Google accusata di non rispettare il GDPR nella creazione di ID pubblicitari

Secondo il centro europeo per i diritti digitali, Google non richiederebbe l'esplicito consenso degli utenti per la creazione dell'ID pubblicità. Alla configurazione di un dispositivo, però, vengono accettati i Termini di servizio di Big-G, tra cui rientrano gli identificatori univoci.

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a cura di Lucia Massaro

NOYB
(centro europeo per i diritti digitali) con sede a Vienna ha formalmente accusato Google di agire contro i principi imposti dal GDPR. L’accusa riguarda il tracciamento degli utenti attraverso l’ID pubblicità creato al momento della configurazione di un dispositivo. I dati di questo identificatore vengono utilizzati per mostrare annunci pubblicitari pertinenti all’utente.

Secondo l’accusa, Google creerebbe e utilizzerebbe l’identificatore univoco senza un esplicito consenso da parte degli utenti. NOYB sostiene che questa pratica rappresenterebbe una violazione del regolamento dell'Unione Europea in materia di trattamento dei dati personali e di privacy. All’utente – sottolinea l’accusa – viene lasciata la possibilità di generare un nuovo ID, ma non di eliminarlo, “senza interrompere il monitoraggio in futuro”.

A tal proposito, è doveroso sottolineare che dalle impostazioni dell’account Google, alla voce Annunci, è possibile anche disattivare la personalizzazione delle pubblicità in modo che le app non utilizzino l’ID pubblicità. Inoltre, al momento della configurazione di un dispositivo Android, è necessario accettare i Termini di servizio per poter accedere allo smartphone o al tablet. Accettandoli, si conferma la selezione delle impostazioni dei servizi di Big-G, tra cui rientrano anche gli identificatori univoci.

È in quella fase che forniamo il nostro esplicito consenso all’utilizzo di determinati dati. Come ben sappiamo però, molto spesso tendiamo a cliccare su “accetta” senza leggere realmente a cosa stiamo acconsentendo. Certo, potremmo aprire una diatriba infinita sul problema della lunghezza e della difficoltà di lettura di queste informative.

Ciò che viene contestato da NOYB, infatti, è la mancanza di un pulsante opt-in con cui l’utente potrebbe selezionare/deselezionare l’opzione, come avviene per esempio con la geolocalizzazione. Il consenso dato viene considerato dall’accusa non valido, in quanto l’utente deve accettare in unico passaggio tutti i termini di servizio Google la cui accettazione rappresenta una condizione necessaria per utilizzare un dispositivo.

La denuncia è stata presentata a nome di un cittadino austriaco presso l'Autorità austriaca per la protezione dei dati (DPA) che potrebbe coinvolgere le altre autorità europee. Se la sentenza dovesse esprimersi in favore di NOYB, Google rischierebbe una sanzione fino a 5 miliardi di euro.

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