L'utilizzo dello storage a stato solido in ambito aziendale

Gli SSD crescono di interesse anche in ambito Enterprise per utilizzi specifici quali database o ambienti virtualizzati grazie a nuove tecnologie che ne incrementano le doti di affidabilità e durata

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a cura di Riccardo Florio

L'utilizzo dello storage a stato solido in ambito aziendale 

L'adozione dei dischi a stato solido in ambiente enterprise risponde, innanzitutto, alle esigenze di disporre all'interno del data center di elevati throughput per i dati e di basse latenze di transazione. Questa esigenza è tanto più pressante mano a mano che cresce il livello di virtualizzazione e ci si indirizza verso modelli di data center "software defined".

I dischi a stato solido rappresentano una buona soluzione per incrementare prestazioni perlomeno per taluni compiti specifici all'interno di processi più complessi. Sono adatti per esigenze di accelerazione applicativa o di accesso e analisi in tempo reale a dati la cui importanza è legata al fattore tempo, come per esempio quelli finanziari oltre che negli ambienti caratterizzati da un elevato livello di virtualizzazione.

In uno scenario di gestione differenziata delle informazioni, peraltro, non serve che tutto lo storage sia estremamente performante: è stato stimato che in alcuni casi di installazioni enterprise una piccola percentuale di storage (4-5%) basato su SSD sia sufficiente per estendere i vantaggi prestazionali di specifiche operazioni e processi all'intero ambiente storage.

Tutti i principali vendor storage forniscono ormai supporto per lo storage a stato solido e molti di questi hanno affiancato le loro famiglie di sistemi storage più tradizionali basati su hard disk con nuove famiglie di sistemi.

Gli SSD sono solitamente realizzati integrando i chip di memoria in un frame che replica il fattore di forma degli hard disk, tra cui il formato da 2,5", così da poter essere inseriti semplicemente negli attuali server e sistemi RAID e sono disponibili con svariati interfacce di comunicazione, tra cui quelle Serial ATA (SATA) e Serial Attached SCSI (SAS) per il trasferimento dei dati da e verso la CPU.

Confronto tra i cicli di scrittura/riscrittura per diverse tecnologie flash

Enterprise MLC (eMLC): un buon compromesso tra affidabilità e costo

Le memorie MLC sono più lente rispetto a SLC sia in lettura sia scrittura e consumano più energia. Inoltre, le memorie MLC mettono a disposizione maggiore capacità rispetto a SLC a fronte di una sostanziale parità di costo di produzione ma supportano un numero di cicli di scrittura dieci volte inferiore.

Il trade-off tra flash SLC e MLC deve quindi tenere in considerazione le prestazioni, il costo, l'affidabilità, la durata e l'ambito di utilizzo. 

Un buon compromesso tra prestazioni e costo proviene dalla tecnologia Enterprise Multi-Level Cell (eMLC), che è un tipo di memoria flash MLC tipicamente a 2 bit, leggermente più costosa delle memorie MLC ma decisamente più economica rispetto alle SLC, migliorata per ospitare più cicli di scrittura rispetto alle flash MLC di tipo tradizionale. Una memoria flash MLC può fornire da 3.000 a 10.000 cicli di scrittura, mentre le celle eMLC sono in grado di gestire da 20.000 a 30.000 cicli di scrittura.

Numeri che le rendono più adatte a supportare i tipici di carichi di lavoro delle applicazioni aziendali e i requisiti di classe enterprise, dove i dati mission-critical devono essere salvati, conservati nel tempo, e restituiti intatti per tutta la durata stimata del supporto storage.