Peter Pan e Wendy, recensione: perché non chiamarlo Hook?

Peter Pan e Wendy è il nuovo live action Disney, a metà strada tra ciò che conosciamo e curiose novità, in cui Capitan Uncino ruba la scena.

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a cura di Livia Soreca

Il 28 aprile 2023 è il giorno di Peter Pan e Wendy, il nuovo remake live action della Walt Disney Pictures approdato su Disney Plus per raccontare, ancora una volta, la storia del bambino che non vuole crescere. Il film diretto da David Lowery (Storia di un fantasma), e scritto da egli stesso insieme a Toby Halbrooks, vede nel cast i giovanissimi Alexander Molony e Ever Gabo Anderson (Black Widow), Yara Shahidi e tante altre personalità, tra cui la più attesa: Jude Law nei panni del famigerato Capitan Uncino, colui che finisce per rubare la scena sotto diversi punti di vista.

Peter Pan e Wendy in punta di piedi

Il trailer di Peter Pan e Wendy suscita subito una certa curiosità, ma si ha comunque l'impressione che questo evento passi quasi inosservato, forse per via dell'atteso remake de' La Sirenetta, perennemente sotto i riflettori e presto destinato alle sale cinematografiche anziché allo streaming. Non c'è molto tempo per crearsi delle vere e grandi aspettative prima dell'arrivo su Disney Plus; sembra che se ne parli troppo poco, e che sia annunciato troppo tardi. Eppure, in maniera quasi paradossale, un po' come l'acqua cheta, un film apparentemente poco risonante si rivela invece più piacevole di altri remake live action del passato, in grado di accontentare un pubblico sempre diviso tra il desiderio di un adattamento fedele e la voglia di cambiamento.

Tra gli svariati film su Peter Pan, questo è il più vicino al racconto di J.M. Barrie e ovviamente al classico d'animazione Disney del 1953. Questa vicinanza è un'arma a doppio taglio. Se da un lato lo spettatore si sente cullato da ciò che già conosce, dall'altro questa è occasione per sviluppi di trama frettolosi, giustapposti, probabilmente perché "tanto già si sa". Mentre altri adattamenti, nel corso del tempo, ne approfittano per dare più respiro alla narrazione, qui a volte si ha l'impressione di avere una lista di eventi noti da spuntare. Questa è la sensazione che pervade circa la prima metà del film. Più avanti, quando si entra maggiormente nel vivo, compaiono le prime sfumature differenti. David Lowery non decide di seguire pedissequamente la storia originale; aggiunge pochi ma significativi elementi alla trama, togliendone altri, e una specifica scelta potrebbe dividere il pubblico esattamente a metà.

Capitan Uncino ruba la scena

Quello di Lowery vuole chiaramente essere un film su Peter Pan aggiornato, moderno, maturo, caratteristiche che, in primis, si riscontrano nei protagonisti. Nonostante Peter Pan e Wendy sia un'opera piuttosto corale, la giovane Darling è uno dei personaggi che spicca di più, non solo per l'interpretazione di Ever Gabo Anderson, ma anche per come viene concepita nella sceneggiatura stessa. La volontà di inserire più personaggi femminili nel racconto è evidente - pensiamo ai Bambini Sperduti, originariamente tutti maschi - ma è Wendy a trainare il cast più giovane, persino molto più di Peter (Alexander Molony), carismatico ma non più il vero leader della storia. Tant'è che l'ennesima strizzata d'occhio con un cast altamente inclusivo appare quasi vana per lo scarso minutaggio riservato ad alcuni personaggi secondari.

C'è poi qualcuno che ruba la scena a tutti. Uno dei momenti più attesi è innegabilmente la prima entrata in scena di Capitan Uncino, con Spugna (Jim Gaffigan) e la sua ciurma di pirati. Quello di Jude Law è un Capitano che sa trasmettere novità mantenendo intatti quegli elementi caratteriali che lo contraddistinguono. In un primo momento ritroviamo ancora una volta un uomo dalle movenze teatrali, tanto fiero quanto curiosamente goffo dinanzi a un gruppo di ragazzini, tormentato dal giovane Peter, tant'è che non riesce neanche a nominarlo. Presto, però, si intuisce la presenza un background psicologico più definito rispetto a quello delle versioni conosciute finora, da scoprire un passo alla volta.

Com'è che Uncino, quindi, diventa a tutti gli effetti il protagonista reale del film? Come per Wendy, non si tratta solo di un'ottima interpretazione da parte dell'attore, ma anche di una sapiente costruzione dell'antagonista che qui non è più un mero villain. Quella di giustificare il lato oscuro di un personaggio non è certamente una novità all'interno del panorama Disney e soprattutto negli ultimi remake live action, e la sensazione è quella di voler sempre mettere in discussione la netta distinzione tra bene e male, tipica invece delle fiabe. Il rischio di peccare di perbenismo, però, è sempre dietro l'angolo. A volte viene da chiedersi perché non possa più esserci un antagonista cattivo e basta, ma questa ricerca di maggiore spessore non è da disprezzare. Qualche elemento risulta un po' scontato, a tratti discutibile. Alcune scelte riservate a Uncino, più o meno forzate, possono essere condivisibili a patto che si accetti a priori l'idea di incontrare un cattivo Disney diverso, un po' sulle orme di Malefica in Maleficent (2014), la cui caratterizzazione psicologica resta comunque più interessante di quella del protagonista ufficiale.

Una nuova Isola che non c'è

Dal lato tecnico e, soprattutto, artistico, la nuova Isola che non c'è sa essere suggestiva con i suoi paesaggi sconfinati, qui molto più realistici. Certo, manca quella palette colorata e sognante con cui si è abituati a guardare il classico della Disney; soprattutto le scene sulla nave di Uncino con la sua ciurma sembrano quasi figlie di Pirati dei Caraibi, con un aspetto "sporco". La resa dei protagonisti in volo, l'elemento fantastico essenziale nella fiaba di Peter Pan, torna qui con una CGI particolare, valida ma priva di quel minimo di tangibilità che può rendere credibile persino l'incredibile. Sembra che si voglia ricalcare l'effetto ottico visto nel film d'animazione, come di un'inconsistenza materica che in un live action può convincere a metà. Ciò che più attira l'attenzione è la fedeltà con cui si ripropongono i costumi: dall'uniforme rossa di Uncino ai pigiami dei fratelli Darling - e non possono certo mancare l'orsacchiotto di peluche di Michele (Michael) e il cilindro nero di Gianni (John).

In generale, senza mai mostrarsi pretenzioso, Peter Pan e Wendy risulta un film piacevole da guardare, in una forma che sa essere forte tradizione e curiosa novità contemporaneamente, spostando notevolmente l'attenzione su Uncino, tant'è che si potrebbe pensare ad un titolo diverso. L'Isola che non c'è di David Lowery riesce a catturare lo spettatore con pochi elementi, e a proporgli spunti di riflessione inediti senza strafare. Non sarà certamente il film dell'anno, complice l'essere purtroppo uno dei tanti remake della Disney partoriti uno dopo l'altro, ma tutto sommato riesce a cavarsela meglio di quanto ci si aspetti.

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