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a cura di Saverio Alloggio

Intelligenza Artificiale, Kirin 970, 128 Gigabye di memoria, 6 Gigabyte di RAM, display Amoled da 6,1" e una batteria da 4.000 mAh sono solo parte della dotazione hardware di Huawei P20 Pro. Infatti, forte della collaborazione con Leica, il comparto fotografico mira ad essere il fiore all'occhiello dell'esperienza offerta dallo smartphone, con la volontà di imporsi come tra i migliori in quest'ambito. 

DxOMark - noto portale specializzato nell'analisi tecnica dei comparti fotografici - sembra confermare, avendogli assegnato il punteggio più alto nella classifica smartphone, pari a 109. Dopo la nostra recensione, abbiamo ulteriormente messo sotto torchio le fotocamere del P20 Pro. Prima di continuare però, cerchiamo di capire come funziona questo curioso setup a tre moduli.

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Da sinistra a destra troviamo: sensore in bianco e nero, sensore RGB principalesensore RGB tele.

Il sensore principale da 1/1.73" conta 40 Megapixel, una struttura Quad Bayer e ottica equivalente 27mm con obiettivo f/1.8 senza stabilizzazione. È insolitamente grande se pensiamo che Galaxy S9 con il suo modulo da 1/2.55" misura appena la metà, ma questo, nonostante l'apertura inferiore, permette di catturare circa il 20% di luce in più. Le immagini arrivano all'ISP con un binning di 2 x 2 unità di pixel, risultando quindi da 10 Megapixel.

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Storicamente, da Huawei P9, il modulo principale RGB è affiancato da un gemello senza filtro Bayer, in bianco e nero, in questo caso con sensore da 20 Megapixel su 1/2.78", sempre con ottica equivalente a 27mm e senza stabilizzazione ma con obiettivo f/1.6. La sua funzione è semplice ed efficace: catturare ancora più luce, dettagli ed incrementare il range dinamico durante il processo di sviluppo digitale della foto.

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Il terzo sensore è quello dedicato alla funzione teleobbiettivo e si tratta di un modulo RGB da 1/4.4" da 8 Megapixel, otitica equivalente ad 80mm con obiettivo f/2.4 e stabilizzatore EIS. La lunghezza focale (circa 3x) è molto più spinta rispetto a quella adottata nelle varie "combo" doppia fotocamera degli smartphone, che generalmente si fermano a quota 2x; la scelta non è casuale, infatti il livello di dettaglio dei primi due sensori è più che sufficiente a garantire uno zoom di pari valore senza perdita di dettaglio, fornendo quindi la possibilità di effettuare crop da 3x a 10x con qualità inedita su uno smartphone. Con questa "tiratura" era necessaria la presenza dell'EIS, volutamente omessa sulle camere grandangolari per evitare problemi in fase di allineamento delle immagini.

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Tutti i moduli hanno ottiche Leica e algoritmi proprietari per la riduzione del rumore. La fotocamera anteriore è da 24 Megapixel, f/2.0 e 26mm.

Di default, l'applicazione fotocamera orchestra la mole di dati dei sensori grazie all'onnipresente "Intelligenza Artificiale", un po' di marketing per definire un algoritmo di confronto fotografico eseguito molto velocemente da un coprocessore dedicato nel SoC Kirin 970, che trovando corrispondenza della scena inquadrata con un grande database di immagini, regola automaticamente alcune impostazioni per ottenere uno scatto finale migliore.

AI P20 and P20 Pro

L'output finale dei media per l'utente sono foto da 40 Megapixel (con possibilità di intervento AI, senza "hybrid zoom" e con ridotte performance in low light) oppure da 10 Megapixel (impostazione di default con possibilità di intervento AI, con "Hybrid zoom" e con ottime performance in low light). I video sono salvati in h.264 o h.265, alla risoluzione 4K@30fps (no AIS), 1080p@30/60fps (AIS solo a 30fps) e 720p@960fps quando in modalità slow-motion.

Completata l'analisi tecnica, passiamo alla pratica, che consiste in un piacevole viaggio stampa alla scoperta dell'isola greca di Mykonos, luogo e situazione in cui Huawei ha voluto darci la possibilità di scattare centinaia di foto nelle più svariate condizioni ambientali. Ecco le gallerie, per capacitarvi del risultato fotografico, e degli appunti sul materiale prodotto.

Comincia il viaggio!

Si nota da subito l'egregio lavoro svolto dalla combo sensore BW ed RGB. L'elevato range dinamico del controluce fuori dall'aereoporto ed all'interno dell'autobus ne fa da testimone.

Arriviamo ora al nostro resort, c'è una bellissima atmosfera, ci attende uno spuntino, il check-in e un po' di relax in piscina alla vista di un bel tramonto.

Foto di circostanza alla location a parte, è già piu interessante la macro del cibo: la messa a fuoco è fulminea grazie al doppio sistema a rilevazione di fase e laser. Il bokeh naturale è generoso per via della dimensione del sensore. Nella media gli autoscatti che vantano un buon dettaglio. Sono impressionanti, dal punto di vista tecnico, gli scatti in controluce inquadrando direttamente il Sole. Il livello di dettaglio nelle zone chiare e scure è da primato: non esiste sovraesposizione o sottoesposizioneOttima anche la gestione dei colori al tramonto, la compensazione automatica non rovina le tonalità calde della scena, e la modalità ritratto.

Calata la sera il device si trova a fronteggiare una delle situazioni più critiche: la bassa luminosità.

P20 Pro fronteggia questa situazione in automatico in modalità Master AI oppure con la specifica modalità notte. In pratica, se le condizioni (rappresentate dal rilevamento di vibrazioni e moto della mano) lo concedono, il terminale chiederà di continuare ad inquadrare la scena nella stessa posizione per più secondi (3, 5, 10 o più), durante i quali vengono scattate altre foto, che permettono di affinare riduzione del rumore, dettagli e luminosità. Il tutto senza particolari accortezze come una mano molto ferma o un treppiede.

Luminose e ben contrastate le foto della città vecchia, sufficienti quelle dei mulini (si trovavano in quasi totale assenza di luce) e molto dettagliate le foto scattate al ristorante. A calici alzati è stata utilizzata la modalità sfondo sfocato, che è riuscita a separare bene gli elementi nella difficile inquadratura.

Qualche foto del resort al risveglio per poi affrontare un jeep tour dell'isola, zoom sullo storico faro e foto scattate in spiaggia.

Non ci sono criticità nelle foto diurne, tutti gli scatti sono altissima qualità, a volte però interveniva troppo frequentemente la modalità "cielo blu" che tendeva a creare un effetto vignettatura non desiderato.

Nella sequenza di foto appena sopra, un veliero battente bandiera Huawei ci accompagna in una crociera aspettando il tramonto. I forti movimenti, al calare della luce, fanno fare i conti con l'unico neo da un punto di vista hardware del dispositivo, ovvero la mancanza dello stabilizzattaore ottico di immagine, rendendo vano il tenativo di quello elettronico di eliminare "l'effetto mosso". Si conferma nuovamente stupefacende il range dinamico e le performance in low light, forti di creare le immagini pulite e dettagliate a bordo piscina e durante la cena.

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É stato divertente mettere alla prova il nostro P20 Pro, che ci ha fatto capire meglio su cosa l'azienda ha investito in termini di ricerca e sviluppo. In particolare è chiaro come si cerchi di rendere l'intlligenza artificiale qualcosa che lavora dietro le quinte, al fine di automatizzare la selezione delle impostazioni per ottenere il massimo risultato nel "punta e scatta". La gestione dell'hardware del telefono riesce sempre a produrre immagini al pieno delle loro forma visiva, in praticamente ogni tipo di condizione.

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Ottenuto lo scettro di miglior cameraphone, serve ora concentrarsi su ciò che forse è sottotono rispetto all'esperienza generale del telefono: video e applicazione. I primi non sono qualitativamente male ma sarebbe stato meglio cercare di implementare la stabilizzazione digitale anche a risoluzioni diverse da 1080p@30fps; l'applicazione è invece completa ma non immediata, spesso servono troppe azioni e "tap" per passare da una modalità all'altra. Per fortuna entrambe le cose si possono risolvere via software con aggiornamenti che, probabilmente, verranno rilasciati in futuro. Magari il nuovo Mate 20 Pro ci darà qualche anticipazione con una suite applicativa aggiornata, non resta che aspettare il prossimo 16 ottobre.


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