In tutto il mondo ai detenuti vengono assegnati lavori che nessun altro vuole fare, in genere perché pagati troppo poco in rapporto allo sforzo fatto. E questo include anche addestrare gli algoritmi di Intelligenza Artificiale, come sta accadendo in Finlandia.
Le donne rinchiuse in almeno una prigione del Paese, racconta Wired, lavorano alcune ore al giorno con un computer portatile, per l’equivalente di 1,54 euro l’ora. Non è molto, ovviamente, ma l’alternativa è restarsene in cella senza far niente oppure accettare lavori ancora meno entusiasmanti.
Il lavoro in sé non sembra essere di quelli esaltanti: si legge un breve frammento di testo, si risponde ad alcune domande sul testo stesso (con risposta sì/no) e si passa al testo seguente. Un po’ noioso in effetti.
Il fenomeno è lo stesso in tutto il mondo e abbiamo già visto in passato che l’IA crea lavoro invisibile e sottopagato: un esercito di persone che devono spiegare alle macchine la differenza tra un gatto e una banana, o tra un pedone e un cartello stradale.
Le detenute stanno addestrando un algoritmo sviluppato dalla startup finlandese Metroc, ma per quel che conta potrebbe essere un prodotto di Microsoft, OpenAI, Meta o chiunque altro. Nel caso in questione c’è un dettaglio aggiuntivo: la lingua. In giro per il mondo non è pieno di gente che parla e legge il finlndese, e quindi si è pensato di bussare alla porta degli istituti penitenziari.