Nel turbine di nuove idee, app e piattaforme, la vera sfida del mercato digitale è comprendere se ciò che si crea risponde ad una reale esigenza dei consumatori. Un tempo c'erano le interviste, spesso uno ad uno, fatte di ore interminabili di questionari da dare in pasto agli specialisti umani per tirar fuori delle indagini che avessero un senso. I focus group di un tempo oggi non trovano più modo di essere, grazie alla pervasività dell'online e dell'intelligenza artificiale.
Ed è il principio su cui si basa Unguess, realtà che ha come obiettivo quello di far sì che le decisioni nel mondo dello sviluppo digitale siano realmente guidate dai dati, e non da congetture. Come spiega Luca Manara, fondatore dell'azienda, il nome nasce da un gioco di parole che si rifà a un concetto molto noto nel mondo del management. "Storpia il concetto di 'guesswork', che è quel momento che tutti i manager vivono quando cercano di prendere decisioni senza avere informazioni appropriate. Noi, per il mestiere che facciamo, aiutiamo un certo tipo di manager a prendere decisioni migliori, ad evitare il guesswork', a prendere decisioni corrette".
Unguess, che attualmente è composta da un centinaio di persone e forte di 13 milioni di euro in fundraising, si rivolge ad un pubblico molto specifico di professionisti, in particolare a chi si occupa di prodotti digitali. Lo scopo è aiutare a creare prodotti che funzionino, coinvolgendo direttamente gli utenti finali. Per fare questo, Unguess ha sviluppato una piattaforma di “user research” che digitalizza il processo dei focus group, rendendolo più agile ed efficiente.
Trovare l'errore per migliorare
"Quando fai prodotti digitali, devi testare frequentemente e velocemente tutte le features e tutti i prodotti che stai sviluppando, le idee che hai, i progetti nuovi che hai. Questa attività di test è tipicamente molto onerosa, ma noi semplifichiamo tutto questo", aggiunge Manara. "L'innovazione di Unguess risiede nella sua capacità di semplificare un processo tradizionalmente complesso e costoso. La piattaforma permette agli sviluppatori di caricare prototipi o idee, reclutare persone in base a criteri demografici o geografici, e ottenere feedback dettagliato attraverso video registrazioni che catturano ogni interazione dell’utente".
Finiti i test, Unguess riceve uno stream video, che viene filmato durante l'attività. Questo viene dato in pasto a un'intelligenza artificiale, che genera un sentimen per capire dove l'utente trova difficoltà. Manara sottolinea come la tecnologia di Unguess serva a ottimizzare processi come il checkout di un carrello, l'interfaccia di una banca o la pagina di login, ma soprattutto serve "per capire effettivamente chi sono i tuoi clienti e le criticità da risolvere".
Il difficile mondo delle startup
"Molto spesso si sviluppano prodotti per la sola idea di doverlo fare. Un esempio è il segmento dei prodotti per la casa, dove ogni marchio ha la sua app companion per gestire un elettrodomestico. Questo crea confusione per le persone e un costo ulteriore per le aziende. Il digitale e il mobile devono essere orientati a risolvere un problema, a creare un valore. Ed è lì anche che noi possiamo intervenire, coinvolgendo davvero i consumatori in una fase iniziale del progetto, per raccogliere feedback fin dal principio".
Un'altra sfida che si è affrontata è l'applicazione del metodo di Unguess al mondo B2B, decisamente più complesso e articolato rispetto al B2C. "Nel B2B è più complesso perché lavoriamo con le imprese portando al loro interno nostri progetti che però devono essere integrati con i loro team". C'è poi la complessità della profilazione di clienti B2B di alto livello, come i CEO o i CFO, che hanno agende fitte di impegni e poco tempo da dedicare a queste attività. Unguess paga qualche decina di euro per i test: "se devo reclutare un CFO che di mestiere guadagna decisamente una cifra elevata, devo sostenere una spesa maggiore per un test. Meglio che il brand in vesta in una sua community, usando il marchio come motivo di ingaggio, approcciando dentro il processo di design l'utente finale, per una vera co-creation".
Il segmento di destinazione di Unguess è ampio e coinvolge tutto ciò che ha a che fare con l'online. "Andiamo dall'e-commerce alle applicazioni basate sull'IA. Il digitale ha una obsolescenza altissima e quindi bisogna starci dietro. C'è da restare sempre al passo con i tempi". Il dialogo con Luca Manara ha messo in luce una verità inconfutabile: la chiave del successo non risiede nella pura e semplice innovazione tecnologica, ma nella capacità di mettere l'utente al centro di ogni processo. Non basta creare prodotti ma risolvere problemi. E il team di Unguess lavora ogni giorno per far sì che questo accada.