Amazon e Google hanno avviato una profonda revisione della loro forza lavoro. Questa settimana, Amazon ha annunciato un taglio di 14.000 posti di lavoro a livello corporate. Non è un caso isolato: Google sta ristrutturando intere divisioni attorno all'IA, e persino le banche d'affari stanno rallentando le assunzioni. Il "perché" è unanime: l'integrazione dell'intelligenza artificiale.
Si tratta probabilmente di una reazione a condizioni economiche contingenti, ma è impossibile non vedere che i tagli arrivano insieme a profitti eccellenti, a volte con numeri da record. Si tratta più di una nuova strategia a cui porre attenzione: i colossi tech, dotati di enormi risorse e accesso a dati illimitati, agiscono come "canarini nella miniera" per le tendenze di mercato. Stanno scommettendo che l'efficienza operativa derivante dall'IA supererà il costo della riorganizzazione.
E, probabilmente, sono anche convinti che le carenze degli LLM, come le risposte sbagliate e le allucinazioni, saranno problemi superabili.
È doveroso poi rilevare anche un altro piccolo dettaglio: per chi l'AI la produce e la vende, come Google o Amazon, licenziare migliaia di persone in favore degli Agenti AI è anche una mossa di marketing. Vale a dire che sono loro i primi a fare ciò che vorrebbero vendere, così poi possono andare dal cliente a dire "vedi? Io stesso ho licenziato decine di migliaia di persone e uso l'AI, puoi farlo anche tu se la compri.
Il doppio binario della trasformazione
La strategia più aggressiva è quella del taglio. Amazon, che nel 2021 si vantava di essere il più grande creatore di posti di lavoro negli USA, inverte la rotta. I 14.000 tagli corporate seguono altre ondate di licenziamenti che abbiamo recentemente analizzato, indicando una chiara volontà di snellire la struttura manageriale. Anche Google, tramite YouTube, ha offerto buyout volontari per riorganizzarsi attorno all'IA.
Diversa, ma complementare, è la posizione di Walmart. Il CEO Doug McMillon ha avvertito che l'IA è destinata a "cambiare letteralmente ogni lavoro". L'azienda, tuttavia, prevede di mantenere stabile la sua forza lavoro di 2,1 milioni di persone per i prossimi tre anni. L'obiettivo non è tagliare, ma trasformare: l'IA verrà usata per evolvere i ruoli esistenti, rendendoli (in teoria) più efficienti.
JPMorgan e Goldman Sachs hanno confermato un rallentamento delle assunzioni per integrare la tecnologia. Come discusso, Goldman Sachs prevede riduzioni significative del personale nei prossimi tre anni. È la conferma di un trend che avevamo già identificato: l'IA non taglia (solo) i costi, ma elimina attivamente posti di lavoro. Persino Nestlé, nel settore alimentare, pianifica tagli nei prossimi due anni a favore dell'automazione.
L'IA come alibi o strategia?
La domanda è se l'IA sia la vera causa o una comoda giustificazione. David Smith, economista alla Pepperdine Graziadio Business School, suggerisce che si tratti di una "narrativa mista". Da un lato, c'è la pressione a seguire i leader di settore, a fare quello che fanno i grandi nell'ipotesi che sia la scelta migliore - siamo ancora nell'ambito della FOMO. Dall'altro, le pressioni economiche sono reali, e si cerca costantemente di tagliare i costi. L'IA diventa così la spiegazione strategica per una necessità finanziaria.
Dopotutto, come nota il Washington Post, "non sono ancora emerse prove definitive di aumenti diffusi dell'efficienza o della produttività". Le aziende stanno investendo sulla promessa dell'IA, prima ancora di averne misurato appieno il ROI. Stanno investendo in strumenti per riassumere documenti o redigere email, ma l'impatto macroeconomico è ancora da dimostrare.
Per le piccole e medie imprese, seguire ciecamente i colossi è impossibile e rischioso. Ma ignorare il segnale è peggio. La lezione non è (necessariamente) licenziare, ma capire come l'IA possa modificare le competenze necessarie al proprio team.
L'ondata di ristrutturazioni non riguarda solo Amazon o Google; riguarda la ridefinizione del valore del lavoro umano. C'è chi arriva a sostenere che se l'IA ti ruba il lavoro, forse non era un vero lavoro, una prospettiva tanto affascinante quanto pericolosa.
Le aziende devono iniziare a pensare seriamente a cosa può fare l'IA nel loro specifico business e a come preparare le persone. La vera sfida non è adottare la tecnologia, ma gestire la transizione umana che questa impone, specialmente considerando i timori che l'IA stia rubando il futuro ai più giovani.