Le cellule alfa del pancreas potrebbero rappresentare una svolta inaspettata nella lotta contro il diabete di tipo 2, secondo una ricerca rivoluzionaria della Duke University School of Medicine. Per decenni, gli scienziati hanno creduto che queste cellule avessero un ruolo unico: produrre glucagone, l'ormone che alza la glicemia durante il digiuno o l'attività fisica. Ora, una nuova scoperta pubblicata su Science Advances il 19 settembre dimostra che la realtà è molto più complessa e promettente.
La doppia natura delle cellule alfa
Il team guidato da Jonathan Campbell ha utilizzato la spettrometria di massa per analizzare tessuti pancreatici provenienti da topi e umani con diverse età, pesi corporei e condizioni diabetiche. I risultati hanno svelato che le cellule alfa non si limitano a produrre glucagone, ma generano anche GLP-1, lo stesso ormone che viene imitato dai farmaci di successo come Ozempic e Mounjaro.
Campbell, professore associato nella Divisione di Endocrinologia e membro del Duke Molecular Physiology Institute, spiega: "Questa ricerca dimostra che le cellule alfa sono più flessibili di quanto immaginassimo. Possono adattare la loro produzione ormonale per supportare le cellule beta e mantenere l'equilibrio glicemico".
Un meccanismo di protezione naturale
Gli esperimenti sui topi hanno rivelato un meccanismo sorprendente. Quando i ricercatori hanno bloccato la produzione di glucagone, aspettandosi un calo dei livelli di insulina, è accaduto l'opposto: le cellule alfa hanno cambiato strategia, aumentando la produzione di GLP-1 e migliorando il controllo del glucosio.
"Pensavamo che rimuovendo il glucagone avremmo compromesso la secrezione di insulina, interrompendo la comunicazione tra cellule alfa e beta", racconta Campbell. "Invece l'abbiamo migliorata. Il GLP-1 ha preso il controllo, e si è rivelato un stimolatore dell'insulina ancora più efficace del glucagone".
La chiave sta negli enzimi
Per approfondire questa scoperta, gli scienziati hanno manipolato due enzimi cruciali: PC2, che guida la produzione di glucagone, e PC1, responsabile della sintesi di GLP-1. Bloccando PC2 hanno ottenuto un aumento dell'attività di PC1 e un miglior controllo glicemico. Tuttavia, quando entrambi gli enzimi sono stati eliminati, la secrezione di insulina è crollata e la glicemia è salita alle stelle, confermando il ruolo fondamentale del GLP-1.
Il team ha anche sviluppato un test di spettrometria di massa ad alta specificità che rileva solo la forma bioattiva del GLP-1, quella che effettivamente stimola l'insulina, distinguendola dai frammenti inattivi che spesso compromettevano i risultati precedenti.
Prospettive terapeutiche innovative
Sebbene il GLP-1 venga normalmente prodotto nell'intestino, lo studio conferma che anche le cellule alfa pancreatiche possono rilasciare questo ormone nel flusso sanguigno dopo i pasti, contribuendo ad abbassare la glicemia attraverso l'aumento dell'insulina e la riduzione del glucagone. Questa scoperta apre scenari terapeutici completamente nuovi per il diabete di tipo 2, una condizione in cui le cellule beta del pancreas non riescono a produrre insulina sufficiente per mantenere livelli glicemici salutari.
I ricercatori hanno osservato che stress metabolici comuni, come una dieta ricca di grassi, possono aumentare la produzione di GLP-1 nelle cellule alfa, anche se in modo modesto. Questo dato suggerisce la possibilità di sviluppare strategie per potenziare naturalmente questa produzione, offrendo un approccio più fisiologico rispetto ai farmaci attuali.
Campbell conclude con una riflessione significativa: "Questa scoperta dimostra che il corpo ha un piano di riserva integrato. La capacità di passare dal glucagone al GLP-1 in momenti di stress metabolico potrebbe essere un modo critico attraverso cui l'organismo mantiene il controllo della glicemia". Una rivelazione che potrebbe trasformare l'approccio terapeutico al diabete, sfruttando i meccanismi di difesa naturali del nostro corpo.