I processori del futuro saranno prodotti in Europa?

Il prossimo piano europeo per lo sviluppo potrebbe includere la possibilità di aumentare la capacità produttiva dei semiconduttori, garantendo una maggiore indipendenza dagli altri paesi

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a cura di Gianmarco Guzzo

Sono ormai settimane che si parla esclusivamente della crisi di semiconduttori, che ha coinvolto nella fattispecie tutti quanti i settori, vista la sempre crescente incidenza e presenza di chip all’interno di oggetti ormai sempre più disparati. Nello scorso mese di gennaio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato nel piano di rilancio economico del paese grossi investimenti nelle fonderie, per adeguare l’offerta all’attuale smisurata domanda.

Sulla stessa linea d’onda parrebbe essere anche l’Unione Europea che ha tra le sue intenzioni quella di creare un’alleanza tra le varie piccole aziende produttrici di semiconduttori, con lo scopo di ridurre in maniera molto consistente la dipendenza delle fabbriche dagli stabilimenti al di fuori del vecchio continente. L'Europa infatti ospita aziende di semiconduttori come Infineon, NXP e STMicroelectronics, oltre al gigante delle apparecchiature di litografia ASML. Anche GlobalFoundries, azienda con sede negli Stati Uniti che gestisce la più grande fabbrica d'Europa a Dresda in Germania, potrebbe entrare a far parte dell'alleanza.

Il tutto entrerebbe a far parte degli obiettivi prefissati dall’Unione Europea, che mirano ad ottenere entro il 2030 il 20% della produzione mondiale di semiconduttori, rispetto al 10% di oggi, segno della volontà di rimanere al passo con gli altri colossi come Taiwan, Corea del Sud e Stati Uniti. Le intenzioni sono quelle di rendere appetibile ai grandi produttori mondiali di prodotti tecnologici la possibilità di produrre localmente semiconduttori grazie alle fonderie locali, come già fatto ad esempio in Irlanda da Intel, che potrebbe voler a costruire un’altra fabbrica in Europa, vista l’importanza del mercato del vecchio continente.

Il consolidamento delle fonderie e delle aziende produttrici di chip sarebbe anche molto redditizio per l’UE, che ne gioverebbe in maniera sostanziale. Anche se i piani industriali da adottare richiedono ingenti investimenti (fino a 150 miliardi di dollari) a lungo termine, questi verrebbero ampiamente ripagati visto l’attuale andamento del mercato. Nello specifico non sono state ancora prese delle decisioni ufficiali, ma si tratta solamente di informazioni preliminari che anticipano i contenuti degli argomenti che verranno svelati il prossimo 5 maggio, quando Thierry Breton, commissario per il mercato interno, e Margrethe Vestager EVP della Commissione europea per la transizione digitale, presenteranno il piano industriale “bloc's updated semiconductor industry strategy”.

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