Intervista a Lupo Misrachi, voce di Erlendur in Vikings

Durante l'ultimo puntata di Voices, abbiamo avuto il piacere di avere in trasmissione Lupo Misrachi, attore e doppiatore professionista.

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a cura di Lorenzo Ferrero

Sul canale twitch di Cultura Pop è ricominciato Voices, lo show in onda da quest anno il primo ed il terzo venerdì del mese che parla di doppiaggio e di tutto ciò che riguarda questa professione legata al mondo del cinema, delle serie TV e dei videogiochi. Nella prima puntata abbiamo avuto il piacere di avere in trasmissione Lupo Misrachi, attore e doppiatore professionista, che ci ha raccontato della sua professione e di incontri particolari nel suo ambiente, tra cui la collaborazione con un noto premio Nobel per la letteratura.

Quello che leggerete di seguito è un estratto della lunga chiacchierata che abbiamo fatto con Lupo Misrachi durante Voices. Se siete curiosi di vedere (e ascoltare) l’intera intervista, potete andare direttamente al video che trovate in fondo all’articolo.

Intervista a Lupo Misrachi

Partiamo con la classica domanda di rito: perchè hai deciso di intraprendere la carriera da doppiatore?

Quando ero al liceo, c'era una signora che faceva dei laboratori di teatro e li faceva molto bene! E grazie a questo mi sono appassionato molto alla recitazione, specialmente per una questione di "adrenalina", per la sensazione che ti provoca il momento prima di salire sul palco. Se non soffrissi di vertigini, sarei probabilmente uno di quei folli che si lancia dai dirupi con le tute tipo "scoiattoli volanti", ma avendo questo "problema", faccio l'attore.Il doppiaggio, in qualche modo, ricrea questa sensazione, ricrea in maniera estremamente continuativa questo brivido ed è per questo che ho deciso di intraprendere questa carriera.

Qual è stata la cosa più particolare che hai fatto?

La mia carriera, in realtà, è stata abbastanza ordinaria, però ho spaziato tra vari generi di recitazione. Quando ci fu una enorme crisi del teatro, io e la mia ex moglie abbiamo un'idea: leggere gli articoli di alcune ex riviste nazionali. Per una serie di cose, ci ritroviamo a dover parlare di Premi Nobel e riusciamo ad intercettare Dario Fo e gli chiediamo se gli facesse piacere leggere questo articolo per noi.Inaspettatamente accetta e così ci rechiamo a casa sua per registrare il tutto, dove ad attenderci c'erano lui e un discreto numero di assistenti. E' stata un'esperienza incredibile, del resto quando ti ricapita di lavorare con un Premio Nobel come Dario Fo?Una volta finito il tutto e dopo averlo ascoltato in un'improvvisata "Lezione di Storia dell'Arte", ci accingiamo a mettere via l'attrezzatura e a prepararci per il ritorno, quando i suoi assistenti ci chiedono se l'avessimo visto:"A noi aveva detto che sarebbe andato a comprare delle mozzarelle". In quel momento si è scatenato il panico, con loro che hanno iniziato a correre a destra e a manca e a precipitarsi giù dalle scale, dicendoci di chiuderci dietro la porta quando saremmo usciti.Una situazione surreale, ma molto divertente.

Come è avvenuto il passaggio dal teatro al doppiaggio, nella tua carriera?

Io provengo da un'accademia di teatro del movimento, che ti insegna ad avere la piena coscienza del tuo corpo e a come sfruttarlo per andare in scena. Quindi il passaggio da questo al doppiaggio, dove tutta la parte fisica non c'è è stato davvero duro, perchè tutto ciò che riguarda il movimento, le espressioni facciali, l'utilizzo del proprio fisico non esiste più. E in sala di doppiaggio vedi talvolta delle scene grottesche, con gli attori che si agitano, presi dall'emozione del momento e che recitano come se fossero davvero in un teatro.Il difficile è stato proprio questo, ovvero prendere tutto questo fuoco, questa emozione e farlo piccolo piccolo, per farlo poi esplodere solamente con la voce e solamente al momento giusto.Ho iniziato facendo i brusii in Vikings, in turni in cui si era in sei o sette persone contemporaneamente che per tre ore si esprimevano solo a urli e versi. E molto spesso venivo ripreso perchè facevo "troppo". Piano piano ti adegui e inizi a capire che sono due modi totalmente diversi di recitare e, di conseguenza, impari.

E dopo i brusii, è arrivato pure un ruolo in Vikings...

Ho avuto questa incredibile botta di fortuna e mi sono portato avanti per ben quattro stagioni il personaggio di Erlendur, che mi piaceva definire il personaggio più inquadrato e meno parlante della storia della televisione (ride). E nonostante odiassi il personaggio per quello che rappresentava, è stata comunque una bella esperienza.

Hai fatto, però, tanta gavetta sui cartoni animati, giusto?

Esattamente, specialmente quelli per bambini di otto, nove anni e qualche anno fa ho fatto un provino per un programma per i bimbi di età pre-scolare, intitolato Blue's Clues & You!, dove il protagonista è l'unico in carte e ossa e tutto il resto è creato in CGI. Fatto sta che vinsi la parte e sono già tre anni che lavoro alla serie. Inizialmente la prendevo come una cosa normale, senza dargli troppa importanza, ma col passare del tempo mi sono affezionato molto a questo prodotto di Nickelodeon, sviluppando un rapporto quasi simbiotico col personaggio; di solito, quando interpreti un personaggio per tanto tempo, entri talmente tanto in sintonia che è come se andassi tu fisicamente a registrare e non solamente a dargli la voce. E' una realtà (quella dei prodotti per bambini) nella quale mi diverto un sacco e con cui lavoro molto bene.Pensate che ho provato pure a contattare Josh Dela Cruz (il protagonista), ma pare che in America sia piuttosto famoso e quando è così diventa piuttosto complicato.

Hai mai pensato ad una svolta "live-action", tipo "Albero Azzurro", sempre sulla falsa riga del programma americano?

Si, ci ho pensato, ma purtroppo è un impegno che non so se riuscirei a portare avanti, perchè è molto pesante, poichè si passerebbero le giornate in studio e dovrei vivere necessariamente dove registrerei (tipo Roma o Milano). Mi sarebbe, forse, piaciuto specialmente qualche anno fa, quando la televisione per bambini e ragazzi era molto più diffusa. In America, queste produzioni hanno ancora un altissimo budget e una gran cura, cosa che non è qua da noi in Italia purtroppo. E me ne accorgo grazie a mio figlio che spesso guarda questo genere di produzioni.



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