Logo Tom's Hardware
  • Hardware
  • Videogiochi
  • Mobile
  • Elettronica
  • EV
  • Scienze
  • B2B
  • Quiz
  • Tom's Hardware Logo
  • Hardware
  • Videogiochi
  • Mobile
  • Elettronica
  • EV
  • Scienze
  • B2B
  • Quiz
  • Forum
  • Sconti & Coupon
Sconti & Coupon
Accedi a Xenforo
Immagine di Chi è che difende le PMI italiane dal cybercrime? Chi è che difende le PMI italiane dal cybercrime?...
Immagine di Si può controllare un dipendente per vedere se lavora? Ecco la risposta Si può controllare un dipendente per vedere se lavora? Ecco...

L'IA ha già perso il confronto con l'etica. Quale futuro attende le imprese?

Il 63% degli esperti privacy punta sull'etica per l'IA, ma il 73,9% chiede controlli più efficaci. Hinton: "L'IA è come una tigre che crescerà"

Quando acquisti tramite i link sul nostro sito, potremmo guadagnare una commissione di affiliazione. Scopri di più
Avatar di Antonino Caffo

a cura di Antonino Caffo

Editor

Pubblicato il 04/06/2025 alle 08:44

La notizia in un minuto

Il delicato equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali divide il panorama normativo mondiale, con l'Unione Europea che adotta un approccio precauzionale attraverso GDPR e AI Act, mentre gli Stati Uniti privilegiano l'autoregolamentazione aziendale. La sorveglianza di massa e gli algoritmi di intelligenza artificiale stanno ridefinendo settori cruciali come giustizia e sanità, sollevando interrogativi sulla responsabilità decisionale e sui rischi di discriminazione algoritmica, mentre la concentrazione del potere tecnologico in poche multinazionali minaccia democrazia e concorrenza. Un recente sondaggio di Federprivacy su mille professionisti del settore rivela che il 73,9% ritiene sufficienti gli attuali profili sanzionatori, chiedendo piuttosto un'applicazione più efficace delle norme esistenti anziché nuove regolamentazioni. L'approccio etico all'intelligenza artificiale, pur considerato prioritario dal 63% degli esperti, viene giudicato insufficiente senza strumenti normativi concreti, come sottolinea il Premio Nobel Geoffrey Hinton affermando che "le grandi aziende perseguono il profitto, non l'etica". Particolarmente critica risulta la situazione delle piccole e medie imprese italiane, per le quali il GDPR ha introdotto regole uguali per tutti senza prevedere adeguate agevolazioni, creando disparità competitive significative. La strada verso una trasformazione digitale sostenibile richiede un approccio bilanciato che non rifiuti l'innovazione ma la inquadri in un sistema di regole chiare e applicabili, concentrandosi su controlli più efficaci piuttosto che su principi astratti.

Esiste ancora un concreto equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali? Il panorama normativo mondiale presenta approcci profondamente diversi alla regolamentazione tecnologica. L'Unione Europea ha scelto la strada della precauzione, implementando il GDPR e preparando l'AI Act, legislazioni che pongono paletti rigidi all'uso dei dati personali e all'intelligenza artificiale. Dall'altra parte dell'Atlantico, gli Stati Uniti mantengono un atteggiamento più permissivo, privilegiando l'autoregolamentazione delle aziende e l'innovazione di mercato. Questa divergenza crea un mosaico regolamentare complesso che le multinazionali devono navigare con crescente difficoltà.

La sorveglianza di massa rappresenta forse il punto più critico di questo delicato equilibrio. Sistemi di riconoscimento facciale, tracciamento delle comunicazioni e profilazione comportamentale sono ormai strumenti quotidiani nelle mani di governi e corporation private. La privacy, un tempo considerata diritto inalienabile, viene progressivamente erosa in nome della sicurezza nazionale, dell'efficienza commerciale o della personalizzazione dei servizi. Cittadini di tutto il mondo si trovano così a dover scegliere tra comodità tecnologica e riservatezza personale.

Ti potrebbe interessare anche

youtube play
Guarda su youtube logo

L'intelligenza artificiale alla prova dell'etica

Gli algoritmi di intelligenza artificiale stanno ridefinendo settori cruciali come la giustizia, la sanità e l'occupazione, sollevando interrogativi fondamentali sulla responsabilità decisionale. Quando un sistema automatizzato nega un prestito, respinge una candidatura lavorativa o suggerisce una sentenza giudiziaria, chi risponde delle conseguenze? La black box degli algoritmi di machine learning rende spesso incomprensibile il processo decisionale, violando principi di trasparenza che dovrebbero caratterizzare una società democratica.

Le discriminazioni algoritmiche rappresentano un'altra frontiera critica. Sistemi addestrati su dati storici inevitabilmente perpetuano pregiudizi esistenti, amplificandoli su scala industriale. Donne, minoranze etniche e categorie sociali vulnerabili si trovano sistematicamente penalizzate da tecnologie presentate come obiettive e neutrali. La sfida consiste nel progettare algoritmi che non solo evitino discriminazioni, ma contribuiscano attivamente a ridurre le disuguaglianze sociali esistenti.

Il mondo del lavoro subisce trasformazioni accelerate dall'automazione e dall'intelligenza artificiale. Milioni di posti di lavoro tradizionali rischiano di scomparire, mentre emergono nuove professionalità altamente specializzate. Questa transizione solleva questioni cruciali sulla giustizia distributiva: come garantire che i benefici dell'innovazione tecnologica non si concentrino esclusivamente nelle mani di pochi, ma vengano condivisi dall'intera società?

La tecnologia non è neutrale: riflette i valori di chi la progetta.

La concentrazione del potere tecnologico in poche multinazionali globali rappresenta una minaccia crescente per la democrazia e la concorrenza. Giganti come Google, Amazon, Facebook e Apple controllano infrastrutture digitali essenziali, influenzando l'accesso all'informazione, il commercio e le comunicazioni di miliardi di persone. Questa oligarchia digitale pone interrogativi urgenti sulla necessità di spezzare monopoli che potrebbero risultare più potenti degli stessi stati nazionali.

L'educazione digitale emerge come strumento fondamentale per riequilibrare il rapporto tra cittadini e tecnologia. Una popolazione consapevole dei meccanismi che governano gli algoritmi, capace di comprendere le implicazioni della condivisione dei propri dati e in grado di utilizzare criticamente gli strumenti digitali rappresenta la migliore garanzia democratica. Tuttavia, il digital divide continua a escludere ampie fasce della popolazione mondiale dall'alfabetizzazione tecnologica, creando nuove forme di disuguaglianza.

La posizione di Federprivacy

Un recente sondaggio condotto da Federprivacy su mille professionisti del settore privacy rivela come la comunità degli addetti ai lavori stia affrontando le sfide dell'intelligenza artificiale con un approccio pragmatico, che va oltre le discussioni puramente etiche. I dati emersi dalla ricerca fotografano una realtà complessa, dove la necessità di regolamentazione concreta prevale sui principi astratti, mentre le piccole e medie imprese italiane si trovano a dover navigare in acque sempre più difficili.

La questione della regolamentazione emerge con forza dai risultati del sondaggio, dove il 73,9% dei professionisti ritiene che gli attuali profili sanzionatori non necessitino di modifiche sostanziali. Quello che manca, secondo gli esperti, non sono nuove norme ma una loro applicazione più efficace. Il dato acquisisce particolare significato se considerato alla luce dei sette anni di applicazione del GDPR, durante i quali le autorità europee hanno comminato oltre 2.500 multe per un valore superiore ai 6 miliardi di euro, senza tuttavia registrare un cambio di rotta significativo nel comportamento delle aziende.

La richiesta di maggiori controlli trova eco nel 43,2% dei professionisti che auspica un incremento delle attività ispettive da parte del Garante e della Guardia di Finanza. Questa posizione riflette una convinzione diffusa: le regole esistono già, ma la loro osservanza richiede un presidio più costante e capillare del territorio. Una visione che contrasta con la percezione comune di un sistema normativo inadeguato di fronte alle nuove sfide tecnologiche.

Il paradosso dell'etica digitale

L'approccio etico all'intelligenza artificiale, pur riconosciuto come prioritario dal 63% degli addetti ai lavori, viene considerato insufficiente se non accompagnato da strumenti normativi concreti. Come sottolinea Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, "si parla tanto di etica per affrontare le sfide dell'intelligenza artificiale, ma attualmente essa costituisce un principio troppo astratto per offrire una guida concreta per lo sviluppo della società digitale". Questa posizione trova riscontro nelle parole del Premio Nobel Geoffrey Hinton, che dal palcoscenico del Gitex Europe a Berlino ha descritto l'AI come "una tigre" che "da cucciola sembra innocua, addirittura affascinante, ma crescerà".

La metafora di Hinton acquisisce particolare rilevanza quando il pioniere del machine learning risponde perentoriamente a chi propone l'etica come principale rimedio: "Le grandi aziende perseguono il profitto, non l'etica". Una dichiarazione che risuona nelle preoccupazioni espresse dalla comunità professionale italiana, sempre più convinta che servano strumenti normativi concreti piuttosto che principi astratti.

Il 78,3% dei professionisti intervistati indica la necessità di trovare un equilibrio per conciliare i diritti fondamentali con l'innovazione, segnalando una maturità di approccio che va oltre le posizioni estreme.

Non si tratta di bloccare l'innovazione, ma di governarla responsabilmente

Le piccole imprese tra compliance e competitività

Un aspetto critico emerso dal sondaggio riguarda l'impatto del GDPR sulle micro, piccole e medie imprese italiane. Il 56,9% dei professionisti riconosce che il regolamento europeo ha introdotto regole uguali per tutti, ma lamenta che avrebbe dovuto prevedere maggiori agevolazioni per le realtà imprenditoriali di minori dimensioni. Questa disparità di trattamento rischia di creare un gap competitivo significativo tra grandi corporation e piccole aziende, queste ultime rappresentative della stragrande maggioranza del tessuto economico nazionale.

L'avvocato Paola Casaccino, docente di diritto di internet e tutela dell'innovazione all'Università Cattolica del Sacro Cuore, evidenzia come "le piccole aziende non possano permettersi né di dedicare budget importanti alla privacy né di assumere un Data Protection Officer". Il paradosso è che proprio l'intelligenza artificiale, spesso vista come minaccia, potrebbe rappresentare la soluzione per queste realtà imprenditoriali, permettendo di risparmiare fino a 12 ore di lavoro settimanali nella gestione della compliance.

Nonostante le preoccupazioni diffuse tra i cittadini riguardo alla privacy, il 63,5% dei professionisti che osserva le aziende dall'interno conferma un miglioramento della situazione dal 2018 a oggi, grazie alle sanzioni più severe introdotte dal Regolamento UE. Un dato che suggeri come gli strumenti normativi, quando applicati con efficacia, possano produrre risultati concreti.

La strada verso una trasformazione digitale sostenibile sembra quindi passare attraverso un approccio bilanciato che non rifiuti l'innovazione tecnologica ma la inquadri in un sistema di regole chiare e applicabili. Come conclude Casaccino, "concentrarsi solo sulle criticità dell'AI e rifiutarsi di avvalersene sarebbe come intestardirsi di voler continuare a fare i conti con carta e penna mentre gli altri usano la calcolatrice".

I risultati completi del Rapporto "Innovazione responsabile e compliance per la sostenibilità della trasformazione digitale" saranno oggetto di analisi approfondita durante il Privacy Day Forum 2025, in programma il 6 giugno presso il Centro Congressi e Fiere di Arezzo, dove esperti e rappresentanti delle autorità si confronteranno sulle prospettive future della governance digitale.

Leggi altri articoli

👋 Partecipa alla discussione! Scopri le ultime novità che abbiamo riservato per te!

0 Commenti

⚠️ Stai commentando come Ospite . Vuoi accedere?


Questa funzionalità è attualmente in beta, se trovi qualche errore segnalacelo.

Segui questa discussione

Non perdere gli ultimi aggiornamenti

Newsletter Telegram

I più letti di oggi


  • #1
    WindTre down, smartphone "inutili" per milioni di utenti
  • #2
    Galaxy S26 potrebbe segnare la rottura tra Samsung e Google
  • #3
    Le 12 app da avere assolutamente su Windows 11
  • #4
    5 modi per sapere quanto ChatGPT conosce di te
  • #5
    Dimenticatevi di PS3! Ora potete emulare i giochi PS4 su Windows
  • #6
    Hai comprato Switch 2? Ecco 10 cose da NON fare assolutamente
Articolo 1 di 5
Si può controllare un dipendente per vedere se lavora? Ecco la risposta
La sorveglianza sul lavoro nell'era digitale: limiti, regole e nuove sfide tecnologiche tra controllo aziendale e tutela della privacy del lavoratore.
Immagine di Si può controllare un dipendente per vedere se lavora? Ecco la risposta
Leggi questo articolo
Articolo 2 di 5
Chi è che difende le PMI italiane dal cybercrime?
Una startup tutta italiana ha deciso di offrire un pacchetto unico alle piccole e medie imprese del nostro Paese: sicurezza, polizza e consulenza
Immagine di Chi è che difende le PMI italiane dal cybercrime?
Leggi questo articolo
Articolo 3 di 5
I CEO sanno che l'IA ridurrà i posti di lavoro ma non lo dicono
Gli AD stanno pianificando tagli del personale ma evitano di ammetterlo pubblicamente.
Immagine di I CEO sanno che l'IA ridurrà i posti di lavoro ma non lo dicono
Leggi questo articolo
Articolo 4 di 5
L'AI ruba il futuro dei giovani, ma non tutti sono d'accordo
L'incertezza del futuro non ferma Amodei: le sue previsioni potrebbero garantirgli un ruolo chiave nella regolamentazione dell'intelligenza artificiale.
Immagine di L'AI ruba il futuro dei giovani, ma non tutti sono d'accordo
Leggi questo articolo
Articolo 5 di 5
Trump + Intelligenza Artificiale = crisi globale per le aziende?
Le aziende devono adottare l'intelligenza artificiale secondo il WEF, ma l'incertezza rappresenta il principale ostacolo all'implementazione tecnologica.
Immagine di Trump + Intelligenza Artificiale = crisi globale per le aziende?
Leggi questo articolo
Footer
Tom's Hardware Logo

 
Contatti
  • Contattaci
  • Feed RSS
Legale
  • Chi siamo
  • Privacy
  • Cookie
  • Affiliazione Commerciale
Altri link
  • Forum
Il Network 3Labs Network Logo
  • Tom's Hardware
  • SpazioGames
  • CulturaPop
  • Data4Biz
  • TechRadar
  • SosHomeGarden
  • Aibay

Tom's Hardware - Testata giornalistica associata all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana, registrata presso il Tribunale di Milano, nr. 285 del 9/9/2013 - Direttore: Andrea Ferrario

3LABS S.R.L. • Via Pietro Paleocapa 1 - Milano (MI) 20121
CF/P.IVA: 04146420965 - REA: MI - 1729249 - Capitale Sociale: 10.000 euro

© 2025 3Labs Srl. Tutti i diritti riservati.