Grande o piccolo, è tutto relativo

I segreti e le curiosità, un viaggio in Nuova Zelanda per scoprire come è stato girato il film Lo Hobbit.

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a cura di Andrea Ferrario

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Grande o piccolo, è tutto relativo

Ma in un film come Lo Hobbit è ancora più sorprendente vedere tutto il lavoro scenografico che è stato fatto per rendere piccolo quello che deve essere piccolo e grande quello che deve essere gigante. A meno che pensiate che i nani o gli hobbit siano realmente degli attori affetti da nanismo, o che Gandalf sia un gigante, vi sarete chiesti come sia stato possibile realizzare le varie scene che tutti abbiamo visto. Perché sia i nani, sia gli hobbit, sia Gandalf sono persone dalla statura normale, altezze comprese tra il metro e sessanta e il metro e novanta, all'incirca.

Da una parte ci sono le controfigure, per esempio quella di Gandalf stesso è un omone che sfonda i due metri e 15 centimetri di altezza (Paul Randall), che visto da dietro, in abito da scena, è identico a Gandalf, visto da davanti invece non c'entra nulla. E anche uno degli uomini più bassi del mondo, che faceva da controfigura per i goblin, che più volte abbiamo anche visto passeggiare assieme per il set.

Poi ci sono ovviamente le tecniche di ripresa. Giocando con le prospettive e l'altezza delle riprese è possibile far sembrare un uomo più grande o più piccolo di quello che è in realtà. Un po' come quando prenotate una stanza d'hotel basandovi solo su una foto di un sito o di un depliant, pensate di stare prenotando una stanza da letto da quaranta metri quadri e una volta in hotel, la porta a stento non sbatte contro il letto.

E infine c'è la scenografia, che svolge un ruolo molto importante e che, almeno per lo Hobbit, significa lavorare il doppio. Un esempio su tutti, vi ricordate il trono del Re sotto alla montagna? Bene, ce n'è uno grande poco più di una sedia, e uno grande cinque volte tanto, e allo stesso modo tutti gli oggetti che devono sembrare più grandi o più piccoli in base alla scena.

Torniamo al primo film de "Lo Hobbit", la scena in cui tutti i nani sono riuniti nella casa di Bilbo Baggins, una casa a "grandezza di hobbit e nani", con Gandalf che si muoveva a fatica e ingobbito. C'è una casa a dimensioni umane, e un'altra, rimpicciolita, dove Ian McKellen ci entrava a malapena. Tutta fatta con un green screen, un "mini lampadario" e un "mini bicchiere", che Gandalf raccoglie da un piedistallo, mentre nel film gli viene offerto da un nano. Due scene differenti, in due set differenti, montate poi al computer. Questa è la magia degli effetti speciali, fatta da attori, artisti e oggetti di scena, amalgamati poi al computer.

Certo, per le scene a mezzobusto basta uno scatolone su cui salire, o inginocchiarsi. Insomma, non sempre bisogna complicarsi la vita.

Dan Hennah – Production Designer e Art Director

Hai lavorato anche a The Lord of the Rings com'è cambiato il tuo lavoro con i 48 FPS?

48 FPS e 3D, la combinazione di questi due elementi porta a una profondità di campo maggiore, molti più dettagli che saltano all'occhio. Con questa profondità di campo bisogna essere consci che qualsiasi cosa s'inserisce nella scena deve sembrare o essere reale. Non si possono adottare spade raffazzonate e fatte male, devono essere il più reali e dettagliate possibile.

Ma non è più stimolante?

Certo che lo è. Voglio dire, abbiamo bisogno di più persone e di spendere più soldi, ma la realtà è più bella – al posto della resina, ad esempio, alcuni oggetti devono essere fatti realmente in vetro.

Questo significa che il tuo lavoro ha una grande importanza per la riuscita del film.

Si, è vero, e per noi è molto eccitante. Quello che facciamo è creare gli sfondi, creiamo i posti in cui si trovano gli attori. Un buon set serve all'attore per immedesimarsi meglio, quindi se creiamo un set che piace all'attore, siamo a metà dell'opera. E l'altra metà è fare qualcosa che segua le idee del regista.

Dale assomiglia a una città italiana, chi ha avuto l'idea di seguire questa architettura?

È stato un processo collaborativo, con vari concept artists. John Howe, Alan Lee, Anthony Allan, me stesso, Peter. Una delle prime cose a cui abbiamo pensato è che lasciando la Contea e viaggiando verso la Montagna Solitaria, si va ad est. Abbiamo preso questa premessa dal mondo di Tolkien, e pensato che abbia immaginato un raffronto con la realtà, quindi dall'Inghilterra o comunque dall'Europa dell'Ovest, viaggiare a Est significa passare attraverso diverse nazioni europee per poi arrivare in Asia. Abbiamo quindi usato questa idea di base. Ritroviamo quindi diverse culture, Russa, Tibetana, anche se ora forse si vede di meno poiché il set è stato bruciato da Smaug. La città sul lago è simile a quelle tahilandesi. Insomma, abbiamo preso in prestito alcuni caratteri distintivi delle varie culture e cercato di creare un set che si sposasse con le azioni delle persone.

Quanto avete impiegato a costruire, ad esempio, il set della città del lago?

Abbiamo iniziato circa 12 settimane fa, dalla casa di Bard e alcune lì attorno, dato che Peter ha voluto girare prima quella parte. Insomma, circa 10 settimane totali se volete la risposta breve, ma la risposta lunga sarebbe tre anni, perché abbiamo fatto continuamente cambiamenti, costruito nuovi pezzi..

E i colori, chi li ha decisi?

L'ho fatto io. Cioè, è sempre una questione di collaborazione, Ra Vincent, il mio decoratore ha fatto gran parte del lavoro. Peter, ovviamente, ha approvato o disapprovato tutto quello che abbiamo fatto. Tutto alla fine passa da Peter, lui è il nostro visionario.

Sono curioso di capire il processo. Leggi il libro, cerchi di annotare tutti i dettagli e poi abbozzi un design?

Il processo per me è iniziato quando avevo 11 anni, la prima volta che ho letto il libro. Tutti abbiamo letto il libro e ci siamo costruiti in testa un'immagine. Durante gli anni l'ho letto più volte. Ma poi quando Peter mi ha chiesto di crearlo realmente, tutto è cambiato. Non è più una questione personale. Quando abbiamo iniziato avevamo solo il libro, quindi abbiamo letto e recuperato tutte le informazioni possibili mentre si sviluppava tutto il resto. Dopo abbiamo creato un primo impianto ed effettuato tutte le modifiche assieme a Peter.

Hai preso ispirazioni da qualche altro film?

Ovviamente da Il Signore degli Anelli, ma nient'altro. La Terra di Mezzo è un mondo separato da tutto il resto.

Qual è la cosa più difficile nel tuo lavoro?

I set organici sono i più difficili da realizzare. La foresta di Mirkwood è uno di questi, anche se forse non è stata la più difficile. Probabilmente la città dei Goblin del primo film è stata veramente difficile. La parte di costruzione è la più semplice, ma tutta la progettazione è stata una sfida. Passare tutte le idee che ho in testa a Peter fa parte di questo processo. Ovviamente facciamo delle concept art che possono aiutare, poi scegliamo due o tre di questi disegni che ci convincono maggiormente. Tutto poi passa nelle mani dei progettisti che effettuano le misurazioni e poi c'è il processo di modellazione, creiamo un modello e lo presentiamo a Peter e ci aspettiamo commenti come "Oh, è troppo. Quanto costerà?". Dopo aver calibrato tutto anche in base ai costi, passiamo alla costruzione vera e propria.

Beorn è più alto di Gandalf, Gandalf è più alto dei nani. Dovete creare tre volte lo stesso set?

No, conosciamo dei trucchetti per risolvere alcuni problemi, ma la differenza più grande in questo caso è tra Beorn e i nani. Gandalf può stare in piedi su una scatola o possiamo costruire solo alcuni elementi con cui interagisce, ma non tutto il set.

Cosa hai pensato quando hai visto in TV Il trono di Spade? Pensi che Il Signore degli Anelli abbia fatto da scuola..

È difficile dal punto di vista del design criticare un altro genere. È un genere simile, ma su un altro media. Ho lavorato a serie TV e in quel caso si gira qualcosa come cinque minuti al giorno, mentre in un film come questo si arriva a un minuto nei giorni buoni, 30 secondi in altri. Inoltre il budget di un film è estremo se confrontato con quello di una serie TV. Non voglio fare alcun confronto. Amo Il Trono di Spade, penso che sia fantastico.

Pensi di aver creato uno standard pei i film fantasy?

Ne Il Signore degli anelli abbiamo fatto un passo per creare questo standard, e con Lo Hobbit ne abbiamo fatto un altro. Penso che ci sono ancora alcuni passi da fare e tutti noi stiamo cercando di contribuire e andare nella giusta direzione in termini d'immaginazione ed esecuzione delle idee.

In termini di tecnica, cosa usate per creare le concept art, sono fatte  a mano?

Tanto lavoro digitale, tanto Photoshop, tanto lavoro manuale. John e Alan sono entrambi dei fantastici artisti.

Hai detto che il 3D e i 48 FPS hanno cambiato il tuo modo di lavorare. Il 4K cosa cambierà?

Penso che il 4K avrà gli stessi effetti. Se tutto è ancora più dettagliato, è necessario creare linee più pulite, colori più precisi. Con i 48 FPS e il 3D, l'illuminazione ha un ruolo fondamentale, perché influenza i colori. Ad esempio con alcuni alberi della foresta di Mirkwood, nella realtà sono più colorati di quello che poi sono nella scena, quindi bisogna lavorare su livelli più spinti rispetto a quello che i nostri occhi percepirebbero come un bel effetto, perché poi tutto cambia in registrazione.