Google, acquisizione Fitbit sotto la lente dell’antitrust USA

L'acquisizione di Fitbit da parte di Google per 2,1 miliardi di dollari solleva preoccupazioni relative ai dati degli utenti che Big-G otterrebbe dal produttore di dispositivi indossabili.

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a cura di Lucia Massaro

Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti esaminerà l’acquisizione di Fitibit avvenuta da parte di Google lo scorso novembre per 2,1 miliardi di dollari. A finire sotto la lente di ingrandimento sarebbero i dati dei consumatori americani – comprese le informazioni sulla salute - che verrebbero forniti dal produttore di dispositivi indossabili al colosso di Mountain View.

È stato il New York Post il primo a riferire che l’accordo sarebbe stato esaminato dal Dipartimento di Giustizia per indagare su probabili comportamenti anticoncorrenziali. C’è da sottolineare che per legge - negli Stati Uniti – tutte le grandi fusioni devono essere presentate sia al Dipartimento di Giustizia che alla Federal Trade Commission, ma solo un’agenzia effettua poi i dovuti controlli.

A quanto pare, però, il Dipartimento di Giustizia starebbe indagando su Google per questioni antitrust che non si limitano all’acquisizione di Fitbit. Già a settembre avrebbe chiesto a Big-G di fornire documenti relativi alle indagini precedentemente condotte dalla FTC. Come già detto in apertura, il tema della protezione della privacy degli utenti potrebbe giocare un ruolo chiave nell’indagine.

"Sarebbe un grave errore credere che i problemi di privacy non possano mai svolgere un ruolo nell'analisi antitrust", ha dichiarato Delrahim (Capo dell’Antitrust de Dipartimento di Giustizia) in una conferenza di novembre, subito dopo l'acquisizione. "Senza concorrenza, un'azienda dominante può ridurre più facilmente la qualità, ad esempio riducendo le protezioni della privacy, senza perdere un numero significativo di utenti."

L’indagine farebbe comunque eco a quella linea dura adottata dalle agenzie antitrust – sia americane che europee – contro le grandi aziende tecnologiche volta a garantire che quest’ultime garantiscano condizioni di parità e una maggiore competitività dei mercati.

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