Ventriquattro/Sette, recensione: vite normali e mutanti di periferia

A tre anni circa dal suo libro d'esordio, Stelle o Sparo, torna, sempre per BAO Publishing, con Ventriquattro/Sette la talentuosa autrice italiana Nova.

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a cura di Domenico Bottalico

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A tre anni circa dal suo libro d'esordio, Stelle o Sparo, torna, sempre per BAO Publishing, con Ventriquattro/Sette la talentuosa Nova. La giovane autrice cambia in maniera quasi radicale il suo approccio e con personalità fonde underground, fumetto di genere e l'immancabile componente socio-biografica che però non è più solo ed esclusivamente il volano della narrazione mentre, dal punto di vista grafico, è il passaggio dalle mezze tinte del libro d'esordio al colore.

Ventriquattro/Sette: vite normali e mutanti di periferia

Generica periferia italiana. Una giornata di duro lavoro nei campi è interrotta solo dal fastidioso freestyle di un giovane lavoratore condannato a 3 mesi di lavori socialmente utili e da uno spettacolare incidente causato da un camionista che, visibilmente ubriaco (o forse no), fa ribaltare il suo camion proprio nel campo di pomodori in quali vengono inondati di una non meglio specificata sostanza.

È il primo giorno di lavoro di Dante in un discount alimentare aperto ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette. È quello che voleva, una vita normale con un lavoro normale che gli assicurasse un po' di stabilità, anche se il suo coinquilino Belisario non è d'accordo. Alla fine si tratta di un lavoro facile con colleghi nuovi e simpatici anche se un po' eccentrici come Lisciabusso, il prototipo del bullo di periferia, e Popper, gay dichiarato che non ha timore delle prese in giro dello stesso Lisciabusso o di altri colleghi, e infine Bambina, la macellaia quasi quarantenne che attira le attenzioni e le fantasie di Dante.

Sì perché Dante dovrebbe essere felice e il lavoro dovrebbe finalmente tenerlo occupato fisicamente e mentalmente ma in realtà non ha mai superato la separazione da Eva. Ma ora Eva è improvvisamente riapparsa, è lì in cassa e Dante viene sommerso da sensazioni e ricordi contrastanti. Tuttavia non c'è molto tempo per riflettere sul passato perché il turno serale sta per trasformarsi in un incubo.

La petulante vecchina alla cassa infatti si trasforma in una vorace creatura mutante ed è l'unica. A lei seguono un prete moralizzatore, con il solito prevedibile segreto, e la mamma pancina. Inizia così una "notte horror" e una lotta per sopravvivenza in cui Dante, Eva e il resto dei dipendenti del discount dovranno difendersi dall'attacco dei mutanti a kilometro zero partoriti da questa desolata e desolante periferia.

Ventriquattro/Sette: dall'emo al gore

Ventriquattro/Sette non è un libro perfetto ma è sicuramente un libro fresco, citazionistico e stilisticamente radicato nell'underground, che ha il grande merito di riconsegnare, decisamente rinvigorita, al panorama autoriale italiano Nova. La giovane autrice al suo esordio si era inserita nel filone slice of life e auto-biografico (o emo come l'ha definito lei stessa in fase di presentazione del suo secondo lavoro) evidenziandone sin da subito i limiti (causa esaurimento della vena narrativa esautorata dall'editoria a fumetti italiana degli ultimi 7/8 anni) e mostrando anche una certa insofferenza verso un realismo, pur filtrato da una componente onirico-odeporica, che non riusciva ad esprimere con ficcante efficacia il suo pensiero più diretto.

Con Ventriquattro/Sette questa "incertezza" viene spazzata via con rinnovata sicurezza e personalità grazie ad un citazionismo lapalissiano, divertente e mai stucchevole che serve invece ad acclimatare il lettore che viene poi colpito dai passaggi più intimi e riflessivi in cui l'esperienza della pandemia (il libro, ha confermato Nova durante l'evento di presentazione a cui abbiamo partecipato, ha preso forma ed è stato realizzato durante il lockdown) si fonde molto bene con quelli della generazione dei trenta/quarantenni in cui le incertezze sentimentali e sociali diventano conflitti di portata universale e vengono metabolizzati attraverso poi una serie di riferimenti e di ripescaggi dall'immaginario pop.

Sarebbe facile etichettare Ventriquattro/Sette come un libro sulla pandemia, o meglio come un libro "sugli effetti che la pandemia ha avuto sulla gente" ma sarebbe riduttivo e soprattutto ingiusto nei confronti di Nova che invece, più o meno inconsciamente, torna alle radici del fumetto socio-biografico avvicinandosi più a L'Association di David B. e Lewis Trondheim che alla sua più moderna evoluzione, vedasi Boulet e Zerocalcare e il loro racconto quotidiano dell'esperienza di vita diretta e vissuta. In questo senso Nova è audace perché riesce a bilanciare componente fantastica e riflessione intima e reale così come prima di lei aveva fatto il grande Andrea Pazienza e a rappresentare gli "orrori" della provincia, intimi e fantastici, come ha fatto invece in tempi più recenti Gipi.

Si tratta di un percorso autoriale audace, assolutamente non semplice che premia anche e soprattutto il lettore che beneficia di una lettura che tocca temi universali (l'amore, il precariato, la realizzazione e la consapevolezza di sé) senza però il fardello di un flusso di coscienza in forma di vignette ancorate ad una intimità che spesso le rende avulse da un contesto simpatetico a tutti i tipi di lettore. In questo senso il citazionismo di Nova è fondamentale così come i riferimenti sono come detto evidenti: le pellicole della Troma, l'immancabile immaginario romeriano (con il supermercato che da simbolo del consumismo si trasforma nel discount ovvero l'unico luogo di socialità in tempo di pandemia e microcosmo di una umanità tutt'altro che migliore) le pellicole di Kevin Smith (da Clerks a Mallratts, il protagonista di Ventriquattro/Sette è un omonimo di quello di Clerks) con il loro carosello di improbabile umanità fino alle pellicole della Trilogia del Cornetto di Edgar Wright con cui Ventriquattro/Sette condivide idealmente ritmo e svolgimento sfociando nel terzo atto, surreale e violentissimo, in cui non mancano riferimento all'horror di matrice nipponica e al manga guro.

Ventriquattro/Sette: espressionismo e bicromie

Anche graficamente Nova evolve il suo stile. La sintesi e il minimalismo del libro d'esordio si arricchiscono non solo in maniera evidente grazie alla presenza del colore ma anche grazie alla ricerca di uno stile più personale, immediato e riconoscibile. Gli influssi della grafica e del design underground e della street art sono ora più marcati ma la loro "staticità" viene smorzata dalla "velocità" del manga, ritorna evidente soprattutto l'influenza di autori come Taiyo Matsumoto prima e dell'estetica guro e body horror di autori come Ito e Umezu poi.

Rimangono le linee lunghe e affusolate, caratteristiche distintive del tratto di Nova, che ora però diventano spezzate in anatomie spigolose e dettagli volutamente incerti e rarefatti affinché il lettore concentri la sua attenzione su una espressività marcata e ironicamente grottesca in cui si sintetizza idealmente la lezione di Gilbert Shelton e Simon Hanselmann. Nova in questo senso si pone a metà strada fra la ricerca grafica di Martoz e quella di Zuzu, giusto per citare altri due autori italiani che hanno cercato di rimaneggiare il substrato narrativo socio-autobiografico del fumetto indipendente italiano degli ultimi anni, mantenendo però una immediatezza e una accessibilità che permettono al suo stile di essere decifrabile, con un piccolo sforzo, anche ad un lettore non avvezzo a questo tipo di produzione.

Gioca un ruolo fondamentale in tal senso la costruzione della tavola. Molto ordinata, mai ridondante e facilmente intelligibile predilige la coordinata orizzontale non disdegnando soluzioni a pagina intera il cui la ripartizione dei riquadri e/o la composizione si fa più audace rimanendo sempre efficace. Nova "rimane nei margini" confermando la sua volta di fare fumetto nel senso più classico del termine e cade nella tentazione di sbordare le tavole e sfociare nell'illustrazione preferendo invece un approccio più votato allo storytelling per immagini con alcune soluzioni inusuali che vanno sicuramente approfondite e raffinate.

Come detto poco sopra, l'innovazione più importante di Ventriquattro/Sette è l'introduzione del colore. Una colorazione piatta (digitale) fatta di ampie campiture quasi del tutto prive di sfumature ma caratterizzata da colori primari, e dai loro toni, che vengono spezzo giustapposti e contrapposti in ideali bicromie molto umorali e crepuscolari (vedasi l'arancio predominante nella sequenza in analessi di Dante e Eva che si separano). Il tutto è propedeutico per rafforzare una ambientazione in cui la periferie equivale ad una sospensione dello scorrere del tempo e la componente fantastica funge da rottura.

Il volume

BAO Publishing confeziona un volume brossurato con alette formato 16x24 cm. La carta scelta è opaca e porosa dalla grammatura importante, la resa di stampa è molto buona e esalta la colorazione piatta e le bicromie dell'autrice la cui paletta è molto "fluo". La rilegatura è solida e permette una lettura agevole. Per quanto riguarda gli extra, a fine volume è presente una breve sezione di sketch preparatori e illustrazioni oltre all'immancabile biografia dell'autrice accompagnata da un messaggio di ringraziamento entrambi decisamente singolari.