiale sta generando l'80% del codice di Anthropic e il 20-30% di quello Microsoft, trasformando radicalmente il ruolo dei dipartimenti IT da operativo a strategico
  • L'automazione delle operazioni IT sostituirà i tradizionali ticket ITSM con agenti software che gestiranno automaticamente avvisi, valutazioni dei rischi e implementazione di soluzioni
  • I professionisti IT non scompariranno ma evolveranno verso nuove responsabilità come governance dell'AI, supervisione etica e orchestrazione strategica delle tecnologie aziendali
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

L'intelligenza artificiale non rappresenta più solo una promessa futura, ma una realtà operativa che sta modificando il modo in cui le aziende concepiscono e gestiscono la propria infrastruttura tecnologica. Come i R.E.M. cantavano nel lontano 1987 in "It's the End of the World as We Know It (and I Feel Fine)", anche oggi molti professionisti IT si trovano di fronte a un mondo che cambia velocemente, ma con la consapevolezza che questo cambiamento potrebbe portare nuove opportunità.

Quando l'IA scrive il codice al posto dei programmatori

I numeri parlano chiaro e raccontano una storia che fino a pochi anni fa sarebbe sembrata fantascienza. Claude di Anthropic sta attualmente generando circa l'80% del codice dell'intera azienda, mentre Microsoft dichiara che l'IA contribuisce al 20-30% della propria produzione di software. Questi dati non rappresentano casi isolati, ma una tendenza che sta rapidamente diffondendosi in tutto il settore tecnologico.

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Joe Puglisi, growth strategist presso 10xnewco, offre una prospettiva rassicurante: "Ripenso ai tempi in cui si scriveva in assembly e ci voleva molto tempo. Abbiamo introdotto i compilatori, i linguaggi di alto livello e ora abbiamo l'AI che può scrivere codice. Si tratta di una progressione naturale delle capacità e non della fine della programmazione".

La metamorfosi dei reparti IT

Martin Davis, CIO e managing partner di Dunelm Associates, si pone la domanda che molti CEO stanno formulando: "Se vedi tutta questa intelligenza artificiale che genera codice, ti viene da pensare: 'Perché ho ancora bisogno di un Chief Information Officer?'". La risposta, tuttavia, non è così semplice come potrebbe apparire. L'evoluzione tecnologica ha sempre trasformato il ruolo dell'IT senza eliminarlo, e l'intelligenza artificiale sembra seguire lo stesso percorso.

L'IT non scomparirà, ma si evolverà verso ruoli più strategici

Joanne Friedman, CEO di Connektedminds, vede in questa trasformazione un'opportunità straordinaria: "Si tratta di un catalizzatore che permette all'organizzazione IT di diventare ciò di cui ha bisogno da tempo, ovvero andare ben oltre il semplice ruolo di consulente e diventare un'unità aziendale strategicamente importante".

L'automazione delle operazioni IT

Le conseguenze dell'adozione dell'AI si estendono ben oltre la semplice generazione di codice. Nikhil Mungel di Cribl prevede un cambiamento fondamentale: "Man mano che l'intelligenza artificiale assumerà un numero sempre maggiore di compiti, le operation interne ed esterne dell'azienda dipenderanno sempre più dagli agenti software". Questo significa spostare l'attenzione dalla gestione degli endpoint fisici alla supervisione di agenti virtuali nel cloud.

Jimmy Mesta, cofondatore di RAD Security, è ancora più diretto: "I costi generali dei ticket ITSM e i rigidi flussi di approvazione non sopravviveranno ancora a lungo. I sistemi di AI smisteranno automaticamente gli avvisi, genereranno valutazioni dei rischi e suggeriranno o implementeranno direttamente le soluzioni".

Il parallelo con il low-code e la citizen science

Per comprendere meglio dove stiamo andando, è utile osservare cosa è accaduto con lo sviluppo low-code e la citizen data science. Queste tecnologie hanno democratizzato capacità che prima erano esclusive dei reparti IT, ma hanno anche creato nuove esigenze di governance e supporto tecnico. Liav Caspi di Legit Security nota che "il low-code si evolverà in sistemi di AI che generano app da prompt, sostituendo il drag-and-drop con cicli iterativi di prompt-review".

Marcus Torres, Chief Product Officer di Quickbase, evidenzia le sfide di questa democratizzazione: "L'intelligenza artificiale generativa sta ridefinendo praticamente ogni funzione all'interno delle aziende, ma questa accelerazione comporta una nuova complessità di soluzioni personalizzate costruite al di fuori dei modelli di governance".

Nuove responsabilità per vecchi ruoli

Jonathan Zaleski di HappyFunCorp dipinge un futuro in cui "l'ITSM passerà al self-service predittivo, l'infrastruttura cloud diventerà sempre più autonoma e l'informatica per gli utenti finali sarà incentrata su interfacce conversazionali". Tuttavia, questo non significa la fine del lavoro IT, ma piuttosto la sua evoluzione verso governance dell'AI, supervisione etica e orchestrazione strategica.

Rishi Bhargava di Descope conclude con una riflessione che riassume perfettamente la situazione attuale: "Semplificare la complessità e gestire il caos è sempre stato parte integrante della missione della tecnologia, e questo non cambierà con l'adozione degli agenti AI. Semmai, porterà a nuove responsabilità IT e di sicurezza".

La storia della tecnologia ci insegna che ogni grande innovazione ridefinisce i ruoli esistenti piuttosto che eliminarli completamente. In questo, l'intelligenza artificiale sta già liberando i professionisti IT da compiti ripetitivi, permettendo di concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto e su sfide strategiche più complesse.

Fonte dell'articolo: www.cio.com

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