Designated Survivor, da gregario a presidente in una notte

Kiefer Sutherland è il protagonista di un thriller fantapolitico in cui interpreta un funzionario governativo che si ritrova d'improvviso leader degli Stati Uniti. Le premesse sono ottime e lo sviluppo è intrigante, ma lo show non si distacca dal facile patriottismo.

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a cura di Andrea Balena

I più navigati fan di serie televisive ricorderanno sicuramente la serie d'azione 24 e il suo protagonista Jack Bauer, interpretato da Kiefer Sutherland (figlio dell'altrettanto celebre Donald).  L'attore, dopo qualche tentativo fallimentare (Touch) di tornare sulle scene dopo la fine delle vicende di Bauer, sembra aver trovato finalmente un ruolo che gli calza a pennello: il Presidente degli Stati Uniti.

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Designated Survivor è un thriller fantapolitico prodotto dalla ABC nel quale seguiamo le vicende di Tom Kirkman, un mite padre di famiglia che riveste un ruolo politico secondario nella Casa Bianca. Vicino al licenziamento per contrasti interni all'amministrazione, si ritrova suo malgrado una sera a rivestire il ruolo del "sopravvissuto designato", ovvero il funzionario prescelto in segreto per dare continuità al governo in caso di attacco terroristico. Che, guarda un po', è proprio quel che accade: una bomba fa esplodere il Campidoglio e il governo al gran completo. Dopo poche ore Kirkman già presta giuramento come presidente, con lo scopo di risolvere la crisi nazionale e trovare i responsabili del secondo più grande attentato su suolo americano.

Le prime puntate dello show funzionano bene nel rappresentare quel clima di precarietà e panico post-traumatico. Di momenti bui ce ne sono fin troppi nel governo provvisorio di Kirkman, che si ritrova subito a gestire numerosi problemi interni e internazionali. Kiefer si dimostra bravo nel restituire le emozioni di un uomo qualunque che vede la sua vita stravolta nel giro di una notte e che deve sostenere da solo un fardello enorme, costretto persino a mettere da parte la sua famiglia per il bene di una nazione.

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L'altra anima del prodotto è invece sul campo, e ci permette di seguire le indagini dell'FBI sull'attentato attraverso gli occhi dell'agente Hannah Wells (Maggie Q). Grazie all'intuito e l'ostinazione di questo personaggio viene alla luce un complotto ben più grande e radicato nella società americana, una realtà molto più complessa e insidiosa del terrorista nascosto in una grotta a cui tutti inizialmente danno la colpa. La rappresentazione è affascinante e abbastanza vicina nelle tematiche alla situazione sociopolitica che viviamo in questi anni, seppur trattata in maniera eccessivamente semplicistica.

Ma Designated Survivor rimane a tutti gli effetti un prodotto pensato per la TV pubblica statunitense, quindi non può concedersi troppe libertà creative. La sceneggiatura è il frutto di un compromesso: i temi trattati sono appassionanti e di sicuro impatto mediatico, e fanno leva su immagini forti, ma la scrittura si dimostra raramente critica nei confronti della classe politica statunitense. Non troviamo traccia del cinismo di Kevin Spacey di House of Cards: il personaggio cucito addosso a Sutherland è estraneo alla vita pubblica, proprio per creare una figura completamente positiva e lontana dalle macchinazioni della politica. I suoi buoni sentimenti e la completa devozione al suo nuovo ruolo non fanno che donare alla serie un patriottismo a stelle e strisce spesso reso in maniera piuttosto stucchevole.

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Nonostante ciò, difficilmente vi annoierete lungo le ventuno puntate di cui è composta la prima stagione ed è tutto merito di un ritmo delle vicende sempre sostenuto e di facile decodifica, con molti "spiegoni" che tuttavia non fanno mai calare l'attenzione dello spettatore. Il risultato è apprezzabile, ma in certi casi troppo scolastico e senza verve, complice anche una regia sciatta e che non va mai oltre il funzionale.

Netflix ha ottenuto i diritti internazionali dello show, quindi troverete Designated Survivor nella categoria Original del suo catalogo. Se avete già guardato e fatto il rewatch di tutte le vostre serie preferite, provate con Designated Survivor: non è certo un capolavoro di tecnica o sceneggiatura, ma lo show del buon Kiefer promette un intrattenimento semplice e senza pretese, alla portata di qualsiasi palato.