Luglio da record per la produzione di semiconduttori in Cina

Nonostante la carenza globale di semiconduttori, la Cina riesce a differenziarsi aumentando in maniera non indifferente il numero di chip prodotti.

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a cura di Gianmarco Guzzo

Il mercato dell’hardware PC vive ormai da tempo uno dei suoi periodi più difficili, dovuto sia a una crisi da eccesso di domanda, sia alla carenza di chip reperibili sul mercato. Vi abbiamo infatti parlato nei mesi scorsi dei piani d’investimento messi a punto dall’Unione Europea per rilanciare l’industria dei semiconduttori anche nel vecchio continente, per cercare di alleggerire la pressione produttiva sui nodi americani che al momento funzionano al massimo delle loro possibilità.

In questo quadro così complesso, spicca la Cina che contro ogni aspettativa ha chiuso il mese di luglio con un nuovo record di vendite di semiconduttori rispetto all'anno precedente. L’industria cinese ha infatti prodotto oltre un miliardo di circuiti integrati, un dato sicuramente buono, ma che rimane insufficiente visto che ci vorrà molto tempo prima che la produzione di semiconduttori del paese superi le importazioni. Nello specifico, analizzando i dati emerge che i produttori cinesi di semiconduttori (compresi i produttori di 3D NAND, DRAM e componenti logici) hanno prodotto 31,6 miliardi di chip nel solo mese di luglio (+41,3% rispetto a luglio 2020), che corrispondono ad una produzione di oltre un miliardo di circuiti integrati al giorno.

Per far capire l’importanza del risultato conseguito, la stessa industria ha prodotto circa 30,8 miliardi di chip a giugno e 29,9 miliardi nel mese di maggio, confermando un incremento costante della produzione mese dopo mese. Ad oggi, la produzione annuale di semiconduttori cinese ha dato vita a ben 203,6 miliardi di chip (almeno stando a quanto stimato dal National Bureau of Statistics), che rappresenta un incremento del 47,3% rispetto allo stesso periodo di riferimento dello scorso anno. A rendere ancora più marcato il risultato è sicuramente la situazione di stallo esistente tra Cina e Stati Uniti, visto che ad esempio aziende come Semiconductor Manufacturing International Co. (SMIC) non possono disporre delle apparecchiature di cui hanno bisogno dalle aziende americane, poiché finite nella lista nera del governo degli Stati Uniti.

Ovviamente questi risultati sono frutto degli ingenti investimenti messi a punto del governo di Pechino, pensati appositamente per sostenere le decine di migliaia di progettisti di chip locali, riuscendo lentamente a recuperare parte del divario che separava la Cina dai loro rivali più vicini, ovvero i Taiwanesi, e i produttori occidentali, nonostante le pesanti sanzioni date alle aziende da parte degli Stati Uniti.

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