Il dibattito sull'impatto dell'intelligenza artificiale sul mondo del lavoro si arricchisce di nuove prospettive, mentre esperti e leader tecnologici continuano a offrire previsioni spesso contrastanti sul futuro dell'occupazione. Le dichiarazioni di Bill Gates, cofondatore di Microsoft, offrono uno sguardo particolare su come le professioni potrebbero evolversi di fronte all'avanzata impetuosa dell'IA. La questione non è più se l’intelligenza artificiale sostituirà gli esseri umani in determinati ruoli, ma quando questo accadrà e quanto velocemente le persone riusciranno ad adattarsi ai cambiamenti.
L'accelerazione imprevedibile della tecnologia
Durante un'intervista con Fareed Zakaria della CNN, Gates ha sottolineato come l’IA stia progredendo a una velocità sorprendente, tanto da poter rimpiazzare i professionisti "da un momento all'altro". Il miliardario filantropo ha evidenziato che questa rapida evoluzione potrebbe non lasciare alle persone il tempo necessario per adeguarsi ai drastici cambiamenti che si profilano all’orizzonte.
La preoccupazione di Gates risuona con quella espressa recentemente da Sam Altman, CEO di OpenAI, che ha paragonato lo sviluppo di GPT-5 al Progetto Manhattan, ammettendo di essere spaventato dalla propria creazione. La velocità con cui l’intelligenza artificiale si sta evolvendo rappresenta infatti una sfida per qualsiasi tentativo di supervisione e controllo della tecnologia.
Professioni a rischio e settori già compromessi
Secondo Gates, alcuni settori lavorativi hanno già raggiunto un punto di non ritorno. Le mansioni amministrative, come il telemarketing, possono essere completamente automatizzate con l’IA attuale. Anche nel campo della programmazione, l’intelligenza artificiale si sta dimostrando efficace nei compiti più semplici, sebbene Gates ritenga che la codifica complessa richieda ancora l’intervento umano.
Microsoft ha recentemente pubblicato uno studio che identifica 40 professioni a rischio di automazione completa tramite IA, tra cui scrittori, editor, operatori telefonici, DJ radiofonici e sviluppatori web. Parallelamente, Dario Amodei di Anthropic prevede che l’intelligenza artificiale possa eliminare il 50% dei lavori d’ufficio di livello base, colpendo in particolare i neolaureati e la Generazione Z.
I sopravvissuti della rivoluzione digitale
Nonostante le previsioni allarmanti, Gates individua tre categorie professionali che potrebbero resistere all’ondata dell’intelligenza artificiale: esperti energetici, biologi e programmatori. Contrariamente a quanto spesso si pensa nel mondo tech, il cofondatore di Microsoft considera la programmazione troppo complessa per essere sostituita del tutto dall’IA.
Secondo Gates, la programmazione manterrà un carattere “100% umano” anche tra cent’anni, poiché richiede creatività e capacità di individuare errori che l’IA non è in grado di eguagliare. Questa visione contrasta con l’approccio di alcune aziende: Salesforce, ad esempio, affida già il 50% del proprio carico di lavoro all’IA e il suo CEO Marc Benioff ha ammesso di star riconsiderando seriamente l’assunzione di ingegneri software.
Strategie di sopravvivenza per le nuove generazioni
Gates propone una visione ottimistica dell’impatto dell’IA sulla produttività, suggerendo che l’aumento dell’efficienza potrebbe creare nuove opportunità lavorative e persino permettere vacanze più lunghe. Per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, consiglia di coltivare curiosità, mantenere l’abitudine alla lettura e utilizzare gli strumenti più avanzati disponibili, inclusa l’intelligenza artificiale stessa.
Questa strategia di adattamento trova conferma nel rapporto Work Trend Index di Microsoft, che mostra come molti dipendenti stiano già usando l’IA per automatizzare compiti ripetitivi e migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro. L’intelligenza artificiale aiuta a contrastare quella che viene definita “l’infinita giornata lavorativa”, dove la domenica rischia di diventare il nuovo lunedì.
L’utilizzo personale che Gates fa dell’IA per le ricerche complesse dimostra le potenzialità della tecnologia nella raccolta e sintesi delle informazioni. Tuttavia, la sua ammissione che “sta migliorando a un ritmo che mi sorprende” evidenzia quanto sia difficile prevedere gli sviluppi futuri di questa rivoluzione tecnologica che sta già trasformando il panorama lavorativo globale.