Le quote d'investimento imposte dal Governo mettono in crisi Netflix Italia

La direzione di Netflix Italia si dichiara molto delusa dallo schema di decreto legislativo in merito alla direttiva UE SMAV

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a cura di Marco Valle

Eleonora Andreatta, attuale vice presidente per le serie italiane di Netflix Italia, e con un passato alla guida della sezione fiction della RAI, si dichiara molto delusa dallo schema di decreto legislativo in merito alla direttiva UE SMAV (Servizi Media Audio Visivi).

Secondo quanto riportato nel decreto legge in questione, e varie piattaforme di servizi streaming, Netflix compresa ovviamente, saranno obbligate ad effettuare investimenti maggiori a riguardo di produzioni italiane ed europee, passando dall'attuale obbligo di introiti ad correlati a queste produzioni del 12,5% a quello del 25% entro il 2025. questo "obbligo di risultato" è stato percepito dalla direzione di Netflix Italia, decisamente iniquo e sbagliato nelle modalità, per dirlo nei termini utilizzati dalla Andreatta e da Stefano Ciullo, Direttore delle Relazioni istituzionali di Netflix Italia, in una dichiarazione rilasciata al Sole 24Ore.

Secondo Andreatta, il Governo negli ultimi anno sta scommettendo moltissimo sul comparto audiovisivo, cercando in vari modo di far divenire quella audiovisiva, una delle industrie cardini per la ripresa economica del Paese. Intenti che però sembrano essere messi da parte in merito alla questione delle quote. Ciullo ribadisce inoltre che dialogo e collaborazione sono sempre stati alla base degli investimenti di Netflix Italia, che nei soli tre anni a cavallo tra il 2017 e il 2020, ha investito più di 300 milioni di Euro nel nostro Paese, cifra considerevolmente maggiore rispetto all'investimento pubblico di 200 milioni che era stato posto come obbiettivo. Con più di 45 tra serie tv, documentari e altri show previsti in capo a due anni, gli investimenti di Netflix Italia hanno decisamente contribuito al rilancio dell'industria audiovisiva italiana. Non sorprende quindi il disappunto della direzione nei confronti di questo decreto legge, arrivato senza intermediazione di sorta, decisione resa ancora più "antipatica" dal fatto che altri broadcaster si limitano al 12,5% e al 17% per quanto riguarda la RAI.

Netflix Italia si augura che ci sarà spazio per una discussione approfondita per su questi aumenti, auspicabilmente prima del 16 settembre, data in cui saranno emessi i pareri parlamentari. Se così non dovesse essere, prosegue Andreatta, pare che potrebbero venir meno molti fattori, tra cui quelli di una corretta competitività, che si ripercuoteranno sicuramente sui prezzi e sulla qualità delle produzioni.