Intervista a Martina Tamburello: la voce di Alyssa di The End Of The F***ing World

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Martina Tamburello, giovane doppiatrice voce di Alyssa di The End Of The F***ing World. Scopriamo com'è andata su Cultura Pop!

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a cura di Lorenzo Ferrero

La nostra rubrica mensile sul doppiaggio si arricchisce di una nuova intervista. Questa volta, abbiamo fatto quattro chiacchiere con una professionista molto giovane, ma con già alle spalle una discreta esperienza: stiamo parlando di Martina Tamburello, classe 1996, doppiatrice del personaggio di Alyssa in The End Of The F***ing World di Netflix, ma anche del personaggio di Ann in One Piece: Stampede, nonché voce di diversi personaggi in videogiochi come Overwatch e Apex Legends.

Domanda di rito: come mai hai iniziato a fare la doppiatrice? Hai mai pensato di fare altro nella tua vita?

Si può dire che ho iniziato davvero per caso! Quando ero in quarta elementare, mio padre trovò dal suo parrucchiere il bigliettino da visita di una scuola di doppiaggio e mi propose di andare a vedere di cosa si trattasse. Ai tempi non avevo idea di cosa fosse il doppiaggio, né tanto meno di come funzionasse. Andai alla lezione di prova con quella che è tuttora una mia carissima amica e ricordo che ci fecero doppiare qualche scena di Harry Potter e la pietra filosofale: mi innamorai immediatamente di tutto. Non potevo credere che la voce registrata fosse proprio la mia: che emozione! Mi iscrissi perciò alla scuola di recitazione e doppiaggio, ma purtroppo dopo due anni dovetti lasciare gli studi. Nel 2011, quando facevo ormai la prima superiore, mi decisi a iscrivermi nella stessa scuola e da lì ricominciò tutto. Dopo tre anni di studi iniziai finalmente a lavorare con loro e più avanti cominciai a lavorare anche a Milano, che ora è diventata la mia seconda casa.

Sei molto giovane, ma hai già accumulato molta esperienza: raccontaci la tua prima volta in sala di doppiaggio, da professionista.

Il mio primo personaggio fu Adriano, un bambino, nella telenovela Eva Luna. Ho sempre avuto una voce scura e questa impostazione vocale mi permette di riuscire ad interpretare in modo naturale le voci dei maschietti. Devo ammettere che farlo mi ha aiutata molto ad apprezzare questa particolare sfumatura della mia voce perché, da bambina, mi dicevano tutti che avevo la voce da maschio e che non sembrava quella di una femmina!

Per quanto riguarda il mio primo turno, ricordo che ero emozionatissima, ma anche tanto contenta perché stavo doppiando per davvero! La cosa che più mi ha colpito è il fatto che in un attimo realizzi quanto a volte la teoria sia diversa dalla pratica: alcune cose immaginavo di farle in una certa maniera, per poi farle invece in tutt'altra, imparando anche qualcosa di nuovo. Posso dire per certo che avere iniziato subito a lavorare sia stata una enorme fortuna, perché ho avuto modo di accumulare in fretta tante nuove informazioni e consigli, che ho potuto metterli subito in pratica.

Secondo te c'è bisogno di un cambio generazionale, in ambito doppiaggio o è già in atto?

Il cambio generazionale avviene per forza di cose: tutti cresciamo e alcune cose, con il passare degli anni, non ci vengono più in modo naturale. È vero anche, però, che la voce invecchia molto lentamente. Credo, comunque, che questo cambio sia già in atto: ci sono giovani colleghe e colleghi davvero in gamba, e visto che l'esperienza si accumula con il passare del tempo, spero proprio che tra un po' di anni potremmo essere tutti definiti dei degni successori.

Ti appassioni mai a ciò che doppi o lo prendi semplicemente come un lavoro?

Mi lascio trasportare anche dalla trama dei cartoni animati prescolari! Mi piace divertirmi e mi appassiona tutto ciò che faccio. Quando mi capita di doppiare un personaggio per diversi mesi o anni, spesso mi ci affeziono realmente e mi dispiace sempre quando arriva il momento di separarsi, perché sento di lasciare in lui o lei anche una piccola parte di me: se stavo doppiando una pazza, allora anche una briciola della mia pazzia rimarrà per sempre con lei.

So che hai doppiato una soap opera che si chiama Tempesta D'amore. Com'è interpretare il personaggio di una soap? Hai episodi particolari da raccontare?

Ho doppiato Tempesta d'amore per due anni, nella quale ero la voce di Romy (Désirée von Delft). Le soap sono spesso non viste di buon'occhio, soprattutto dai giovani, e io stessa ammetto di non averne mai viste molte; questo però non vuol dire che dietro non ci sia un ottimo lavoro. Il doppiaggio della serie è seguito e diretto a Torino da professionisti che lavorano con cura e attenzione come per ogni altro prodotto, perciò nulla è lasciato al caso. La mia è stata senza ombra di dubbio una bellissima esperienza, che ricordo con affetto e che mi ha regalato un'altrettanto magnifica esperienza: ho conosciuto l'attrice che doppiavo e con il passare del tempo è nata una grande amicizia.

Ho anche un bellissimo episodio da raccontare: il mio collega (voce di Paul, fidanzato di Romy) era già in contatto con l'attore che doppiava e ricevette un messaggio da parte sua, in cui ci invitava ad andare sul set, a Monaco di Baviera, per prendere parte al matrimonio dei due personaggi. In poche parole, avremmo fatto le comparse in Tempesta d'amore! Fu un'emozione indescrivibile incontrarli dal vivo, ma allo stesso tempo fu molto strano, perché ci sembrava di conoscerli da anni. È stata un'esperienza straordinaria. Se poi vogliamo trovare l'episodio divertente all'interno di questa storia, beh, ho anche quello: non sapevo che avrei assistito alla morte del mio personaggio.

Che consigli ti senti di dare a chi si approccia a questo mondo, soprattutto i giovani?

Anche se banale, il consiglio è di provarci ed insistere. Mi rendo conto che non sia un mondo facile e che spesso quelle che ci si trova davanti siano più porte chiuse che aperte, ma proprio per questo la costanza e la pazienza sono tutto. Se davvero è quello che volete, se davvero è quello in cui credete e vi sentite portati per questo, allora avete tutto il diritto di insistere e provarci.

Come mai, secondo te, c'è questo ritorno sotto i riflettori del mestiere di doppiatore/doppiatrice?

Onestamente, non lo so. Se devo provare a dare una risposta, quello che noto è che è certamente una professione affascinante, definita "per pochi" e questo probabilmente attira l'attenzione. È un lavoro davvero bello e diverso dal solito, perciò è normale che susciti molto interesse. Non bisogna dimenticare mai, però, che dietro ci sono anni di studio, sacrifici e l'amore per questa professione, perciò quando una persona decide di voler diventare un doppiatore, deve essere pronta ad acquistare il pacchetto completo. Vi auguro buona fortuna, ragazzi!

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