L'instabilità economica globale ha raggiunto livelli superiori a quelli registrati durante la pandemia di COVID-19, con i principali economisti mondiali che identificano nelle politiche commerciali dell'amministrazione Trump e nell'intelligenza artificiale le due forze destabilizzanti più preoccupanti del momento. Secondo l'ultimo rapporto del World Economic Forum pubblicato mercoledì, questa combinazione di fattori sta creando un clima di incertezza che minaccia di paralizzare le decisioni strategiche a lungo termine delle aziende. Il quadro che emerge dall'indagine condotta tra gli esperti è quello di un'economia globale in bilico, dove tensioni geopolitiche e rivoluzione tecnologica si intrecciano in modo esplosivo.
La totalità degli economisti intervistati concorda sul fatto che le politiche dell'attuale amministrazione statunitense sconvolgeranno l'ordine economico mondiale, con il 79% che prevede cambiamenti strutturali permanenti nell'economia globale. Questo consenso quasi unanime riflette la portata delle trasformazioni in corso, amplificate dalla natura imprevedibile delle decisioni politiche americane che hanno messo in discussione l'affidabilità degli Stati Uniti come partner economico stabile.
Il rapporto evidenzia come la volatilità nelle decisioni politiche abbia sollevato interrogativi fondamentali sulla continuità e prevedibilità delle politiche economiche statunitensi. Sebbene la sospensione della maggior parte dei dazi programmati abbia portato un sollievo significativo, le prospettive post-pausa rimangono avvolte nell'incertezza, creando un ambiente dove la pianificazione a lungo termine diventa quasi impossibile.
Il paradosso americano: leadership globale e debolezza interna
Paradossalmente, mentre gli Stati Uniti destabilizzano l'economia mondiale con le loro politiche commerciali, sono proprio loro a subire le conseguenze più severe. Le aspettative per l'economia americana nel 2025, inizialmente ottimistiche, hanno subito una drastica revisione al ribasso dopo i recenti sviluppi tariffari. Il 78% degli economisti prevede ora una crescita debole o molto debole per gli Stati Uniti, mentre tutti i partecipanti al sondaggio prevedono almeno un'inflazione moderata, con il 79% che anticipa tassi inflazionistici elevati.
Questa situazione sta alimentando un circolo vizioso: l'aumento delle tensioni geopolitiche spinge verso incrementi massicci della spesa per la difesa, che secondo il 73% degli intervistati andrà a discapito degli investimenti pubblici in infrastrutture. Il timing non potrebbe essere peggiore, considerando la pressante necessità di potenziare le reti energetiche per sostenere la proliferazione di datacenter destinati all'addestramento e al funzionamento dell'intelligenza artificiale.
L'intelligenza artificiale rappresenta una fonte potenziale di ulteriore volatilità a breve termine oltre che di cambiamenti strutturali a lungo termine nell'economia globale. Nonostante l'impatto previsto sul PIL per il 2025 sia relativamente modesto, stimato tra lo 0 e il 5%, la tecnologia è destinata a complicare ulteriormente l'equilibrio degli affari mondiali con le sue implicazioni sociali ed economiche.
Le previsioni sull'occupazione dipingono un quadro preoccupante: il 47% degli economisti si aspetta perdite di posti di lavoro a causa dell'IA, mentre solo il 19% prevede guadagni occupazionali, peraltro descritti come "modesti". La maggioranza (68%) ritiene che l'intelligenza artificiale sarà utilizzata principalmente per automatizzare compiti esistenti, suggerendo una transizione più orientata alla sostituzione che all'integrazione della forza lavoro umana.
Rischi sistemici e concentrazione del potere
I rischi associati all'intelligenza artificiale vanno ben oltre la questione occupazionale. Il 53% degli economisti identifica nella disinformazione e destabilizzazione sociale il pericolo maggiore, seguito dalla concentrazione del potere di mercato in poche mani (47%). Questi timori riflettono preoccupazioni più ampie sulla capacità della società di gestire una tecnologia così potente e pervasiva.
Emerge un paradosso nelle raccomandazioni degli esperti: l'89% sottolinea l'importanza per i governi di aumentare gli investimenti in infrastrutture IA per garantire la crescita economica, mentre l'86% ritiene necessario spingere le aziende di settori chiave ad adottare la tecnologia. Tuttavia, la frammentazione politica e l'aumento della spesa militare rendono difficile reperire i fondi necessari per questi investimenti strategici.
Le aziende si trovano così di fronte a una sfida duplice: devono adattarsi simultaneamente alle mutevoli realtà geoeconomiche e abbracciare un cambiamento tecnologico rapido. Come osserva Saadia Zahidi, direttore generale del WEF, questi passi sono essenziali per navigare le turbolenze economiche attuali e garantire resilienza e crescita a lungo termine. La questione cruciale rimane se qualcuno avrà i finanziamenti, la lungimiranza e la determinazione necessari per fare ciò che deve essere fatto.
L'incertezza che permea il panorama economico globale non riguarda solo le singole decisioni politiche o tecnologiche, ma la capacità stessa del sistema economico internazionale di adattarsi a cambiamenti così profondi e simultanei. La convergenza tra instabilità geopolitica e rivoluzione dell'intelligenza artificiale sta creando un ambiente dove le tradizionali strategie di pianificazione aziendale e politica economica potrebbero non essere più sufficienti.