Gli USA cercano di bloccare lo sviluppo tech cinese

Le nuove sanzioni statunitensi contro il settore dei chip cinesi sono un colpo molto duro per l'industria dei semiconduttori.

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a cura di Antonello Buzzi

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Le recenti restrizioni imposte dal governo statunitense al comparto dei microchip cinesi ostacolano l'accesso alle apparecchiature per la fabbricazione chip con nodi a 14nm e inferiori. Un colpo che ha riguardato in particolare la principale azienda di semiconduttori cinese, SMIC. E pare che ora Washington voglia calcare la mano, cercando il sostegno anche di Giappone e Paesi Bassi. Secondo alcune fonti, una volta che l'operazione sarà avviata, il settore tech cinese sarà "rimandato indietro di dieci anni".

DigiTimes ha infatti riferito che gli USA intendono limitare l'accesso delle imprese produttrici di chip cinesi alle apparecchiature per la fabbricazione di wafer, indispensabili per realizzare dispositivi con tecnologie di processo a 40nm e inferiori. Se tutte le limitazioni venissero applicate e non fossero concesse licenze di esportazione per la vendita di strumentazione avanzata per la produzione di chip a SMIC e ad altre aziende produttrici di chip cinesi, ciò comporterebbe un ritardo di almeno dieci anni nell'industria dei semiconduttori della Cina. Tuttavia, ciò danneggerebbe anche i produttori di apparecchiature per la fabbricazione di wafer (WFE), con possibili ripercussioni sull'intero settore.

In merito alle possibili conseguenze sui produttori di WFE, ASML, il principale produttore mondiale di attrezzature per la litografia, risulterebbe meno colpito rispetto ai suoi concorrenti statunitensi e giapponesi. Le restrizioni all'esportazione annunciate la scorsa settimana dal governo olandese bloccheranno le spedizioni degli scanner Twinscan NXT:2000i, NXT:2050i e NXT:2100i, gli strumenti di litografia Deep UltraViolet (DUV) più avanzati dell'azienda, come riportato da Bloomberg. Invece, circa 17 dispositivi per la produzione di chip fabbricati da aziende statunitensi richiedono una licenza di esportazione dal Dipartimento di Commercio degli Stati Uniti. Con le nuove restrizioni, tale numero raddoppierà, colpendo ovviamente aziende come Applied Materials, KLA e Lam Research.

Dopo che l'amministrazione Trump ha limitato l'accesso di SMIC agli strumenti di produzione capaci di realizzare chip con nodi a 10nm e inferiori, l'azienda ha annunciato la costruzione di diversi nuovi stabilimenti incentrati sui processi di fabbricazione a 28nm. SMIC ha recentemente dichiarato che, a causa dell'incapacità di ottenere gli strumenti necessari in tempo, uno dei suoi prossimi stabilimenti a 300nm avrebbe iniziato la produzione in serie con uno o due trimestri di ritardo rispetto alle previsioni. Tuttavia, se gli Stati Uniti riusciranno a bloccare la vendita di strumenti capaci di lavorare a 28nm a SMIC, la fabbrica dovrà rivedere i suoi piani per le nuove strutture produttive.

Inoltre, se la Cina desidera rendere autosufficiente la propria industria dei semiconduttori e adottare nodi di produzione avanzati, dovrà assicurarsi che i produttori di attrezzature per la fabbricazione siano all'altezza dei loro concorrenti americani ed europei. Questo è un obiettivo che richiederà anni, poiché gli scanner più avanzati di AMEC possono produrre circuiti integrati solo su nodi di classe 90nm, una tecnologia utilizzata per realizzare CPU nei primi anni 2000.

Se SMIC perdesse la capacità di produrre chip a 28nm, 14nm/12nm e processi di fabbricazione più avanzati, centinaia di progettisti di chip cinesi sarebbero costretti a esternalizzare la produzione a società come TSMC, UMC, GlobalFoundries e Vanguard. Questo sarebbe sicuramente vantaggioso per questi produttori di chip su commissione, ma sarebbe disastroso per SMIC in particolare e per l'industria cinese dei semiconduttori in generale.