Dietro le dichiarazioni pubbliche rassicuranti sui benefici dell'intelligenza artificiale, si nasconde una realtà che molti amministratori delegati preferiscono non ammettere apertamente: l'IA comporterà inevitabilmente una riduzione significativa della forza lavoro aziendale. Mentre davanti ai microfoni continuano a ripetere il mantra della "maggiore produttività" e degli investimenti in nuove assunzioni, nelle riunioni riservate emerge un quadro completamente diverso. La crescente pressione per mantenere un'immagine pubblica positiva sta creando un divario sempre più ampio tra le strategie reali delle aziende e il modo in cui queste vengono comunicate all'opinione pubblica.
Due investitori del settore software, Jason Lemkin e Rory O'Driscoll, hanno sollevato il velo su questa contraddizione durante una puntata del podcast "Twenty Minute VC". Lemkin, che investe in startup tecnologiche, ha rivelato come le aziende quotate stiano cercando di preparare i propri team a cambiamenti radicali, ma il contraccolpo dell'opinione pubblica si è rivelato troppo forte per consentire una comunicazione diretta. "Si rifugiano nella linea più sicura: 'In realtà, stiamo assumendo'", ha spiegato l'investitore, sottolineando come questa strategia serva principalmente a smorzare le reazioni negative.
La situazione diventa ancora più chiara quando si analizzano i casi di retromarcia pubblica che hanno caratterizzato alcune delle dichiarazioni più audaci degli ultimi mesi. Sebastian Siemiatkowski, amministratore delegato di Klarna, aveva dichiarato a dicembre che l'intelligenza artificiale "può già svolgere tutti i lavori" che fanno gli esseri umani, rivelando che l'azienda aveva smesso di assumere da oltre un anno. Tuttavia, all'inizio di questo mese, ha fatto marcia indietro, ammettendo che la sua ricerca di tagli occupazionali guidati dall'AI potrebbe essere andata troppo oltre.
Il caso Duolingo e la strategia del ripensamento
Un episodio simile ha riguardato Luis von Ahn, CEO di Duolingo, che aveva affrontato critiche feroci dopo aver pubblicato su LinkedIn un memo in cui descriveva i piani per rendere l'azienda "AI-first". La reazione del pubblico lo ha costretto a una rapida correzione di rotta: successivamente ha dichiarato di non vedere l'intelligenza artificiale come un sostituto di ciò che fanno i suoi dipendenti, assicurando che Duolingo continua "ad assumere alla stessa velocità di prima".
Secondo O'Driscoll, partner generale di Scale Venture Partners, il problema di fondo è che i CEO non possono parlare apertamente di perdite di posti di lavoro perché i dipendenti "perderebbero completamente la testa". Il risultato è una comunicazione aziendale che si traduce in "dichiarazioni molto blande" piene di "linguaggio aziendale standard per parlare di AI". La formula ricorrente diventa: "Nessuno verrà licenziato. Farete semplicemente cose più interessanti". O'Driscoll ha definito questa situazione "lo stato attuale della menzogna".
Lemkin ha fornito una stima ancora più precisa della situazione, affermando che "tutti sanno che non hanno bisogno del 30-40% del team che hanno oggi. Tutti lo dicono". Tuttavia, questa consapevolezza rimane confinata nelle conversazioni private, perché "è troppo difficile da sentire per le persone. C'è un limite a quanta onestà si può ottenere da un CEO".
Previsioni sui licenziamenti di massa
Le proiezioni per i prossimi anni dipingono un quadro di trasformazione graduale ma inesorabile del mercato del lavoro. Lemkin prevede che i licenziamenti di massa potrebbero colpire nei prossimi due anni, mentre le aziende si confrontano con una nuova realtà. La sua aspettativa è che il numero complessivo di dipendenti rimarrà "piatto", ma questo nasconde una riorganizzazione profonda dei ruoli e delle competenze richieste.
O'Driscoll ha descritto il processo come un cambiamento graduale, più simile a una "lenta erosione" caratterizzata da una riduzione delle assunzioni del 2-3% ogni anno. Le aziende tecnologiche, in particolare, vedranno una "riduzione significativamente importante delle assunzioni". Non si tratta necessariamente di licenziamenti immediati, ma piuttosto di "efficienze" e di "posti di lavoro che sarebbero esistiti in assenza di questo prodotto e che ora non esisteranno più".
Una voce che ha scelto la strada della trasparenza totale è quella di Dario Amodei, CEO di Anthropic, che giovedì ha dichiarato che l'intelligenza artificiale potrebbe presto eliminare il 50% dei posti di lavoro d'ufficio di livello base. Amodei ha criticato apertamente le aziende di IA e il governo per aver "addolcito" i rischi di eliminazione dei posti di lavoro in settori che includono tecnologia, finanza, diritto e consulenza.
Questa dichiarazione rappresenta un'eccezione nel panorama delle comunicazioni aziendali, dove la maggior parte dei leader preferisce mantenere un profilo più cauto. La pressione sociale e mediatica ha dimostrato di essere sufficientemente forte da convincere anche i CEO più determinati a moderare i loro toni, almeno nelle dichiarazioni pubbliche. Resta da vedere se questa strategia del doppio binario - onestà privata e rassicurazioni pubbliche - potrà essere sostenuta a lungo termine, o se la realtà dei fatti finirà per emergere attraverso i numeri e le decisioni aziendali concrete.
Il dibattito solleva questioni fondamentali sulla responsabilità delle aziende nel comunicare i cambiamenti strutturali che l'intelligenza artificiale sta portando nel mondo del lavoro. Mentre la cautela nelle comunicazioni può essere comprensibile dal punto di vista della gestione aziendale, la mancanza di trasparenza rischia di impedire una preparazione adeguata sia ai lavoratori che alle istituzioni chiamate a gestire questa transizione epocale.