Trovato nuovo buco nero, ha la massa di 17 miliardi di Soli e cresce in fretta

Alcuni ricercatori hanno scovato un nuovo buco nero supermassiccio al centro di una galassia. È tra i più grandi mai trovati.

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a cura di Marco Pedrani

Managing Editor

Gli astronomi hanno scoperto un nuovo quasar, denominato J0529−4351, rivelatosi il più luminoso mai osservato finora. Il quasar è un nucleo galattico attivo estremamente luminoso, che è fonte di radiazioni e radiofrequenze e che sembra una stella, ma in realtà si tratta della luce prodotta da un buco nero supermassiccio, che si nutre attivamente al centro di una galassia.

J0529−4351 era stato osservato già più volte, ma la sua natura di quasar è stata scoperta solo di recente e nel numero di questa settimana di Nature Astronomy è stato riconosciuto che è effettivamente il più luminoso mai osservato.

ESO/M. Kornmesser
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Per quanto riguarda le dimensioni del buco nero, gli astronomi hanno due ipotesi: una sostiene che sia 17 miliardi di masse solari, mentre l’altra 19 miliardi. Questo non lo rende il buco nero più grande conosciuto, ma sono davvero pochi quelli più grandi. Questo buco nero poi cresce di 1 massa solare al giorno, considerando che il suo tasso di accrescimento è di circa 370 masse solari all’anno; questo significa che, per raddoppiare le sue dimensioni, il buco nero impiegherebbe circa 30 milioni di anni.

Difficilmente però si arriverà a dimensioni del genere, dato che è molto difficile che ci sia abbastanza materiale intorno al buco nero per nutrirlo e farlo crescere fino a quel punto. È difficile capire come tanto materiale possa essere condotto al centro di una galassia per un tempo considerevole, ma i ricercatori suggeriscono che l’array di telescopi ALMA potrebbe essere in grado di individuare qualcosa di insolito, che spieghi il comportamento anomalo.

La natura così particolare di questo quasar potrebbe rivelarsi utile per capirne i segreti, e permette ai ricercatori di fare un ulteriore passo in avanti nella comprensione dell’universo. Nel frattempo, i ricercatori si stanno anche chiedendo se alcuni sistemi potrebbero rimanere non scoperti semplicemente perché si scambia un quasar per una stella.

Immagine di copertina: ESO/M. Kornmesser