Chrome con SPDY, navigare sul Web con il Turbo

Prima prova per il protocollo Web SPDY, ideato da Google per rendere più veloce il caricamento delle pagine. Il miglioramento è tra il 10 e il 20 percento, ma Google ritiene si possa fare molto, molto di più.

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a cura di Manolo De Agostini

Google Chrome con SPDY (SPeeDY) riduce il tempo di caricamento delle pagine Web tra il 10 e il 20 percento. È questo il dato riportato da Strangeloop, un'azienda che si occupa di ottimizzazione di siti Internet. La società ha implementato il protocollo SPDY nel software Site Optimizer, una soluzione che si pone tra un sito web e i suoi utenti e gestisce il codice del sito in modo che la pagine richieste si carichino più rapidamente.

SPDY è un protocollo di trasferimento dati pensato per ridurre al minimo le latenze tra client e server. Il progetto era partito nel 2009 (Chrome a velocità doppia grazie a SPDY), ma solo ora è diventata una soluzione pronta per il debutto ufficiale.

I browser odierni aprono molte connessioni verso un server per scaricare più informazioni possibili in una volta sola. L'approccio è veloce, ma crea anche tanti problemi, cioè le connessioni impiegano del tempo per prepararsi e scaricare alla massima velocità possibile. Inoltre non fanno distinzioni, ovvero non stabiliscono priorità, e quindi è possibile che venga scaricata prima l'immagine alla fine di una pagina piuttosto che quella in alto che volete osservare.

SPDY, invece, apre una connessione che è capace di caricare parti differenti della pagina in una volta sola. Inoltre consente ai programmatori di gestire come vengono caricate le pagine, in modo da offrire al visitatore i "pezzi più importanti" immediatamente.

Le rilevazioni effettuate su una homepage, gestita da Site Optimizer, sono chiare: 7,8 secondi per caricare la pagina con Internet Explorer 7, 5,5 secondi con IE8, 4,9 secondi con IE9, 4,9 secondi con Firefox 3.6 e 4 secondi con Chrome 10.

Attivando il protocollo SPDY il caricamento della pagina con Chrome 10 è migliorato ulteriormente, tra il 10% e il 20%, ovvero scendendo tra 3,2 e 3,6 secondi. Sulla pagina del protocollo Google parla addirittura di miglioramenti fino al 64 percento, ma probabilmente è il miglior scenario possibile.

Secondo Joshua Bixby, presidente di Strangeloop, la sua azienda è la prima a supportare in modo esteso il protocollo. Il supporto all'SPDY richiede infatti un lavoro dal lato server, nonché compatibilità con i router, i bilanciatori di carico e a qualsiasi altro dispositivo che potrebbe terminare una sessione gestita dal protocollo SPDY. Ci sono però metodi alternativi per sfruttare il protocollo SPDY e Strangeloop, con la collaborazione di Google, ha implementato uno di questi.

Per ora il protocollo SPDY è in grado di fare la differenza solo con Google Chrome, ma non perché Google è gelosa della sua tecnologia, ma perché si tratta dell'unico browser che lo supporta. La casa di Mountain View deve quindi lavorare sodo con partner del settore hardware e software per diffondere SPDY.

La prima mossa potrebbe essere quella d'implementare il protocollo nel browser di Android, in modo da offrire un'opzione in più all'intera industria. Servire contenuti con rapidità al crescente numero di utenti di smartphone e tablet potrebbe essere un traino più che valido alla diffusione di SPDY.