L'impresa costretta a farsi mobile

La Consumerization spinge l’ingresso della mobility in azienda. Occorre attrezzarsi, impostando una strategia, scegliendo gli strumenti e definendo processi e modelli di business

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a cura di Gaetano Di Blasio

Sono già un po' di anni che si parla dei vantaggi per le imprese indotti dalla "mobility", come ridurre i costi dei processi, aumentare produttività e competitività, accelerare il time to market e così via. Benefici che ancora oggi conseguibili, ma lo scenario è andato profondamente cambiando nel corso degli ultimi 2 o 3 anni. Se prima le imprese dovevano operare una scelta, investendo nella mobility, oggi sono costrette a farlo in uno scenario molto diverso rispetto al passato.

Uno scenario più "ricco", per molti versi ancora più promettente, ma, allo stesso tempo, notevolmente più complesso.Questo soprattutto a causa di due fenomeni: il primo, chiamato "Consumerization", ormai pienamente esploso anche in Italia; il secondo, noto come "Millennials", già parzialmente in atto anche da noi e destinato a una rapida crescita.

Per "consumerizzazione" s'intende l'impatto degli strumenti nati per il mercato consumer e utilizzati nel mondo del lavoro, dato il loro forte apporto innovativo. Per esempio, nel 2006 i dispositivi mobili pensati per le aziende erano notebook, palmari e i primi smartphone, la cui unica (o quasi) killer application era la posta elettronica. Sul fronte consumer, si progettavano i netbook, perché non serviva grande capacità computazionale, ma accensione rapida e accesso a Internet.

Dall'iPhone in avanti, il dispositivo consumer supera il ruolo di puro e semplice entertainer e crea un nuovo mercato di applicazioni e servizi. Parallelamente, la crescita di utilizzatori "nativi digitali", i cosiddetti Millennials, ha guidato lo sviluppo del Web 2.0, come fu chiamata la nuova ondata di Internet, basata sulla collaboration e sulla condivisione dei contenuti, che ha portato a una completa rivoluzione delle relazioni sociali tra i giovani.