Apple si arricchisce con le IA degli altri

Con una mossa strategica ben congeniata, Apple potrebbe arricchirsi passivamente grazie ad alcune app.

Avatar di Luca Rocchi

a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Apple, nonostante non sia un leader nell'IA generativa, sembra stia sfruttando il suo controllo sull'App Store per beneficiare del successo degli altri. La scorsa settimana è stata pubblicata l'app di ChatGPT di OpenAI raccogliendo subito un forte successo, grazie anche al posizionamento in prima categoria nelle app gratuite all'interno dell'App Store. Una sezione ideata da Apple per consigliare i must-have imperdibili.

Gli utenti dell'app possono sottoscrivere un abbonamento premium chiamato ChatGPT Plus, al costo di 20 dollari al mese, che offre tempi di risposta più veloci e accesso prioritario alle nuove funzionalità. Poiché OpenAI non reindirizza gli utenti a un sito web esterno per l'iscrizione, ma utilizza il sistema di acquisto in-app di Apple, quest'ultima ottiene la sua solita commissione del 30%.

Si potrebbe trovare un esempio migliore di monopolio tecnologico? Nonostante il ritardo di Apple nell'intelligenza artificiale e il suo scarso contributo, l'azienda è riuscita a capitalizzare gli sforzi delle società con cui collabora all'interno dell'App Store guadagnando, probabilmente, centinaia di milioni di dollari all'anno grazie a questa tecnologia, senza fare praticamente nulla. Se ChatGPT Plus dovesse aggiungere 5 milioni di nuovi abbonati su iOS, questo genererebbe entrate annuali di circa 1,2 miliardi di dollari. Apple, quasi passivamente, prenderebbe il 30% di questa cifra ovvero 360 milioni l'anno.

Tim Cook, CEO di Apple, ha dichiarato di recente che l'azienda integrerà l'intelligenza artificiale nei suoi prodotti, ma ha avvertito che lo farà in modo "intenzionale e premuroso". Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Apple ha comunque consigliato ai propri dipendenti di limitare l'uso di ChatGPT per evitare la raccolta di informazioni riservate. Se mai Apple dovesse davvero integrare l'uso di una IA, nessuno le vieterebbe di indirizzare gli utenti tramite App Store e ricavare profitti, nuovamente, tramite gli abbonamenti ad un servizio terzo. Niente di strano, certo, solo una mossa ben ponderata a tavolino.