La scoperta di cristalli di zolfo puro da parte del rover Curiosity ha dato nuova linfa a una teoria sul clima primordiale di Marte. Secondo un recente studio dell’Università del Texas ad Austin, l’attività vulcanica del pianeta avrebbe creato condizioni favorevoli alla vita attraverso composti sulfurei inattesi. I risultati, pubblicati su Science Advances, ribaltano l’idea che i gas vulcanici marziani fossero dominati dal biossido di zolfo, aprendo scenari del tutto nuovi sull’abitabilità del Pianeta Rosso.
Quando i vulcani scaldavano Marte
Tra 3 e 4 miliardi di anni fa, mentre la Terra vedeva nascere le prime forme di vita, Marte avrebbe beneficiato di emissioni vulcaniche ricche di zolfo ridotto. Le simulazioni guidate da Lucia Bellino mostrano che, invece del SO2, l’atmosfera marziana primordiale era dominata da composti reattivi come H2S, S2 e forse SF6, un gas serra estremamente potente. Questi avrebbero creato un effetto serra sufficiente a mantenere acqua liquida in superficie.
La presenza di zolfo ridotto spiegherebbe la formazione di nebbie e gas serra capaci di intrappolare calore, in modo simile a quanto avviene nei sistemi idrotermali terrestri. I meteoriti marziani mostrano tracce consistenti di zolfo ridotto, mentre la superficie del pianeta è ricca di composti ossidati: un indizio che il ciclo dello zolfo fosse dominante nel clima di allora.
La conferma è arrivata quasi per caso: Curiosity, rompendo una roccia, ha rivelato cristalli di zolfo elementare puro, la prima prova diretta di questo processo. "Quando l’S2 veniva emesso, precipitava come zolfo elementare", spiega Chenguang Sun, supervisore dello studio.
Verso nuovi scenari di vita marziana
Gli autori vogliono ora estendere le simulazioni ad altri processi chiave: l’origine dell’acqua superficiale, il ruolo dei vulcani come serbatoio idrico e la possibilità che composti sulfurei abbiano nutrito forme di vita microbica.
Dato che oggi Marte ha una temperatura media di circa -80 gradi Fahrenheit, la grande domanda rimane: quanto più caldo era allora, e per quanto tempo eventuali microorganismi avrebbero potuto prosperare? La risposta potrebbe ridefinire i confini della vita oltre la Terra.