Mentre milioni di persone controllano l’ora sullo smartphone o guardano il sole per orientarsi, pochi conoscono davvero l’orario che regola i ritmi interni del loro corpo. Questa ignoranza sull’orologio biologico rischia di essere un freno al progresso medico. Nash Weerasekera, giornalista scientifico, ha provato a scoprire il proprio “tempo interno” grazie a un test innovativo che analizza i follicoli piliferi, inviando i bulbi strappati a un laboratorio tedesco specializzato nei ritmi circadiani.
La rivoluzione silenziosa della cronobiologia
Oltre la metà dei farmaci più venduti al mondo risente dei nostri ritmi interni. John Hogenesch (Università della Pennsylvania) ha dimostrato nel 2014 che il 43% dei geni dei topi si esprime in modo ritmico e che 56 dei 100 farmaci più usati negli USA agiscono su proteine che oscillano nell’arco delle 24 ore. L’efficacia delle terapie potrebbe quindi dipendere non solo dal cosa assumiamo, ma anche dal quando.
Robert Dallmann (Università di Warwick) sottolinea che assorbimento, distribuzione ed eliminazione dei farmaci variano durante la giornata. Da qui nasce la cronoterapia: somministrare i medicinali nel momento migliore per aumentarne l’efficacia e ridurne gli effetti collaterali.
Dal laboratorio alla pratica clinica
Francis Lévi (Università Paris-Saclay), pioniere della cronoterapia oncologica, si è ispirato alla medicina tradizionale cinese, secondo cui la vitalità degli organi cambia nel corso del giorno. I suoi studi hanno mostrato che la chemioterapia somministrata alle 6 del mattino riduce nausea e affaticamento rispetto a quella data alle 18. Una revisione del 2022 di 18 trial conferma che la cronoterapia riduce la tossicità mantenendo invariata l’efficacia.
Per applicare davvero la cronoterapia serve misurare il tempo interno di ogni paziente. Finora l’unico metodo consisteva nel monitorare il rilascio di melatonina con campioni di sangue o saliva raccolti ogni mezz’ora in ambienti bui, una procedura lenta e complessa. Ora però si stanno sviluppando alternative basate su saliva, pelle o follicoli piliferi, molto più pratiche.
L’azienda tedesca BodyClock offre un test da 199 euro che analizza l’RNA dei geni dell’orologio biologico nei capelli. Weerasekera è risultato un cronotipo “colomba”, con rilascio di melatonina alle 21:30 e predisposizione al sonno verso mezzanotte. Molti clienti cercano il test per disturbi del sonno legati a un disallineamento circadiano.
Applicazioni cliniche e limiti attuali
Lévi sta avviando uno studio su 242 pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule, usando il test salivare di TimeTeller per personalizzare la chemio-immunoterapia. In un trial recente, i pazienti trattati prima delle 11:30 mostravano quasi il doppio della sopravvivenza rispetto a quelli curati nel pomeriggio o di sera.
Questi strumenti potrebbero anche aiutare i lavoratori a turni, monitorando in tempo reale l’adattamento dei loro ritmi biologici. Tuttavia, i limiti restano: i test BodyClock richiedono cinque settimane per i risultati e riflettono solo la biologia al momento del prelievo. Inoltre, il cronotipo non è fisso e può cambiare con l’esposizione alla luce, come dimostrato da un esperimento condotto da Weerasekera con Derk-Jan Dijk (Università del Surrey).
Il futuro della medicina circadiana promette applicazioni che spaziano dalla personalizzazione delle terapie alla gestione dei disturbi del sonno, fino alla prevenzione di patologie legate al disallineamento biologico. I primi test disponibili rappresentano soltanto l’inizio di una rivoluzione destinata a sincronizzare la medicina con i tempi naturali del nostro corpo.