Loop, la recensione: un artbook di pregio per raccontare una Svezia retrofuturista

Loop è un artbook di Simon Stålenhag che racconta gli anni Ottanta di un’ucronica Svezia retrofuturistica ricca di robot, misteri e bizzarre creature.

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a cura di Davide Vincenzi

Loop, edito in Italia da Mondadori, è un libro illustrato dell’artista svedese Simon Stålenhag che racconta, in un gioco di ricordi in equilibrio tra realtà e finzione, la nostalgia di un mondo che sarebbe potuto essere, e non è mai stato, in una ucronica e retrofuturistica Svezia degli anni Ottanta.

Più che un libro illustrato, Loop è un vero e proprio artbook che raccoglie le opere d’arte digitale iperrealiste e retrofuturiste di Simon Stålenhag, che fondono sapientemente soggetti spiccatamente fantascientifici con ambientazioni suburbane e agresti reali e restituiscono una sensazione di costante malinconia per un passato che in realtà non è stato mai vissuto. Malinconia che viene ancor più rimarcata dai brevissimi racconti a corredo delle illustrazioni, che danno voce alle memorie, reali e fittizie, del periodo della fanciullezza dell’autore rinnovando quel gioco di continua ambivalenza tra realismo e romanticismo.

La Svezia che (non) fu

Sin dalle prime pagine di Loop, l’autore si immerge nella finzione ucronica, raccontando al lettore i fatti che diedero vita all’importante sviluppo tecnologico rappresentato nei suoi dipinti digitali.

Dopo il termine della Seconda guerra mondiale, l’avvento dell’energia nucleare aveva portato con sé un sostanziale mutamento nella società, che si era esplicitato in un importante incremento degli studi e degli investimenti sulla fisica e lo sviluppo tecnologico. La scoperta, in Unione Sovietica, dell’effetto magnetrin aveva permesso la nascita delle portentose navi magnetiche, in grado di fluttuare nell’aere, e aveva del tutto rivoluzionato il settore dei trasporti, dimostrando quali frutti era possibile ottenere investendo sulla ricerca scientifica.

Fu così che il tra il 1954 e il 1969 il governo svedese fece costruire, nella zona della campagna lungo le isole del lago Mälaren, il più grande acceleratore di particelle del mondo, un’enorme struttura circolare sotterranea, estesa per decine di chilometri nelle profondità della terra. La gente del posto chiamò questo portento della tecnologia “il Loop”.

Vent’anni dopo, la vita quotidiana di un gruppo di ragazzini scorre sullo sfondo di immense costruzioni industriali, avveniristiche e desuete allo stesso tempo, tra vecchie Volvo station-wagon e goffi robot artropodi, sterminati macchinari dismessi e misteriose sfere di metallo arrugginito: malinconia e tecnologia. Ed è in questa bizzarra quotidianità che si soffermano i ricordi dell’autore, tanto nelle illustrazioni quanto nei racconti a esse legati.

I veicoli di servizio della Riksenergi - La compagnia elettrica nazionale - pattugliavano le strade e lo spazio aereo. Macchinari bizzarri si muovevano nei boschi, nelle radure e nei prati. L'energia prodotta là sotto e metteva delle vibrazioni che, attraverso le rocce ignee passando per i mattoni e le lastre di Eternit, giungevano nel nostro soggiorno.

Il paesaggio era pieno di apparecchiature e rottami collegati, in un modo o nell'altro, all'impianto. Nell'orizzonte del Mälaren, Si stagliavano le onnipresenti torri di raffreddamento del reattore di Bona con le loro luci di segnalazione. Appoggiando l'orecchio alle rocce ignee si poteva sentire il battito cardiaco del Loop: il ronzio del Gravitron, L'elemento centrale di quella stregoneria ingegneristica e nucleo degli esperimenti del Loop. La struttura era la più grande al mondo nel suo genere e si diceva che con le sue sole forze fosse in grado di curvare lo spazio-tempo.”

Ci ritroviamo quindi in un una Svezia degli anni Ottanta altamente tecnologica, decadente e misteriosa, costellata da costruzioni gargantuesche e abitata da robot, animali cibernetici e persino dinosauri, come i due giganteschi Gorgosaurus Libratus che attaccarono un camion di gelati. E ci sono anche storie ben più strane, accadute a causa dell’influenza del Loop. Per lo meno fino al 1994, quando il Loop fu dismesso e ai protagonisti di questi ricordi agrodolci cominciò a spuntare l’acne.

La fine del Loop va quindi a coincidere con il passaggio all’età dell’adolescenza dell’autore e dei suoi compagni di giochi e assume la metaforica funzione di agrodolce linea di demarcazione, a segnare quella perdita dell’innocenza che il viaggio verso l’età adulta impone.

L’arte di Simon Stålenhag

Simon Stålenhag, nato il 20 gennaio 1984, è un artista, musicista e designer svedese specializzato in dipinti futuristici e retrofuturistici digitali incentrati soprattutto sulla campagna svedese.

I dipinti presenti in Loop sono stupendi. Il modo in cui i soggetti e il paesaggio si fondono nella luce magistralmente riprodotta è semplicemente emozionante da osservare. Ogni componente si integra nella composizione naturalmente, non c’è alcun intento di stupire o meravigliare con la tecnologia, questa rimane sullo sfondo, come elemento scenografico di abbacinante ordinarietà. C’è solo ruggine e neve in questo specchio retrofuturista della Svezia reale degli anni Ottanta.

Degni di nota sono anche gli sforzi compiuti dall’autore nella ricerca e nella progettazione di tutti i robot, le strutture e i macchinari avveniristici, ma già in declino, rappresentati. Nulla in queste illustrazioni è lasciato al caso e tutto è frutto di un grande talento che sfocia in opere d’arte di grande qualità sia compositiva sia tecnica.

Stålenhag utilizza un tablet Wacom e un computer per dipingere i propri lavori, che sono realizzati in modo da assomigliare alla pittura ad olio, sforzandosi per far sì che i pennelli digitali si comportino in modo naturale e conservino una certa quantità di “pennellate”. La maggior parte del suo lavoro si basa su fotografie da lui scattate, che sono quindi utilizzate come punto di partenza per una serie di schizzi preparatori.

In un’intervista, alla domanda quali siano le sue fonti di ispirazione ha risposto: “Artisti tradizionali della fauna selvatica e del paesaggio come Bruno Liljefors, Anders Zorn e Lars Jonsson. Anche molti pittori di paesaggi russi. E per progetti meccanici e veicoli sono molto ispirato da artisti come Syd Mead (concept artist in numerosi film di fantascienza prodotti negli anni Ottanta e Novanta, tra cui Blade Runner, Tron, Aliens - Scontro finale. NdA) e Ralph Mcquarrie (concept artist e illustratore, ha lavorato sulla trilogia originale di Guerre stellari. NdA), ma sono in debito con artisti concettuali contemporanei come Ian Mcque, Scott Robertson e Ryan Church.

Dal punto di vista editoriale

Editorialmente parlando, Loop è un prodotto eccezionale e di gran pregio. Tralasciando la bellezza delle opere d’arte dell’autore, di cui abbiamo ampiamento espresso le lodi, è innegabile la qualità del lavoro profuso da Mondadori in questo volume.

Buona la copertina rigida e la rilegatura delle centotrentasei pagine, che risultano essere di una carta opaca di ottima grammatura che fornisce alle immagini la giusta resa cromatica. Per quanto riguarda i testi, non abbiamo rilevato alcun refuso e siamo rimasti più che soddisfatti dalla traduzione.

Genesi dell’opera e conseguenze

La maggior parte delle opere d'arte di Stålenhag fu inizialmente disponibile online, prima di essere successivamente venduta sotto forma di stampe. Man mano che il suo lavoro si evolveva, Stålenhag decise di creare un retroscena per i suoi dipinti, incentrato su una struttura sotterranea governativa: il Loop.

Nel 2014, quindi, grazie all’editore svedese Fria Ligan (maggiormente conosciuto all’estero come Free League Publishing, grazie ai giochi di ruolo di qualità che produce, quali Coriolis, pubblicato in Italia da Wyrd Edizioni e in lizza per il premio di gioco dell’anno 2019, e il recentissimo Alien The Roleplaying Game) viene alla luce Ur Varselklotet, che dopo una campagna Kickstarter di enorme successo promossa da Fria Ligan venne tradotto l’anno successivo in inglese con il titolo di Tales from the Loop, fino ad arrivare al 2017 con l’edizione italiana di Mondadori intitolata solamente Loop, oggetto di questa recensione.

Ottimo il successo riscontrato da questo prodotto, tanto da far pubblicare nel 2016 un seguito, Things from the Flood, la cui edizione italiana Mondadori avrebbe dovuto pubblicare nel 2018 ma che finora non ha ancora visto la luce. Nel 2017, Stålenhag ha illustrato anche gli Stati Uniti occidentali in un terzo artbook, The Electric State, anch’esso realizzato tramite una campagna Kickstarter promossa da Fria Ligan, incentrato su una ragazza e il suo compagno robot che attraversano lo stato immaginario di Pacifica. Anche questo titolo verrà pubblicato in Italia da Mondadori, ma non si ha ancora una data certa.

Sempre sull’onda del successo, Fria Ligan ha pubblicato anche due giochi di ruolo carta e penna, rispettivamente Tales from the Loop e Things from the Flood, dal piacevole sapore anni Ottanta e Novanta e che strizzano molto l’occhio a una delle produzioni più acclamate dal pubblico, Stranger Things.

E proprio questa somiglianza alla celebre serie Netflix, unitamente alla superba qualità delle opere di Simon Stålenhag, hanno smosso l’interesse di Hollywood e dell’industria delle serie TV.

Infatti, i diritti cinematografici di The Electric State sono stati venduti ai fratelli Russo nel 2017, opera che vedrà i creatori di It: Capitolo Uno e Due, Andy Muschietti e Barbara Muschietti, rispettivamente in qualità di regista e produttrice. I diritti per una serie televisiva di Tales from the Loop, sono invece stati acquisiti da Amazon Studios, che sta pianificando un adattamento basato sia sul libro sia sul gioco di ruolo. Sarà prodotto in collaborazione con Fox 21 Television Studios e vedrà una stagione iniziale composta da otto episodi. L’episodio pilota sarà probabilmente diretto da Mark Romanek, che sarà anche produttore esecutivo.

Conclusioni

Loop, con le sue magnifiche illustrazioni e la persistente atmosfera sospesa tra malinconia, nostalgia e amarezza è un prodotto che a nostro avviso si avvicina pericolosamente a ciò che può essere definito “capolavoro”.

Non c’è pagina di questo libro che, una volta sfogliata e osservata, non susciti emozioni continue e diverse nel lettore. L’opera di Simon Stålenhag è talmente potente che chi si immergerà nelle sue pagine verrà risucchiato in un mondo rarefatto e suggestivo dove proverà nostalgia per un’epoca che non ha mai vissuto, perché non è mai esistita.

Tra le pagine di Loop siamo certi che ogni lettore, soprattutto chi ha vissuto gli anni Ottanta da ragazzino, troverà qualche ricordo o riferimento anche al suo vissuto. Nel nostro caso, in alcuni dipinti ci siamo ritrovati nelle atmosfere dell’anime Conan il ragazzo del futuro di Hayao Miyazaki, che tanto abbiamo amato da bambini, mentre nella narrazione ci è tornato alla memoria il bellissimo racconto L'autunno dell'innocenza - Il corpo (stand by me), contenuto nella raccolta di racconti di Stephen King, Stagioni diverse.

Per tutto quanto abbiamo enunciato finora, non possiamo che consigliare l’acquisto di Loop a ogni amante degli anni Ottanta e della sci-fi, siamo certi che non ne resteranno delusi. Da parte nostra, non possiamo che incitare Mondadori a pubblicare al più presto gli altri due volumi di Simon Stålenhag, non vediamo l’ora di poterli sfogliare.