Linus Torvalds detesta i social media e critica l'anonimato

C'è un problema di Internet che secondo Linus Torvalds bisognerebbe sistemare: i social network, dove imperano le cattiverie anche grazie all'anonimato.

Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

Linus Torvalds, il papà del kernel Linux, detesta i social media moderni come Twitter, Facebook, Instagram. In un'intervista a Linux Journal li ha definiti "una malattia che sembra incoraggiare un cattivo comportamento". Sono proprio i social il problema di Internet che vorrebbe veder risolto.

"Ritengo che una parte di ciò riguardi anche l'email. L'ho già detto, su Internet nessun può percepire le sfumature. Quando non parli con qualcuno faccia a faccia e ti perdi tutti i normali segnali sociali, è facile non capire umorismo e sarcasmo, ma è anche molto facile ignorare la reazione del destinatario, quindi partono i flame e cose che potrebbero non verificarsi facilmente con l'interazione faccia a faccia".

"Le email però funzionano ancora. Dovete comunque mettere dell'impegno per scriverle e in genere c'è del contenuto - tecnico o altro. È l'intero modello dei like e delle condivisioni a essere spazzatura. Non c'è sforzo né controllo della qualità. In realtà, è tutto orientato verso il contrario del controllo di qualità, con obiettivi da minimo comune denominatore e clickbait, e cose progettate per generare una risposta emotiva che spesso si tratta di oltraggio morale".

"Aggiungete l'anonimato e diventa disgustoso. Quando non metti nemmeno il tuo vero nome sulla tua spazzatura - o la sporcizia che condividi o a cui metti like - non è certo d'aiuto. Attualmente sono una di quelle persone che pensa che l'anonimato sia sopravalutato. Alcune persone confondono privacy e anonimato e pensano che vadano a braccetto, e che proteggere la privacy significhi difendere l'anonimato. Penso che sia errato. L'anonimato è importante se sei un whistleblower (allertatore civico), ma se non puoi dimostrare la tua identità, le tue invettive sui social non dovrebbero essere visibili e non dovresti poterle condividerle o metterci mi piace".

"Non sono su alcun social media (ho provato Google+ per un po' perché le persone presenti non parlavano delle solite cose ridicole, ma ovviamente non è andato da nessuna parte), ma ancora mi infastidiscono". Google+ ha chiuso proprio nei giorni scorsi.

Torvalds è solo l'ultimo in ordine cronologico a prendersela contro i social, rei in qualche modo di non fare bene alla comunità. Sean Parker, creatore di Napster ed ex presidente di Facebook, non usò mezzi termini qualche tempo fa e Chamath Palihapitiya, ex vicepresidente per la crescita degli utenti di Facebook, si è detto "tremendamente in colpa" per l'azienda ha aiutato a creare.

Il buon Linus ha un passato di atteggiamenti sbagliati in stile "social network", tanto che si prese una pausa dallo sviluppo del kernel Linux per lavorare su sé stesso e il rapporto con la comunità open source e le persone in generale. Torvalds tornò poi al suo posto con un nuovo codice di condotta.