iPhone vittima della crisi economica, parla France Télécom

L'amministratore delegato di France Télécom reputa che il difficile quadro macroeconomico in Europa penalizzerà le vendite degli smartphone di fascia alta come l'iPhone. 600 euro stanno diventando troppi per un telefono, anche con contratto in abbonamento.

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a cura di Elena Re Garbagnati

L'epoca d'oro degli smartphone costosi è finita, "vendere un telefono da 600 euro sta diventando sempre più difficile". È l'allarme di Stephane Richard, amministratore delegato di France Télécom, uno dei più importanti operatori di telefonia europei.

Vittima della crisi?

Nel corso di un'intervista con Bloomberg l'AD ha tracciato il profilo della difficile situazione del mercato europeo nella morsa della crisi economica. "Siamo in un periodo di cambiamento nel comportamento dei consumatori. Vendere un telefono a 600 dollari sta diventando sempre più difficile [...] I clienti sono più attenti al prezzo. Probabilmente con la prossima versione di iPhone questa tendenza sarà ancora più evidente. Tranne che per poche centinaia di migliaia di persone che acquisteranno l'ultimo iPhone, per la restante maggioranza del mercato sarà difficile".

Si esprime così il numero uno del colosso della telefonia francese, che spiega come in Europa siano sempre di più i clienti che tendono a tenersi il telefono vecchio anche quando cambiano gestore. E che quando devono comprare un prodotto nuovo cominciano a considerare di più quelli meno costosi. Quello che vuole dire è che la sovvenzione degli operatori finora è stata il tramite per acquistare i prodotti di fascia alta, ma in futuro potrebbe non bastare più neanche quella.

La scelta non manca

Dare la colpa solo alla crisi - che c'è ed è innegabile - però non è corretto. Cominciamo col capire il contesto in cui Richard ha fatto queste considerazioni. France Télécom ha una spina nel fianco che si chiama Free e che in Francia ha scombussolato il mercato con offerte da 19,99 euro al mese che comprendono telefonate illimitate verso cellulari e fissi (compresi 40 paesi) e 3 GB di traffico dati. Ovviamente l'AD deve fare il suo lavoro rendendo conto agli investitori del calo dei ricavi.

Ma non c'è da stupirsi se molti clienti sono passati al migliore offerente, e se l'idea del supersmartphone non li abbia fatti desistere. Del resto ex prodotti di fascia alta, come l'iPhone 4 o il Galaxy S II, sono tuttora più che validi.

Pensiamo poi che cinque anni fa chi voleva uno smartphone con cui giocare, usare app, navigare in Internet, svolgere attività di produttività e via dicendo aveva poca scelta: doveva puntare sui prodotti di fascia alta.

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Oggi non è più così, ci sono fior di telefoni di fascia media con prezzi più accessibili che consentono di svolgere le stesse attività in modo simile. Chi ha un budget limitato ha solo l'imbarazzo della scelta fra prodotti che sono comunque di tutto rispetto.

In ultimo, non siamo così sicuri che Richard abbia ragione nel presagire un flop dei prodotti al top di gamma. Per avere dati aggiornati e concreti su cui ragionare bisognerà aspettare la presentazione dei dati trimestrali dei principali produttori, e guadare bene la ripartizione geografica dei ricavi.

Se dessimo per buone le aspettative di Samsung, Richard potrebbe avere preso un granchio: a due settimane dall'annuncio dei dati ufficiali la sud coreana ha preventivato una crescita degli utili del 53% nel primo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo del 2012, grazie anche alle forti vendite dei terminali di fascia alta delle famiglie Galaxy S e Galaxy Note. Che li abbiano venduti tutti negli Stati Uniti?